http://invececoncita.
http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2017/10/13/ho-26-anni-e-non-ce-la-faccio-piu/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P2-S1.4-L
Il dolore che queste lettere esprimono merita tutto il nostro rispetto. E' impossibile però non vedere che in esse le situazioni descritte sono vissute come un dato immodificabile, una fatalità naturale e probabilmente eterna. L'individuo che non ce la fa è lasciato solo con se stesso, con la propria debolezza, con la propria incapacità di gestire il "capitale umano". Così, l'unica azione a cui si può pensare è quella di istituire una borsa di studio "per aiutare i neodiplomati a orientarsi nel mondo del lavoro". Si è persa completamente la capacità di capire che gli effetti hanno delle cause, che la realtà sociale non è un dato naturale, ma è il risultato della storia, dell'economia, della politica, cioè è una realtà umana frutto di umane scelte. Tutto questo mostra con chiarezza la nostra impotenza. Esistono biblioteche intere di libri che trattano in lungo e in largo i meccanismi del capitalismo neoliberista e globalizzato, che spiegano in modo dettagliato le scelte che hanno portato alla perdita dei diritti del lavoro, alla distruzione della classe media, e come conseguenza alla devastazione delle psicologie individuali. Queste lettere ci suggeriscono che nulla di tutto ciò è arrivato alla maggioranza dell'opinione pubblica. Mi sembra evidente che il problema non è più quello di "sapere" (almeno, non è questo il problema principale), ma quello, antico e sempre nuovo, del "che fare?"
Certo però che prima di porsi la domanda: "che fare?", occorrerebbe prendere coscienza di "che cosa è successo". Seppur effettivamente siano state scritte intere biblioteche sui danni sociali prodotti dal capitalismo assoluto, mi sembra evidente che queste biblioteche siano state poco frequentate: la gente ancora si aspetta soluzioni da parte di chi ha causato il problema.
RispondiEliminaSempre sul che fare, domenica scorsa è arrivata la benedizione di Scalfari, nel suo sermone, all'oligarchia (Renzi - Berlusconi vs i zoticoni, cioè noi).
RispondiEliminaSe non lo avete letto, leggetelo...
La voce dal sen fuggita, non era in vino veritas, in questo caso è stata la senescenza a togliere il velo che celava agli occhi innocenti(?) del lettore medio di Repubblica la vera essenza del grande vecchio...
Ma in fin dei conti, per chi voleva vedere, la posizione di Scalfari e del giornale era chiara.
Qui un articolo che riprende l'editoriale di Travaglio
https://infosannio.wordpress.com/2017/10/17/la-sera-andavamo-a-predappio-di-marco-travaglio/
Volevo proporre un tema gravemente assente nella galassia (molto piccola) dei sovranisti.
RispondiEliminaLa comunicazione.
Seguo molti siti sovranisti, noeuro ecc.
Purtroppo vivo in una zona periferica del Friuli, la montagna, che in generale, non solo nelle mie zone, se la passa molto male, a parte la Valle d'Aosta e il Trentino Alto Adige (ovviamente sempre raffrontando alla disastrosa situazione italiana nel suo complesso).
Tanto per dire, nella mia vallata l'anno scorso nei tre comuni che la compongono ci sono state 35 nascite e 97 morti, più tanta gente che se ne va ecc...
Faccio questa breve descrizione per un motivo molto semplice, purtroppo anche per chi vuole fare attività politica in zone periferiche, le condizioni, già nel complesso difficili, qui risulto difficili al cubo.
Qualche migliaio di residenti sparsi su un territorio che in lunghezza misura 30 km e senza contare le vallate laterali...(432 chilometri quadrati per una popolazione di 6.607 abitanti, di cui molti anziani e sparsi in piccole frazioni, cioè 15,29 abitanti per chilometro quadrato, scusate la pignoleria)
Purtroppo una comunicazione televisiva (che rimane ancora preponderante come media principale di informazione) nelle mie zone è decisiva, sia per abitudini che per distanze (ed è per questo motivo che sono stato pignolo prima).
Credo che questa situazione sia comune ad una parte rilevante del Paese.
Di fatto forze sovraniste "vere" non sono presenti nel sistema informativo per il grande pubblico e lo sono nel web ma con scarso successo.
I siti dei gruppi sono visti (leggendo i contatori allegati) da poche migliaia di persone, se poi si tiene conto che molte persone interessate guardano più siti, i numeri di "utenti unici del mondo sovranista" si rivelerebbero ancora più esigui.
Il problema a questo punto (ma forse lo è sempre stato) è: CHI CI CONOSCE?
Faccio questa domanda a voi perchè essendo intellettuali di una certa caratura credo che disponiate della forza necessaria per porre questo problema (che nel mio caso è molto sentito, soprattutto per poter ottenere qualche risultato sul territorio) a tutti i gruppi sovranisti.
Dopo ormai 5/6 anni di dibattiti anche la formazione di un gruppo politico sovranista langue ed è veramente sconfortante!
Visto il contesto che ci circonda, la mancanza di una reale offerta alternativa all'esistente e soprattutto che abbracci "olisticamente" i problemi del Paese è molto grave.
Però bisogna dire una cosa altrettanto pesante, tutti questi gruppi sono riusciti a fare un lavoro di comprensione dei motivi della crisi che sono state lette solo dalle èlite e da loro interpretate a proprio vantaggio.
Quella che è mancata è stata la comunicazione presso il grande pubblico dei risultati di tutto il lavoro di analisi fatto e soprattutto non è pervenuto al grande pubblico la conoscenza dei soggetti e gruppi che queste analisi le hanno fatte.
Praticamente si è lavorato per gli altri: Lega e M5S principalmente, la sinistra non è pervenuta e non credo che perverrà mai.
Ora penso che bisogna riflettere su questa situazione.
Ho visto per esempio il video che chiama a raccolta eventuali attivisti per il comitato di liberazione, Italia libera e sovrana.... Beh... faceva casacare le braccia, di fatto è rivolto a chi già conosce queste tematiche, non a chi dovrebbe essere interessato, ma è al di fuori da questo contesto. Non attrae nuovi soggetti.
Senza nulla togliere al fatto che, ovviamente, ci si affida alle persone che si hanno a disposizione, ritengo che a questo punto sarebbe ora di porsi il problema del "Che fare?" in campo comunicativo.
Perchè là fuori, noi (scusate se uso questo termine, ma penso che ci siamo capiti), non siamo conosciuti, proprio per niente.