Qualche giorno fa ho segnalato un interessante intervento di Andrea Zhok sul caso della professoressa di Palermo. Paolo Di Remigio mi ha inviato un commento che mi sembra valga la pena di essere letto.
MB.
Scrive Andrea Zhok in merito al caso della professoressa di Palermo: "Ecco, se volete qualcosa su cui scandalizzarvi sul serio, è questo, è il fatto che oggi le condizioni per la libertà di insegnamento sono evaporate, che ai docenti viene richiesto di essere ‘aperti’, ‘comunicativi’, ‘stimolanti’ e ‘attrattivi’, ma al contempo di sorvegliare e reprimere ogni parola, o gesto, o espressione, propria e dei discenti, che possa risultare lesiva per chicchessia." Non mi sembra abbastanza chiaro che nella didattica autentica non si presenta mai un contrasto insuperabile tra comunicatività stimolante e repressione, che sempre i docenti hanno sorvegliato i discenti, sempre ne hanno represso parole, gesti ed espressioni offensivi, ma non per questo non sono stati ‘aperti’, ‘comunicativi’, ‘stimolanti’ e ‘attrattivi’. Sempre ... finché la loro didattica aveva a che fare con i contenuti scientifici; la scienza, infatti, è diretta alla cosa, non ha bisogno di polemiche personali, dunque difficilmente è offensiva. Le opinioni sono, invece, per loro natura personali; per questo esprimerle o contrastarle è offensivo per chi ne alimenta di diverse. La profondità del contrasto tra libertà e offesa nella scuola di oggi rilevato da Zhok rivela dunque che essa è stata privata della finalità scientifica ed è stata spinta nello stagno maleodorante degli scambi di opinione. È solo il degrado scandaloso della scuola attuale a fare di normali esigenze della didattica un problema insolubile.
(Paolo Di Remigio)
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