(Giulio Bonali aveva scritto un commento al mio intervento su "Fine partita". Per qualche motivo a me incomprensibile, il commento era finito fra lo spam e me ne sono accorto solo pochi giorni fa. Per scusarmi con Bonali lo pubblico allora come intervento M.B.)
Non mi soffermo ovviamente sul moltissimo che mi convince di queste
lucidissime e disincantate riflessioni, ma mi permetto di accennare a
qualche limitato motivo di dissenso (forse un po’ campato in aria, quasi
completamente privo di conseguenze pratiche, ma spero di qualche interesse).
Pur convenendo sulla diagnosi e sulla pessimistica ma realistica prognosi
qui formulate, personalmente sono propenso a considerare meno ineluttabile
e quasi scontatamente fatale il corso che la storia umana ha preso negli
ultimi secoli.
A mio parere davvero erano realmente presenti e percorribili le possibilità
sinteticamente delineate e propugnate nel Manifesto del 1848 di Marx ed
Engels, e il fatto che la storia abbia preso un’ altra strada ormai quasi
sicuramente (dispongo di un invidiabile ottimismo della volontà!)
irreversibile che ci stia portando ad esiti letteralmente “catastrofici a
livello globale” (esiti non del tutto esclusi in quel geniale scritto:
accenno pur timido alla “rovina comune delle classi in lotta” come
possibile esito di ogni fase storica della lotta di classe alternativo all’
instaurazione rivoluzionaria di “superiori rapporti di produzione”).
Il problema era che per la realizzazione di queste potenzialità reali (in
quanto tali) comuniste (indispensabili, come successivamente sarebbe
divenuto sempre più evidente, alla sopravvivenza della civiltà umana),
contrariamente a diffusissime deformazioni “meccanicistiche”,
positivistiche, “oggettivistiche” o meglio “antisoggettivistiche” del
marxismo, occorreva che complementarmente a questa reale tendenza oggettiva
si realizzasse un’ adeguata soggettiva maturazione cosciente dei propri
interessi più reali profondi e dei mezzi di una loro possibile
realizzazione da parte della classe sociale priva della proprietà di mezzi
di produzione che eccedessero la propria forza lavoro, cioé del
proletariato (interessi più reali e profondi del proletariato che col
passare del tempo sarebbe diventato sempre più evidente coincidere di fatto
con gli interessi più reali e profondi dell’ umanità intera).
E ciò secondo me non era né ineluttabilmente scontato, ma nemmeno gli
eventi di fatto successivi ne dimostrano un’ altrettanto ineluttabile
irrealizzabilità.
Credo che ci sia un profondo motivo antropologico, quasi “primordiale”, con
aspetti individuali e con aspetti sociali, alla base di questa condizione
di non ineluttabilità; e cioé il fatto che il comportamento umano, in
seguito alla storia naturale (l’ evoluzione biologica) si differenza
nettamente da quello di ogni altra specie animale per il fatto di essere
incomparabilmente più complesso e “creativo”, essendo separato da quello
che si suol dire un vero e proprio “salto di qualità” rispetto a quello di
tutte le altre specie, anche quelle ad essa più affini.
Salto di qualità che ha portato allo sviluppo, nell’ ambito della storia
naturale, della peculiarissima storia umana.
L’ uomo, a livello individuale e sociale (di famiglia, di classe, ecc.) ha
la possibilità di comprendere che sente molte aspirazioni e desideri i
quali non possono quasi mai essere soddisfatti immediatamente ma spesso
solo attraverso l’ impiego di mezzi adeguati, e inoltre mai possono essere
soddisfatti integralmente, nella loro totalità, essendo oggettivamente la
soddisfazione di taluni incompatibile con la soddisfazione di talaltri.
E’ la (limitata) ragione umana che può consentire di tentare di valutare al
meglio gli alternativamente possibili “insiemi complessivamente
soddisfattibili” di aspirazioni e desideri, di “soppesare” (vagamente; e
non letteralmente misurare!) la portata o l’ entità di ciascuno di essi,
oltre che i mezzi necessari allo loro soddisfazione.
Così può succedere e spesso succede a livello individuale che si compiano
errori nella valutazione della realistica soddisfattibilità dei desideri e
dei mezzi per ottenerla, nella valutazione degli insiemi di aspirazioni
complessivamente soddisfattibili in quanto fra loro compatibili, nonché
nella valutazione dell’ entità complessiva dei diversi insiemi soddisfabili
in reciproca alternativa onde scegliere quelli più forti (compindo al
meglio le proprie scelte); così non di rado ci si pente per aver preferito
soddisfazioni limitate ma molto vicine nel tempo e dunque avvertite più
fortemente (per esempio un’ alimentazione gustosa ma eccessiva ed
insalubre, eccitanti esperienze sessuali non adeguatamente “protette”, un
eccesso di divertimenti che impedisca un’ adeguata, faticosa preparazione
ad impegni professionali prima o poi ineludibili, ecc.) anziché rinunciarvi
come condizione per conseguirne successivamente di molto preferibili (ma al
momento della scelta non avvertite nella loro reale entità in quanto remote
nel tempo.
Mutatis mutandis qualcosa di analogo succede anche livello sociale: per
fare un esempio molto banale é più facile votare uno Tsipras che promette
un’ irrealistica resistenza senza rinunce e sacrifici alle vessazioni degli
eurousurai che essere disposti ad affrontare anni di sudore, lacrime e
sangue (per usare le parole di un bieco reazionario del secolo scorso) che
sarebbero necessari per distruggere l’ Unione Europea e scampare ai suoi
sempre ingravescenti massacri sociali.
Più in generale perché si potessero condurre per tempo lotte rivoluzionarie
(non affatto irrealistiche ed impossibili né destinate ineluttabilmente
alla sconfitta secondo me!) sarebbe stato necessario che le masse
lavoratrici si rendessero conto -e la accettassero- della necessità di
rinunciare, per un futuro lontano molto migliore, a limitati ma
presentemente godibili compromessi riformistici e concessioni da parte
delle classi sfruttatrici al potere.
Inoltre non solo, come diceva l’ eroe dell’ ecosocialismo Cico Mendes, l’
ambientalismo senza lotta di classe é giardinaggio”, ma un preteso
ambientalismo “alla Greta Tumberg” che non preveda la rinuncia a tante più
o meno piacevoli abitudini distruttive (forme esasperate di turismo, in
particolare “invernale-sciistico”, il possesso di ingombranti e
irrazionalistici SUV, magari “elettrici”, ecc., ecc. , ecc.) é un po’ come
il fumare quattro pacchetti di sigarette al giorno sì, ma col filtro,
illudendosi di prevenire il tumore ai polmoni, l’ infarto miocardico e
quant’ altro.
Insomma secondo me siamo giunti a questa misera condizione non é perché
Marx ed Engels fossero, malgrado le loro intenzioni, degli illusi utopisti
che vagheggiavano un’ impossibile (inesistente) proletariato in grado di
superare il capitalismo, ma invece perché razionalisticamente avevano visto
la strada giusta possibilissima da percorrere, che tuttavia non é stata
percorsa.
Sulle conclusioni concordo che sia necessario far di tutto per
salvaguardare quanto più possibile della civiltà onde trasmetterlo
attraverso il prossimo lungo periodo di barbarie alle lontane generazioni
di un auspicabile “rinascimento.2”.
Ma secondo me é necessario soprattutto lottare fino alla fine per un esito
alternativo dell’ attuale fase storica, per quanto ormai improbabilissimo,
quasi certamente impossibile; e questo non solo per aggrapparsi ad un
velleitario ottimismo della volontà, ma anche perché é pur sempre meglio
“vendere cara la pelle” come i buoni bianchi circondati da orde di indiani
incazzatissimi di certi pessimi film amerikani che calar le braghe.
Fuor di metafora, con gli antichi stoici ed epicurei credo che la virtù sia
premio a se stessa, e che per vivere degnamente dobbiamo cercar fare fino
all’ ultimo quel che si può cercare di fare per la civiltà e il progresso
umano anche di fronte alla sconfitta quasi certa e al limite pure certa
tout court. Puramente e semplicemente perché questo significa “vivere bene“.
Ma ti dirò di più.
Personalmente metto in conto anche la possibilità di una vera e propria,
letterale “estinzione prematura e di sua propria mano” (Sebastiano
Timpanaro) dell’ umanità (oltre che di tantissime altre specie viventi,
come sta già accadendo; ma ovviamente la storia naturale continuerà il suo
corso, del tutto leopardianamente indifferente alla nostra sorte, malgrado
la gravissima mutilazione o “potatura antropica” subita).
Anche se questo dovesse essere l’ esito delle nostre lotte, esse dovrebbero
comunque essere combattute fino in fondo, “fino alla disperazione” per
poterci guardare allo specchio ed essere contenti di noi.
Mi consola e conforta anche (residuo ineliminato dell’ educazione religiosa
ricevuta in famiglia nei lontani anni della mia infanzia?) il pensiero che
nell’ universo infinito:
da qualche parte su altri pianeti la vita avrebbe potuto comparire ma non
superare la condizione dei batteri procarioti);
da qualche altra parte potrebbe non aver superato la condizione degli
eucarioti monocellulari;
da qualche altra parte potrebbe non aver superato la fase comprendente
animali e piante pluricellulari ma non autocoscienti, parlanti, erogatori
di pluslavoro (come siamo noi uomini; così sarebbe stato anche su questo
pianeta se, per qualche anche modesta diversità delle sue condizioni
fisiche, chimiche, biologiche di allora, insieme ai dinosauri si fossero
estinti anche i precursori degli odierni mammiferi);
da qualche parte (come quasi sicuramente da noi) la presenza umana (o
“similumana”) potrebbe non superare la fase capitalistica (o
“similcapitalistica”) ed esitare nella sua estinzione prematura e di sua
propria mano.
Ma da qualche altra parte ancora certamente il potenziale superamento del
capitalismo (o “similcapitalismo”) certamente si attuerà. E quei fortunati
soggetti coscienti che l’ avranno vittoriosamente conseguito penseranno a
noi sfortunati che altrove siamo stati sconfitti con rispetto e
ammirazione, come noi pensiamo a Spartaco, a Hus a Gioacchino da Fiore, a
Giordano Bruno, ai Comunardi, a Salvador Allende (che per quel che mi
riguarda ha potentemente contribuito a cambiare profondamente e molto in
meglio la mia vita) e a tanti altri rivoluzionari caduti ma non sconfitti.
Grazie per l’ attenzione (non so se lo rammenti, ma qualche anno fa abbiamo
avuto modo di vederci fugacemente in occasione di qualche iniziativa contro
l’ imperialismo e di te ho un buon ricordo).
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