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venerdì 22 aprile 2022

Aridità

La climatologia distingue fra le previsioni sugli andamenti globali e quelle relative ad aree più localizzate. Queste ultime sono più complesse. Per quanto riguarda l'area mediterranea, a mia conoscenza vi è un sostanziale accordo fra gli studiosi sul fatto che il cambiamento climatico in atto porterà a un generale inaridimento. Le notizie di questi giorni su secche di laghi e fiumi non sono ovviamente una prova, ma mi sembra rappresentino un indizio di cui tener conto.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/19/siccita-il-lago-di-como-e-ai-minimi-storici-lo-spettacolo-desolante-della-darsena-senzacqua-video/6564194/


Particolarmente inquietante è il caso del lago Trasimeno, rispetto al quale consiglio un articolo di Maurizio Fratta: "Malato terminale", su "l'altrapagina" del Novembre 2020. Purtroppo nel sito della rivista l'accesso agli articoli è a pagamento.

 

giovedì 21 aprile 2022

Giornali viennesi

"Ma in quel momento per disgrazia il cameriere zelante mi portò un giornale viennese, tentai di leggerlo e la nausea mi afferrò in forma di vero sdegno. Là si potevano vedere le frasi retoriche dell'inflessibile volontà di vittoria, delle insignificanti perdite nostre e di quelle enormi dell'avversario, là mi si faceva incontro, nuda e gigantesca, la svergognata menzogna della guerra! No, i colpevoli non erano quegli spensierati cittadini a passeggio, ma soltanto coloro che aizzavano alla guerra con le loro parole. Ma eravamo colpevoli anche noi, se non insorgevamo a combatterla con le nostre. Avevo ricevuto il giusto impulso: bisognava lottare contro la guerra! Tutto era già pronto in me ed era mancata soltanto l'ultima conferma del mio istinto perché cominciassi. Avevo riconosciuto l'avversario da combattere: il falso eroismo che preferisce mandare gli altri a soffrire e a morire, il facile ottimismo dei profeti incoscienti: politici o militari, che, promettendo senza scrupoli vittoria, prolungano il massacro ed hanno alle spalle il coro da loro pagato, tutti quei "parolai della guerra" che Werfel ha messo alla gogna in una sua bella poesia. Chi manifestava un dubbio li disturbava nei loro affari patriottici; chi ammoniva era schernito come pessimista; chi combatteva la guerra di cui essi non dividevano i dolori, era marchiato traditore. Era sempre attraverso i tempi la stessa gentaglia, pronta a dichiarare vili i prudenti, deboli gli umani, per poi smarrirsi nell'ora della catastrofe imprudentemente provocata."

Da: Stefan Zweig, Il Mondo di ieri, capitolo "La lotta per la fraternità spirituale".


(ovviamente, si sta parlando di giornali viennesi del 1914 o giù di lì. Cosa mai potrebbe avere a che fare tutto questo con l'oggi? Chi mai potrebbe pensare che "la stessa gentaglia" abbia ancora spazio nel nostro tempo così resiliente, inclusivo, fluido? M.B.)

mercoledì 20 aprile 2022

Il mondo di ieri?

"Nel 1914 tutti i popoli combattenti si trovarono in uno stato di sovreccitazione: la diceria più stolta si trasformava subito in realtà, la più assurda calunnia veniva creduta. A dozzine c'erano persone in Germania pronte a giurare di aver visto coi loro occhi le automobili cariche d'oro recarsi dalla Francia in Russia; le fiabe degli occhi cavati e delle mani mozzate, che affiorano in ogni guerra sin dal secondo o dal terzo giorno, riempivano i giornali. Non sapevano quegli ingenui che la tecnica di attribuire al soldato nemico ogni possibile crudeltà fa parte del materiale di guerra quanto i proiettili e gli aeroplani, e che essa viene cavata dai magazzini regolarmente al principio di ogni conflitto. La guerra non può essere messa d'accordo con la ragione e con il senso di giustizia; essa esige entusiasmo cieco per la propria causa e odio contro l'avversario. Ma è proprio della natura umana che i sentimenti acuti non si possano prolungare all'infinito, né nell'individuo, né in un popolo, e ciò è ben noto ad ogni organizzazione militare. Questa perciò ha bisogno di un assillo artificiale e simile compito d'incitamento dev'essere assolto - con buona o con cattiva coscienza, per convinzione o per abilità di mestiere - dagli intellettuali, dai poeti, dagli scrittori, dai giornalisti. Essi dovevano battere il tamburo dell'odio e lo fecero con la massima energia, sino a quando ogni persona ancor ragionevole ne ebbe le orecchie ed il cuore dolenti. Quasi tutti in Germania, in Francia, in Italia, nel Belgio ed in Russia, obbedirono alla propaganda di guerra e con ciò alla follia ed all'odio collettivo della guerra, invece di insorgere a combatterli. Le conseguenze furono disastrose. (...) Shakespeare venne bandito dai teatri tedeschi, Mozart e Wagner da quelli francesi ed inglesi. (…) Il perturbamento degli intelletti divenne sempre più assurdo. (...) I preti predicavano dagli altari, ed i socialisti, che un mese prima avevano denunciato il militarismo come il peggiore delitto, facevano ora più chiasso degli altri (…)"

Da: Stefan Zweig, Il Mondo di ieri, capitolo "Le prime ore della guerra del 1914".


martedì 19 aprile 2022

giovedì 14 aprile 2022

L'ombra della democrazia

Trovo sempre molto interessanti le analisi di Roberto Buffagni. Rispetto alla notizia discussa nell'intervento riportato nel seguito, avevo pensato cose molto simili. Molto bella, espressiva e vera, a mio parere, l'immagine finale.


https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_democrazia_della_signora_pina_siamo_noi_occidente/45289_45886/

lunedì 4 aprile 2022

Il luogo della verità

Da "La sinistra assente", di D.Losurdo, Carocci 2014, pp.94-95

(Ringrazio l'amico Maurizio Fratta per la segnalazione)



Il luogo della verità non è la singola proposizione bensì l'argomentazione,

di cui occorre indagare la concatenazione e la coerenza: questa tesi e questa

messa in guardia di Hegel appaiono più che mai essenziali oggi che la

verità, più ancora che a una proposizione semplice ed elementare, è ridotta

a una percezione che vorrebbe essere immediata e incontrovertibile ma è

in realtà provocata da un'immagine, se non sapientemente manipolata, in

ogni caso selezionata in modo accurato e strumentale. È in questo senso

che, per dirla con Debord, nella società dello spettacolo (e, soprattutto,

nella società che trasforma lo spettacolo in tecnica di guerra), ammesso che

ci sia ancora spazio per «il vero», esso è soltanto «un momento

del falso». Le immagini (i neonati scaraventati fuori dall'incubatrice, il cormorano

che affoga ecc.) sono chiamate a tunzionare a guisa di smoking gun ovvero di 

«pistola fumante»; a questo punto a nessuno è lecito mettere in dubbio la ferocia

del nemico e a nessuno è lecito ostacolare o intralciare la lotta contro il

Male. Abbiamo visto che obiettivo esplicito e dichiarato della Psywar è di

bollare il nemico quale incarnazione di Satana. Con l'avvento di Internet

e dei nuovi media, tale tecnica acquisisce un'efficacia micidiale: «La lotta

viene prima rappresentata come un duello tra il prepotente e il prevaricato

indifeso, e poi rapidamente trasfigurata in una contrapposizione frontale

tra il Bene e il Male assoluti». In queste circostanze, ben lungi dall'essere

strumento di libertà, i nuovi media producono il risultato contrapposto.

Siamo in presenza di una tecnica di manipolazione, che «restringe fortemente

la libertà di scelta degli spettatori»; «gli spazi per l'analisi razionale

vengono compressi al massimo, in particolare sfruttando l'effetto emotivo

della rapida successione delle immagini» (Dottori, 2001, pp. 43-4). È

per l'appunto il terrorismo multimediale dell'indignazione.


[DOTTORI G. (2011), Disinformacija. L'uso strategico del falso nel caso libico, in "Limes. Rivista italiana di geopolitica", i, pp. 43-9.]