sabato 18 giugno 2022

Su decrescita e marxismo

Sono stato invitato a partecipare alla seguente iniziativa, organizzata da Paolo Cacciari e Maurizio Ruzzene:

https://www.venezia2022.it/verso-venezia/eventi/dettaglievento/23/-/decrescita-e-marxismi

Ringraziando gli organizzatori per l'invito, segnalo che nella pagina del sito si trovano vari materiali, fra i quali gli appunti del mio intervento. Li riporto qui di seguito, aggiungendo qualche riferimento bibliografico:


Ancora su Marx e decrescita

(appunti di Marino Badiale)


Nel mio intervento affronterò rapidamente tre punti: cosa può dare Marx alla decrescita, cosa può dare la decrescita all’anticapitalismo che si ispira a Marx, qual è la situazione attuale.


I.

Cosa può dare Marx alla decrescita, e in generale ai movimenti ecologisti? In sostanza, la teoria del Modo di Produzione Capitalistico (MPC).

a. Naturalmente la premessa è la lettura del divenire storico come successione di modi di produzione, cioè il materialismo storico. Ma non approfondiamo adesso questa nozione, e restiamo all’analisi marxiana del MPC.

b. La nozione fondamentale per la discussione su marxismo e decrescita è quella di accumulazione del capitale, che Marx indaga in particolare nel capitolo XXII del Primo Libro del Capitale, dedicato al “processo di produzione capitalistica su scala allargata”. Il punto fondamentale è ormai, io credo, ben noto: il rapporto sociale capitalistico non può perdurare senza una continua espansione della sfera produttiva, una espansione, come talvolta si dice, “senza fine e senza fini”, che inevitabilmente è portata a superare ogni limite, naturale o sociale. Questo superamento dei limiti è la radice ultima delle devastazioni ambientali sempre più massicce e pericolose con le quali oggi dobbiamo confrontarci.

c. Questa espansione si presenta anche come “mercificazione” sempre più spinta, come trasformazione continuamente perseguita di ogni tipo di “bene” in “merce”: si tratta di uno dei fenomeni fortemente sottolineati dalla critica decrescista al mondo attuale.

d. Si potrebbe ipotizzare che l’espansione del capitale possa avvenire nel regno dell’immateriale (per esempio nei campi della conoscenza o dei servizi alla persona), senza quindi incidere sulla realtà fisica del pianeta: è questa la tesi del “disaccoppiamento” fra crescita economica e impatto ambientale. Gli studi in proposito [1] sembrano però indicare che tale disaccoppiamento non c’è, o almeno non in misura sufficiente ad evitare i pericoli che ci fronteggiano, e la cosa sembra ragionevole: i redditi guadagnati con i lavori “immateriali” alla fine verranno spesi anche per merci “materiali”.

e. In sostanza, per riassumere, il pensiero di Marx è in grado di radicare l’attuale crisi ambientale dentro la logica del MPC, fornendo così una fondamentale base teorica alla critica ecologista del mondo attuale.


II.

Cosa può dare la decrescita, e in generale l’ecologismo, al pensiero marxista attuale?

a. Il marxismo in genere ha chiari i meccanismi fondamentali della dinamica capitalistica, ma non sempre riesce a usarli per la comprensione delle situazioni storiche specifiche in cui di volta in volta si viene a trovare. L’ecologismo ha il merito di indicare quello che è oggi il punto fondamentale: il fatto cioè che le contraddizioni del capitalismo si traducono in una invasione distruttiva di ogni ambito della natura, mettendo in crisi i fondamentali meccanismi omeostatici del sistema-Terra e quindi, in prospettiva, la stessa autoriproduzione dell’attuale organizzazione sociale.

b. Si potrebbe aggiungere che anche la società subisce un simile processo di “invasione”, per cui vengono assoggettate alla logica del profitto realtà che funzionavano secondo altre logiche (per cui la scuola diventa un’azienda, l’ospedale diventa un’azienda, e così via). Si tratta di una dinamica distruttiva del rapporto sociale, per la quale è stata coniata l’espressione “capitalismo assoluto” [2].

c. Per chiarire quale potrebbe essere il rapporto fra ecologismo e marxismo può forse essere utile una analogia coi movimenti anticoloniali del Novecento. Anche in quel caso si trattava di inquadrare all’interno delle analisi marxiste nuovi fenomeni: prima la fase imperialistica del capitalismo, con gli scontri fra le potenze europee che portarono alla Prima Guerra Mondale, poi la fase delle lotte anticoloniali. Si trattava di fenomeni relativamente nuovi, rispetto al capitalismo indagato da Marx, che erano però analizzabili razionalmente con gli strumenti teorici forniti dallo stesso Marx. Il marxismo successivo, a partire ovviamente da Lenin, ha saputo sia fornire una analisi convincente del fenomeno, sia rapportarsi con le nuove realtà politiche e sociali che esso faceva sorgere, e questo ha rappresentato un successo importante del movimento comunista del XX secolo.


III.

Qual è la situazione attuale?

I punti precedenti erano in sostanza il contenuto del saggio scritto nel 2010 con Massimo Bontempelli [3]. Facciamo ora qualche rapida osservazione sulla situazione attuale.

a. L’impostazione intellettuale delineata nei punti precedenti mi sembra ormai abbastanza diffusa nella letteratura marxista internazionale [4]. In sostanza, dal punto di vista della capacità di comprensione, di analisi teorica, mi sembra si possa essere ottimisti: il pensiero ecomarxista si sta dimostrando attivo, vitale, interessante.

b. Il problema è naturalmente quello di passare dalla teoria alla prassi: l’eterno problema del “che fare?”. Credo che per impostare la discussione su questo occorra però essere d’accordo su quale sia la situazione attuale. La questione fondamentale è se vi siano ancora possibilità concrete per evitare il collasso dell’attuale organizzazione sociale, oppure no. La discussione sul “che fare” dipende fortemente dalla risposta che si dà a questa domanda.

c. La mia personale risposta è che non ci siano tali possibilità: siamo ormai entrati nei primi stadi di una fase storica nella quale vivremo (o vivranno i nostri figli) il collasso delle società attuali, e non si vede nessuna forza sociale che sia realmente interessata o capace di agire per prevenire tale collasso nel tempo molto ridotto che ci resta. La tematica del “collasso di civiltà” è anch’essa ben studiata nella letteratura internazionale, sia in riferimento al crollo di civiltà passate, sia in riferimento ai pericoli che sovrastano la civiltà attuale [5]. Il cambiamento climatico è ovviamente il primo riferimento che viene in mente, ma non è l’unico. Il punto fondamentale, a mio avviso, è che la drammatica crisi ambientale, nei suoi vari aspetti, si intreccia con le crisi sociali e geopolitiche in modi che rendono impossibile sperare che la prima possa essere efficacemente affrontata (cosa che sarebbe comunque un’impresa non banale). Per fare solo un esempio (simbolico), basti pensare al fatto che Draghi, in risposta alla guerra in Ucraina, ha prospettato la riapertura delle centrali a carbone. Il punto è che, per parlare solo del cambiamento climatico, l’abbandono dell’energia fossile implica un drastico cambiamento di ogni aspetto dell’attività produttiva di un paese: e si tratta di un cambiamento che comporta rischi e costi, con esiti non chiaramente prevedibili. Ma nessuna potenza vorrà mai impegnarsi seriamente in un’impresa così rischiosa, nel momento in cui è coinvolta in uno scontro con altre potenze per l’egemonia mondiale. Non c’è quindi da sperare che le attuali potenze mondiali facciano passi decisivi nella direzione della fuoriuscita dal “capitalismo fossile" (A.Malm). Il cambiamento climatico, di cui già subiamo i primi effetti, proseguirà nella sostanza indisturbato, sommandosi a tutti gli altri fattori di crisi.

d. Se tutto questo è vero, la domanda sul “che fare” non va allora posta nei termini di cosa sia possibile fare per evitare il crollo di questa civiltà. La domanda da porsi è: cosa è possibile, sensato, umanamente dignitoso fare in una fase storica di crollo di una civiltà? Cosa diciamo ai nostri figli?

È mia opinione che queste siano le vere domande di fondo, alle quali cercare di dare risposta, ammesso e non concesso che una risposta esista.


Note

[1] AA.VV., Il mito della crescita verde, Lu::Ce Edizioni 2020


[2] M.Badiale, M.Bontempelli, La sinistra rivelata, Massari editore 2007, in particolare alle pagine 169 e seguenti.


[3]M.Badiale, M.Bontempelli, Marx e la decrescita, Asterios 2010.


[4] Indichiamo solo qualche titolo, per dare un’idea degli sviluppi in questa vivace area del marxismo attuale:

J.Bellamy Foster, B.Clark, R.York, The ecological rift, Monthly Review Press 2010; F.Magdoff, J. Bellamy Foster, What every environmentalist needs to know about capitalism, Monthly Review Press 2011; M.Löwy, Écosocialisme, Mille et une nuits, 2011; A.Malm, Fossil capital, Verso 2016; K.Saito, Karl Marx’s ecosocialism, Monthly Review Press 2017; F.Magdoff, C.Williams, Creating an ecological society, Monthly Review Press 2017; I.Angus, Anthropocene. Capitalismo fossile e crisi del sistema Terra, Asterios 2020; D.Tanuro È troppo tardi per essere pessimisti, Alegre 2020;


[5] Per una analisi più approfondita, e i riferimenti bibliografici, rimando al mio intervento:

http://www.badiale-tringali.it/2021/03/fine-partita.html




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