L'altro è un articolo di Soros pubblicato sul "Wall Street Journal", e lo si può leggere qui:
Di seguito la breve introduzione dei traduttori, e poi l'articolo di Tyler Durden
(Marino Badiale)
L’articolo che
proponiamo, pubblicato da Tyler Durden un anno fa, è finora passato quasi
inosservato in Italia, benché sull’immigrazione offra un punto di vista superiore,
corroborato da documenti del miliardario Soros e dei suoi funzionari. Dalla sua
lettura emergono i seguenti tre fatti. 1. Gli Stati Uniti, non semplicemente l’alacre
George Soros, creano i presupposti del fenomeno dell’immigrazione, da un lato
continuando a imporre alle popolazioni del terzo mondo i principi del libero
mercato che ne paralizzano le potenzialità di sviluppo autonomo e d’altro lato
destabilizzandole politicamente: la fuga di milioni di persone dall’Africa e
dall’Asia, così poco naturale che lo stesso Soros la qualifica come forzata
senza però nominare chi la forzi, segue dalle strategie delle amministrazioni
americane, a partire dalla globalizzazione del Washington Consensus per finire alle primavere arabe. 2. Gli Stati Uniti provvedono i
corridoi ai flussi dei migranti permettendo l’attività dei trafficanti e finanziando
le ONG. 3. Gli Stati Uniti paralizzano le capacità di difesa degli Stati
europei svuotandone la sovranità con la UE e con la NATO e manipolando
l’opinione pubblica con l’idea di migrazione come nuova normalità. In effetti
la migrazione come nuova normalità implicherebbe il ritorno al nomadismo
paleolitico; ma si tratta di miserevole ideologia: non solo Soros continua a
distinguere tra migranti e comunità ospiti, anche sottolinea che l’obiettivo
statunitense è ridurre l’Europa, proprio l’Europa, a comunità ospite. Il quadro
che emerge dalle prese di posizione della Open Society Foundations denuncia le migrazioni di massa come arma usata
nel quadro di un preciso progetto imperiale di destabilizzazione. La difficoltà
di rispondere al fenomeno non nasce dunque dalla sua complessità o dalla sua
irresistibilità naturale, tanto meno dalla sua razionalità o dal dovere
umanitario: si tratta piuttosto di disobbedire ai disegni di una potenza
imperiale che non perdona le disobbedienze.
Traduzione di Paolo Di
Remigio, Roberto Gironi, Federico Monegaglia
Soros ‘investe’ 500 milioni di
dollari nei rifugiati e nei migranti europei e spiega perché
di Tyler Durden
20 settembre 2016
Disponibile
in
Confermando ancora una volta di essere il burattinaio
silenzioso dietro la crisi europea dei rifugiati, in un intervento nel Wall Street Journal George Soros,
l’investitore divenuto miliardario da un giorno all’altro e risoluto
sostenitore di Hillary Clinton, ha dichiarato che investirà 500 milioni di dollari per rispondere alle esigenze dei
migranti e dei rifugiati.
L’investimento di Soros arriva in risposta all’iniziativa
dell’amministrazione Obama “Call to Action”, che chiede alle imprese
statunitensi di alleviare la crisi dei migranti. Soros, fondatore della Open Society Foundations, ha anche dichiarato che per orientare i suoi
investimenti ha in programma una stretta collaborazione con l’Ufficio dell’Alto
Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e con la Commissione per il
Soccorso Internazionale .
***
Difficile che ai bene informati l’annuncio arrivi come una
sorpresa.
Un mese fa, a seguito delle violazioni informatiche di DCLeaks, abbiamo denunciato che “la
violazione informatica dei documenti di Soros svela un piano dietro la crisi
europea dei rifugiati”. Per ricordare, stando a uno dei molti documenti
trapelati, la crisi europea dei rifugiati dovrebbe essere accettata come una
‘nuova normalità’, e per
l’organizzazione di Soros la crisi significa “nuove opportunità” di influenzare su scala globale le politiche di
immigrazione. Anna Crowley, funzionario per il programma dell’Open Society Foundations, e Katin Rosin,
esperta del programma, hanno insieme redatto il memorandum del 12 maggio
intitolato “Migration Governance and
Enforcement Portfolio Review”.
La rivista, di nove pagine, individua tre punti chiave: [1.]
Open Society Foundations ha avuto successo nell’influenzare la politica di
immigrazione globale; [2.] la crisi
europea dei rifugiati presenta per l’organizzazione “nuove opportunità” di
influenzare la politica globale dell’immigrazione; [3.] la crisi dei rifugiati è la “nuova normalità”.
[1.] Come le autrici scrivono nell’introduzione, uno dei
propositi della rivista “considera
l’efficacia degli approcci che abbiamo utilizzato per raggiungere il
cambiamento a livello internazionale”. Una sezione della rivista intitolata
“Il nostro lavoro” descrive come il meno trasparente dei think tank americani abbia lavorato insieme ai ‘leader del settore’
per “modellare la politica della
migrazione e influenzare i processi regionali e globali con effetti sul modo in
cui la migrazione è governata e imposta”.
In una sezione intitolata “Le nostre ambizioni” le autrici
spiegano: “La nostra premessa per impegnarci nel lavoro legato alla governance era questa: oltre a mitigare
gli effetti negativi dell’attuazione, dovremmo
anche sostenere gli attori sul campo cercando di cambiare attivamente le
politiche, i poteri e le regole che governano la migrazione”.
Esse scrivono:“Crediamo anche che progressi a livello
regionale o internazionale possano generare l’impulso al cambiamento politico o
l’implementazione di norme esistenti al livello nazionale. Abbiamo deliberatamente evitato il termine ‘governance globale’ perché non c’è un unico sistema a livello
globale per gestire la migrazione”.
La stessa sezione dichiara più sotto che l’Iniziativa
Internazionale per la Migrazione (IMI),
“particolarmente a livello globale, ha dovuto essere selettiva e attenta
alle opportunità nell’aiutare i leader nel settore per spingere a pensare alla
migrazione e a coordinare meglio il patrocinio e gli sforzi di riforma. Abbiamo
sostenuto iniziative, organizzazioni e reti il cui lavoro è legato direttamente
ai nostri scopi nei corridoi”.
In un’altra sezione del memorandum, intitolata “Il nostro
posto” si legge: “Ben presto, l’Iniziativa Internazionale per la Migrazione ha
identificato una manciata di organizzazioni capaci di impegnarsi in modo
globale e transnazionale sulla migrazione, elevando oltre il livello nazionale
il lavoro di corridoio dell’Iniziativa Internazionale per la Migrazione”.
“Queste organizzazioni includono think tank importanti come il Migration
Policy Institute (MPI) e reti di patrocinio come l’International Detection
Coalition (IDC)”. (Le autrici più sotto rilevano che MPI, un tenace promotore
dell’amnistia per gli immigrati illegali in America, “a volte è criticato per
la sua vicinanza ai governi, [ma] il finanziamento flessibile dall’Open Society Foundations gli ha permesso
di mantenere una certa indipendenza dai governi a cui esso dà consulenze”.)
Il memorandum sottolinea anche che “l’Iniziativa Internazionale per la Migrazione ha svolto un ruolo
centrale nello stabilire e nell’influenzare gli scopi di due nuovi fondi
subalterni del [Programma europeo per l’integrazione e la migrazione], quello
competente sul Sistema comune di asilo europeo (CEAS) e quello competente sulla
detenzione degli immigrati”.
[2.] Ancora più importante: il memorandum spiega come la crisi europea dei rifugiati apra le porte
all’organizzazione di Soros per influenzare ulteriormente la politica globale
dell’immigrazione.
Le autrici notano che l’“attuale crisi dei rifugiati crea lo
spazio per riconsiderare la governance
della migrazione e il regime internazionale dei rifugiati”. Secondo il
memorandum, una ragione di ciò è che i paesi in via di sviluppo, che
costituiscono il Gruppo dei 77 alle Nazioni Unite, sono stati motivati dalla
crisi dei rifugiati a mantenere
sull’agenda globale i problemi dell’immigrazione”. “La crisi dei rifugiati e la paura che gli interessi dei migranti in
fuga dalla povertà, dai cambiamenti climatici, dalla violenza generalizzata o
da disastri naturali possano essere trascurati in questi forum hanno generato
una spinta dai paesi del G 77 per assicurare che altri problemi legati alla
migrazione restino nell’agenda globale”.
Le autrici spiegano
anche che la crisi attuale offre “nuove opportunità” di influenzare su scala
globale la politica di immigrazione.
“Il clima attuale presenta
nuove opportunità per riformare a livello globale la governance della migrazione, o tramite il sistema multilaterale
esistente o unendo una gamma di attori perché pensino più innovativamente. Il
nostro interesse e il nostro investimento di lunga data nel lavoro globale ci
consentono di avere molti dei partner giusti e di poter aiutare altri a
navigare in questo spazio”.
La rivista dichiara: “La
crisi dei rifugiati offre nuove opportunità” per “il coordinamento e la collaborazione” con altri ricchi donatori.
È come se la crisi europea dei rifugiati fosse pianificata e
preparata, non solo dall’organizzazione di Soros, ma da altre che trarrebbero
beneficio da un salto nel cambiamento della “governance” regionale “della migrazione”, cioè da una
riformulazione dei termini della sovranità – come la Grecia, che diversi mesi
fa, quando la sua sovranità è stata assoggettata alla volontà del paese di
partecipare al piano europeo dei rifugiati, ha scoperto le maniere forti.
[3.] Non sarà una sorpresa che secondo la rivista i decisori
politici sull’immigrazione debbano accettare la crisi dei rifugiati come ‘nuova
normalità’. Una delle conclusioni elencate nella nota è “accettare la crisi attuale come la nuova normalità e muoversi al di là
della pura necessità di reagire”.
***
Alla luce di quanto sopra, è chiaro che Soros e la ‘Open
Society’, che hanno già investito centinaia di milioni nel rimodellare l’Europa
in un modo che, pur evitandone il termine, realizza precisamente la ‘governance
globale’ col determinare gli afflussi di milioni di forestieri in Europa,
continueranno a versare ancora denaro per facilitare l’ingresso in Europa di
‘migranti e rifugiati’, anche se ciò significasse rovesciare Angela Merkel, il
cui crollo nei sondaggi è emerso come la più grande sorpresa da quando Soros
complotta per modellare il volto dell’Europa per generazioni a venire.
E ora Soros si concentra sull’America e anche sul resto del
mondo.
***
Di seguito l’intervento di Soros sul Wall Street Journal
Perché investo 500 milioni di dollari
sui migranti
Investirò in startup, in
aziende consolidate, in iniziative e imprese a impatto sociale fondate da
migranti e rifugiati
Il mondo è stato turbato da un forte aumento della
migrazione forzata. Decine di milioni di persone sono in movimento, fuggendo
dai loro paesi in cerca di vita migliore altrove. Alcuni fuggono guerre civili
o regimi oppressivi; altri sono scacciati dall’estrema povertà, richiamati
dalla possibilità di avanzamento economico per se stessi e le loro famiglie.
Il nostro fallimento collettivo nello sviluppare e
implementare politiche efficaci per gestire il flusso accresciuto ha
contribuito fortemente alla miseria umana e all’instabilità politica – sia nei
paesi in cui le persone fuggono che nei paesi che, volenti o meno, le ospitano.
I migranti sono spesso ridotti a un’esistenza di disperazione inoperosa, mentre
i paesi ospiti non riescono a cogliere i benefici comprovati che una maggiore
integrazione potrebbe offrire.
Sono i governi a dover svolgere il ruolo direttivo in questa
crisi, affrontandola attraverso la creazione e il sostegno di adeguate
infrastrutture fisiche e sociali per migranti e rifugiati. Ma è decisivo che si
sfrutti anche la potenza del settore privato.
Riconoscendo questo, l’amministrazione Obama ha recentemente
lanciato un ‘appello all’azione’ chiedendo alle imprese statunitensi di
svolgere un ruolo maggiore nell’affrontare le sfide poste dalla migrazione
forzata. Oggi i capi del settore privato si riuniscono alle Nazioni Unite per
assumere impegni concreti così da contribuire a risolvere il problema.
In risposta
all’appello, ho deciso di stanziare 500 milioni di dollari per investimenti che
affrontino specificamente i bisogni dei migranti, dei rifugiati e delle
comunità ospiti. Investirò in startup,
in aziende consolidate, in iniziative e imprese a impatto sociale fondate dai
migranti e dai rifugiati stessi. Sebbene la mia preoccupazione maggiore sia
aiutare i migranti e i rifugiati in arrivo in Europa, cercherò buone idee per
investimenti che avvantaggino i migranti di tutto il mondo.
Questo impegno a investire capitali
integrerà i contributi filantropici che le mie fondazioni hanno versato per affrontare
le migrazioni forzate, un problema sul quale abbiamo lavorato a livello globale
per decenni e al quale abbiamo dedicato risorse finanziarie significative.
Cercheremo
investimenti in una varietà di settori, tra i quali le tecnologie digitali
emergenti, che sembrano essere particolarmente promettenti come modo di offrire
soluzioni ai problemi che la gente spostata spesso affronta. Progressi in
questo settore possono aiutare la gente ad avere accesso ai servizi
governativi, legali, finanziari e sanitari. Le società private già investono
miliardi di dollari per sviluppare questi servizi per le comunità non-migranti.
Questo è il
motivo per cui il denaro si muove istantaneamente da un portafoglio mobile ad
un altro, gli autisti trovano i loro clienti usando soltanto un cellulare, ed è
il modo in cui un medico nordamericano può visitare in tempo reale un paziente
africano. Personalizzare ed estendere queste innovazioni per servire i migranti
aiuterà a migliorare la qualità della vita di milioni di persone in tutto il
mondo.
L’insieme
degli investimenti che faremo apparterrà alla mia organizzazione no-profit.
Sono pensati per avere successo – perché voglio mostrare come anche il capitale
privato possa svolgere un ruolo costruttivo nell’aiutare i migranti – e tutti
gli eventuali profitti andranno a finanziare programmi della Open Society
Foundations, compresi i programmi che aiuteranno i migranti e i rifugiati.
Come
campioni di vecchia data della società civile, staremo attenti ad assicurare
che i nostri investimenti portino a prodotti e servizi che aiutino veramente i
migranti e le comunità ospiti.
Per
stabilire i principi guida dei nostri investimenti lavoreremo inoltre a stretto
contatto con organizzazioni quali l’Ufficio dell’Alto Commissariato per
i Rifugiati delle Nazioni Unite e la Commissione per il Soccorso Internazionale. Il nostro obiettivo è quello di utilizzare per il
bene pubblico le innovazioni che solo il settore privato può sviluppare.
Spero che il
mio impegno ispiri altri investitori a perseguire la stessa missione.
https://ia601207.us.archive.org/10/items/321383374OpenSocietyFoundationsInternationalMigrationInitiativeMigrationGovernan/321383374-Open-Society-Foundations-International-Migration-Initiative-Migration-Governance-and-Enforcement-Portfolio-Review.pdf
Nessun commento:
Posta un commento