(Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Paolo Di Remigio, già pubblicato su "Appello al popolo". M.B.)
Il diritto di guerra
Paolo Di Remigio
La filosofia degli ultimi secoli è percorsa da una polemica
per lo più sotterranea ma a volte palese contro la morale. Nulla è apparso più
inconcepibile della richiesta che l’individuo si inchini a valori superiori e rinunci
ai piaceri, e si è pensato che l’inchino riveli una debolezza caratteriale e
fisica, che la rinuncia al piacere mascheri il perseguimento di un più nascosto
e più sottile piacere – che insomma la morale sia il sintomo di una malattia
oppure un’ipocrisia. Per quanto spesso acute, queste requisitorie sono
pronunciate da punti di vista e con un’animosità non meno morali della morale.
La difesa dell’individuo contro valori superiori non tiene conto che la morale
nella sua forma più estrema, quella kantiana, mira appunto alla libertà
dell’individuo da valori a lui trascendenti: la negazione della morale nel nome
dell’individuo è non meno morale della morale perché la sua affermazione è non
meno individualistica della sua negazione.
L’individualismo alla base di questa ‘coincidentia
oppositorum’ ha la sua formulazione canonica nell’esigenza dell’assolutezza
della persona, che anima l’essenza stessa del diritto. Ne segue la
possibilità di dimostrare la debolezza del moralismo e dell’immoralismo con una
determinazione adeguata dell’assolutezza della persona.
Assolutezza significa perfetta indipendenza. È subito
evidente che l’individuo non è soltanto indipendente, che egli è in un
contesto di legami che, anziché lasciarlo nella sua indipendenza, ne fanno un membro
di un collettivo: membro di una famiglia, di un’azienda, di uno Stato. Non
soltanto l’individuo è membro di queste collettività, lo è liberamente,
ossia vuole esserlo. L’assolutezza dell’individuo, il suo essere
persona, non è dunque una qualità di cui egli disponga privatamente, prima
di legarsi agli altri, ma può soltanto essere un risultato dei legami: dai giusti
legami sorge l’assolutezza della persona – viceversa: l’assolutezza della
persona prima di legarsi agli altri è la sorgente del male.