Paolo Di Remigio ci propone la traduzione di un articolo di Tyler Durden tratto da Zerohedge, sul ruolo e le opinioni di Soros e della sua ONG (Open Society Foundations) a proposito del tema delle migrazioni. L'articolo è di un anno fa ma mi sembra offra interessanti spunti di riflessione. L'autore si basa su due documenti: uno è un memorandum prodotto all'interno della ONG di Soros, e che si può leggere al seguente indirizzo:
L'altro è un articolo di Soros pubblicato sul "Wall Street Journal", e lo si può leggere qui:
Di seguito la breve introduzione dei traduttori, e poi l'articolo di Tyler Durden
(Marino Badiale)
L’articolo che
proponiamo, pubblicato da Tyler Durden un anno fa, è finora passato quasi
inosservato in Italia, benché sull’immigrazione offra un punto di vista superiore,
corroborato da documenti del miliardario Soros e dei suoi funzionari. Dalla sua
lettura emergono i seguenti tre fatti. 1. Gli Stati Uniti, non semplicemente l’alacre
George Soros, creano i presupposti del fenomeno dell’immigrazione, da un lato
continuando a imporre alle popolazioni del terzo mondo i principi del libero
mercato che ne paralizzano le potenzialità di sviluppo autonomo e d’altro lato
destabilizzandole politicamente: la fuga di milioni di persone dall’Africa e
dall’Asia, così poco naturale che lo stesso Soros la qualifica come forzata
senza però nominare chi la forzi, segue dalle strategie delle amministrazioni
americane, a partire dalla globalizzazione del Washington Consensus per finire alle primavere arabe. 2. Gli Stati Uniti provvedono i
corridoi ai flussi dei migranti permettendo l’attività dei trafficanti e finanziando
le ONG. 3. Gli Stati Uniti paralizzano le capacità di difesa degli Stati
europei svuotandone la sovranità con la UE e con la NATO e manipolando
l’opinione pubblica con l’idea di migrazione come nuova normalità. In effetti
la migrazione come nuova normalità implicherebbe il ritorno al nomadismo
paleolitico; ma si tratta di miserevole ideologia: non solo Soros continua a
distinguere tra migranti e comunità ospiti, anche sottolinea che l’obiettivo
statunitense è ridurre l’Europa, proprio l’Europa, a comunità ospite. Il quadro
che emerge dalle prese di posizione della Open Society Foundations denuncia le migrazioni di massa come arma usata
nel quadro di un preciso progetto imperiale di destabilizzazione. La difficoltà
di rispondere al fenomeno non nasce dunque dalla sua complessità o dalla sua
irresistibilità naturale, tanto meno dalla sua razionalità o dal dovere
umanitario: si tratta piuttosto di disobbedire ai disegni di una potenza
imperiale che non perdona le disobbedienze.
Traduzione di Paolo Di
Remigio, Roberto Gironi, Federico Monegaglia
Soros ‘investe’ 500 milioni di
dollari nei rifugiati e nei migranti europei e spiega perché
di Tyler Durden
20 settembre 2016
Disponibile
in
Confermando ancora una volta di essere il burattinaio
silenzioso dietro la crisi europea dei rifugiati, in un intervento nel Wall Street Journal George Soros,
l’investitore divenuto miliardario da un giorno all’altro e risoluto
sostenitore di Hillary Clinton, ha dichiarato che investirà 500 milioni di dollari per rispondere alle esigenze dei
migranti e dei rifugiati.
L’investimento di Soros arriva in risposta all’iniziativa
dell’amministrazione Obama “Call to Action”, che chiede alle imprese
statunitensi di alleviare la crisi dei migranti. Soros, fondatore della Open Society Foundations, ha anche dichiarato che per orientare i suoi
investimenti ha in programma una stretta collaborazione con l’Ufficio dell’Alto
Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e con la Commissione per il
Soccorso Internazionale .
***
Difficile che ai bene informati l’annuncio arrivi come una
sorpresa.
Un mese fa, a seguito delle violazioni informatiche di DCLeaks, abbiamo denunciato che “la
violazione informatica dei documenti di Soros svela un piano dietro la crisi
europea dei rifugiati”. Per ricordare, stando a uno dei molti documenti
trapelati, la crisi europea dei rifugiati dovrebbe essere accettata come una
‘nuova normalità’, e per
l’organizzazione di Soros la crisi significa “nuove opportunità” di influenzare su scala globale le politiche di
immigrazione. Anna Crowley, funzionario per il programma dell’Open Society Foundations, e Katin Rosin,
esperta del programma, hanno insieme redatto il memorandum del 12 maggio
intitolato “Migration Governance and
Enforcement Portfolio Review”.
La rivista, di nove pagine, individua tre punti chiave: [1.]
Open Society Foundations ha avuto successo nell’influenzare la politica di
immigrazione globale; [2.] la crisi
europea dei rifugiati presenta per l’organizzazione “nuove opportunità” di
influenzare la politica globale dell’immigrazione; [3.] la crisi dei rifugiati è la “nuova normalità”.
[1.] Come le autrici scrivono nell’introduzione, uno dei
propositi della rivista “considera
l’efficacia degli approcci che abbiamo utilizzato per raggiungere il
cambiamento a livello internazionale”. Una sezione della rivista intitolata
“Il nostro lavoro” descrive come il meno trasparente dei think tank americani abbia lavorato insieme ai ‘leader del settore’
per “modellare la politica della
migrazione e influenzare i processi regionali e globali con effetti sul modo in
cui la migrazione è governata e imposta”.