(Riceviamo da Paolo Di Remigio e volentieri pubblichiamo questa traduzione del primo capitolo di un libro sulla storia delle ONG. Il testo è apparso anche su "Appello al popolo. M.B.)
L’origine delle ONG
Il libro di Engdahl,
di cui traduciamo di seguito il primo capitolo, (Geheimakte NGOs, Kopp Verlag, Rottenburg giugno 2017) documenta come le principali ONG siano strumenti
forgiati dalle oligarchie politiche ed economiche statunitensi, uno dei mezzi a
cui esse, sulla base di un esasperato nazionalismo, ricorrono per condizionare
e rovesciare i governi che ritengono non abbastanza allineati ai loro piani.
Dopo che la sequenza
di destabilizzazioni, di colpi di Stato, di assassinii politici, di abusi nei
confronti di cittadini stranieri e americani sollevò nell’America degli anni
’70 aspre polemiche che minacciavano di impacciare i liberi movimenti dei
servizi segreti, nel 1983, durante la presidenza Reagan, il direttore della CIA,
Casey, uscì dall’angolo con un colpo di genio: affidare le destabilizzazioni e
i cambiamenti di regime non più a manovre coperte dietro le quinte,
indifferenti se non ostili alla volontà dei popoli, dunque in contrasto con
l’ideologia democratica professata dagli Stati Uniti, ma ad organizzazioni ufficialmente
indipendenti dal governo che pure le aveva create e le finanziava in segreto, le
quali in nome dei diritti umani, della democrazia e della lotta alla
corruzione, creassero nei paesi da colpire avanguardie in grado di mobilitare la
piazza contro i governi. La destabilizzazione e il cambiamento dei regimi
assunsero così l’aspetto di un generoso movimento dal basso. Combatterlo avrebbe
significato porsi nel campo opposto a quello della generosità, rinnegare cioè i
diritti umani, la democrazia, la lotta alla corruzione, essere demonizzati come
un regime paria, uno Stato canaglia, autorizzare così la ‘comunità
internazionale’ al giusto intervento in difesa della popolazione angariata.
In questo modo le operazioni
imperialistiche hanno assunto un aspetto tanto convincente di rivoluzione
interna che molti sessantottini invecchiati non riescono ancora a capacitarsi
come l’esito normale delle rivoluzioni sia la formazione di protettorati atlantici
gestiti da regimi fascisti – da quello dei ‘Fratelli musulmani’ in Medio
Oriente a quello dei neonazisti in Ucraina. Con un felice richiamo letterario,
Engdahl suggerisce che Casey ha agito sul modello dell’abile diplomatico del
racconto di Edgar Allan Poe, che sfugge alle perquisizioni ponendo la lettera
rubata in un posto bene in vista anziché in un nascondiglio recondito.
Se vale l’osservazione
di Hegel secondo cui il segnale della vittoria definitiva di un partito su un
altro è lo scindersi del primo in una nuova opposizione, allora, dopo la
vittoria sul blocco orientale, il blocco occidentale si è scisso e gli USA
hanno iniziato a considerare l’Europa non più un alleato, ma un nemico virtuale
da ridurre all’impotenza prima che possa formulare pensieri di
autodeterminazione. Così la stessa Europa è finita nella morsa americana,
stretta dalle regole della UE che ne devastano l’economia, dalla NATO che ne
dirige la politica estera, dalle riforme sociali e culturali, dal terrorismo e dall’immigrazione
incontrollata che ne disgregano la società.
Le esitazioni di una
classe dirigente europea esecutrice dei diktat atlantici, intensificatesi con
il drammatico declino della sua popolarità, sono superate dallo slancio delle
organizzazioni non governative silenziosamente proliferate. Esse sembrano
obbedire soltanto a un generoso idealismo impresso nella loro essenza:
all’imperativo categorico di salvare vite umane, di aprire gli europei all’accoglienza,
di organizzare l’integrazione, di intensificare il pluralismo, di lottare
contro la corruzione e da ultimo contro i discorsi di odio. Il libro di Engdahl
mostra che tutto questo è subdola ideologia, che la sensibilità delle ONG, selettiva
e indifferente al valore della legalità, è la copertura del piano atlantico di
destabilizzazione mondiale.
F. William Engdahl
Gli atti segreti delle ONG.
Capitolo 1
Procedere come la CIA, ma privatamente
– Allen Weinstein, coautore dell’atto
istitutivo del NED
La ‘lettera rubata’ della CIA
Nella
memoria collettiva il mandato presidenziale USA di Ronald Reagan è segnato
soprattutto dall’inizio del confronto militare che poi, nel 1989, poco dopo la
sua conclusione, pose fine alla guerra fredda con l’Unione Sovietica. In
effetti – il suo aumento della spesa militare, la sua guerra terroristica
segreta in Afghanistan per mezzo dei mujahidin afghani
contro l’esercito sovietico e il suo impegno a favore dello scudo missilistico Star Wars ebbero in complesso una parte importante nella
decisione di Mosca di permettere la caduta del muro di Berlino nel novembre
1989. Quasi nessuno ricorda però una misura di Reagan all’inizio della sua
presidenza, che provocò la destabilizzazione della sicurezza mondiale, scatenò
guerre regionali e caos, e favorì la
diffusione del terrorismo internazionale – terrorismo nel nome di guerre sante
islamiche, condotte da organizzazioni come al-Qaeda e Isis.
Nel
1984 a Washington fu fondata una ONG nuova, privata, chiamata National Endowment for Democracy (NED). Il nome della
fondazione fu scelto apposta così per darle un’aria filantropica, per quanto
possibile nobile, con allusione al Washington
Endowment for the Arts o al National
Endowment for Humanities.
Tuttavia
il NED era tutt’altro che filantropico o umanitario, e neanche per sogno pensava
a diffondere ciò che considereremmo almeno alla lontana democratico. Il suo
compito consisteva anzi nell’usare come arma subdola una propaganda sistematica
finalizzata a spodestare in tutto il mondo i governi che non si adattassero ai
piani di Washington. E non aveva alcuna importanza che si trattasse di
globalizzare il commercio in favore dei gruppi multinazionali USA oppure di
boicottare qualche sforzo per proteggere la salute e la sicurezza nazionale di
un paese il cui governo si rifiutasse ammettere organismi geneticamente modificati
(OGM). Il NED era uno strumento per creare qualcosa che possiamo definire come
pseudo democrazia, con lo scopo di promuovere i piani globali di Washington.
Fin
da subito alla ‘promozione della democrazia’ di Washington fu dato un nome più
intuitivo, cioè ‘rivoluzione colorata’, in riferimento agli sfiziosi schemi
cromatici da cui erano immancabilmente accompagnati gli sforzi (guidati dagli
USA) per un cambio di regime da parte del NED e di altre ONG dirette dagli
Stati Uniti.
All’inizio
del 1983 l’allora direttore della CIA, William J. “Bill” Casey, convinse il
presidente Reagan a creare una specie di CIA ombra, una ONG apparentemente
privata, che doveva sfuggire all’esame e alla critica pubblica da cui a quel
tempo era colpita la CIA. Sotto questo riguardo, Allen Weinstein, coautore
degli atti istitutivi del NED, si espresse liberamente in un’intervista del Washington Post nel 1991: “Gran parte di
quello che facciamo noi oggi, 25 anni fa lo avrebbe fatto in modo coperto la
CIA”[2].
I
tardi anni ‘70 furono tempi duri per la misteriosa agenzia di spionaggio del
governo Usa.
Traditori e talpe della CIA
come James Agee, L. Fletcher Prouty e Victor Marchetti avevano pubblicato alcuni
dettagli sul finanziamento segreto della CIA a organizzazioni studentesche
internazionali, inoltre sugli esperimenti con LSD di MK-Ultra come pure sul
ruolo della CIA nell’attentato Kennedy o nei colpi di Stato come in Iran, in
Vietnam, in Guatemala o in Cile.
La pressione dell’opinione
pubblica aveva costretto il Congresso USA a formare due commissioni: la commissione Church diretta dal senatore
Frank Church e, nella Camera dei Rappresentanti, la commissione Pike. Esse dovevano indagare sulle
accuse di illegalità alle operazioni segrete della CIA. La CIA fu accusata tra l’altro
di aver compilato illegalmente fascicoli di cittadini americani e di aver
infiltrato gruppi politici che rifiutavano la guerra in Vietnam.
Per
rafforzare nell’opinione pubblica l’impressione che il governo avesse un vero
interesse a riformare le istituzioni fuori controllo, il presidente Gerald Ford
creò nel 1975 una terza commissione apparentemente indipendente. Il vice
presidente Nelson Rockefeller, che con Eisenhower era stato collegamento tra la
CIA e la Casa Bianca, diventò presidente di questa cosiddetta Commissione Rockefeller, che doveva
ugualmente indagare la CIA sulle attività illegali. Prima che il rapporto della
Commissione Rockefeller fosse pubblicato, l’allora capo di gabinetto della Casa
Bianca, un certo Dick Cheney, distrusse 86 pagine che avevano a che fare con alcuni
attentati della CIA. Il rapporto Rockefeller non è dunque un documento sincero[3].
Per
quanto attenuati della CIA, questi scandali ebbero una notorietà tale da
produrre effetti infamanti sulle operazioni coperte statunitensi in tutto il
mondo. Proprio per continuare a inscenare gli stessi cambiamenti di regime ma
senza lo stigma della CIA, il suo direttore Casey e un drappello di agenti
nella CIA e nel Nationale Security Council
crearono l’organizzazione che chiamarono National
Endowment for Democracy.
Nel
1983, in una lettera al capo gabinetto della Casa Bianca di Reagan, Edwin Meese
III, Casey espose la sua proposta di istituire un’organizzazione apparentemente
privata, ‘pro-democratica’ e ‘pro-umanitaria’, che doveva promuovere l’agenda
americana di cambiamenti di regime per creare governi amici degli Stati Uniti in
ogni angolo del mondo.
Casey
e Walter Raymond jr., un alto funzionario specialista per la propaganda della CIA,
suggerirono di creare una struttura finanziaria per sostenere la vecchia
organizzazione di facciata della CIA, Freedom
House, e altre organizzazioni al di fuori del governo ufficiale
statunitense. Questi gruppi ‘privati’ dovevano fare propaganda ed operazioni
politiche in paesi scelti in cui la CIA lo aveva fatto in precedenza in modo
coperto[4].
Casey
e Raymond si proposero di fondare un’organizzazione pagata dal Ministero delle
Finanze ma apparentemente privata, che dovesse servire da canale per il denaro.
Il ‘privato’ NED doveva essere ‘sovvenzionato’ dalla United States Information Agency (USIA), il braccio ufficiale per
la propaganda del Ministero degli Esteri. Secondo l’affermazione di Joshua
Muravchick, uno dei primi uomini dietro al NED, il NED doveva essere qualcosa
come “un secondo strato di isolamento tra i percettori (del denaro del governo;
W. E.) e il governo … Il denaro che viene dal Ministero delle Finanze USA, ma è
distribuito da un’organizzazione privata indipendente che non sia legata a
nessuna determinata istituzione USA, è più accettabile”[5].
Casey
fu molto cauto affinché il braccio segreto della CIA non fosse visibile nelle
nuove organizzazioni o collegato ad altre ONG affiliate. Troppe operazioni
segrete – il colpo di Stato contro il primo ministro iraniano Mohammed Mossadeq
(1953)[6],
il golpe della CIA contro Jacobo Árbenz Guzmán in Guatemala (1954)[7]
o la caduta di Salvator Allende in Cile e il suo successivo assassinio (1973) –
furono smascherate come piani segreti della CIA. Per l’agenda estera del
governo statunitense questi smascheramenti si erano dimostrati come sabbia
nell’ingranaggio.
Casey
e Raymond volevano continuare con la prassi dei cambiamenti di regime; questi
dovevano però avvenire alla luce del sole, eseguiti da ONG ‘pro democratiche’. Pensavano:
“Come potrebbe essere contro la ‘democrazia’ un cittadino normale?” La
successiva partecipazione della CIA a colpi di Stato internazionali e a
cambiamenti di regime doveva essere dunque coperta da ONG che sembrassero private
come Freedom House, NED e istituzioni
simili.
Era
un’idea brillante, proprio come il noto racconto giallo di Edgar Allan Poe La lettere rubata, in cui una lettera
politicamente compromettente sta ‘nascosta’ in un portacarte in bella mostra,
mentre la polizia perquisisce ogni angolo dell’abitazione del presunto ladro
senza trovarla[8].
Il
NED e il Freedom House dovevano
lavorare insieme per insinuarsi negli affari interni dei paesi di tutto il
mondo, per deporre, se necessario, governi indesiderati, spendere denaro in
favore di riviste alternative e critiche nei confronti dei governi, per addestrare
capi dell’opposizione ecc. Poiché però queste aperte manipolazioni erano praticate
su un piano totalmente pubblico, senza il tentativo di celare qualcosa,
protestando contro le ingerenze statunitensi i governi avrebbero prodotto una
‘impressione anti democratica’, proprio perché le ONG non perseguivano nulla
più della ‘promozione della democrazia’.
In verità questa ‘promozione
della democrazia’ era un tentativo appena velato della CIA e del Ministero
degli Esteri di allontanare capi di governo sgraditi e sostituirli con capi
amici degli Stati Uniti. La democrazia serviva alla CIA esclusivamente da
efficacissima foglia di fico. Si trattava di pseudo democrazia.
Bill
Casey riconosceva la necessità di mascherare la partecipazione della CIA. “Naturalmente
nello sviluppo di una simile organizzazione, noi [la CIA] non dovremmo mostrarci
apertamente alla luce, dovremmo anche evitare l’impressione di esserne
finanziatori o sostenitori”, scriveva Casey in una lettera non datata
all’allora consigliere della Casa Bianca Edwin Meese III. Nella lettera Casey
insisteva inoltre sulla necessità di istituire una fondazione nobilitata dal
nome di ‘National Endowment’.
La nascita di uno Stato di
sicurezza nazionale
La
creatura della CIA era un progetto chiave di un fenomeno indicato in seguito
come ‘Stato di sicurezza nazionale’, che iniziò a formarsi alla fine della
seconda guerra mondiale. Con questo termine si intende una rete segretissima
che estendeva il suo influsso non solo all’interno della CIA, ma
trasversalmente in tutte le istituzioni governative americane, a cominciare dal
Pentagono, attraverso il Ministero degli Esteri, fino al Ministero
dell’Economia.
Nel
1947 Washington era ormai pronta ad accogliere nella sua comunità economica l’Europa
occidentale e a isolare i sovietici. Per imporre la loro nuova strategia, gli
Stati Uniti presentarono un piano Marshall bilaterale di ricostruzione
dell’Europa.
Nel
1946 Leo D. Welch, allora direttore della sezione finanziaria della Standard Oil Company, esortò Washington
a illustrare “le esigenze politiche, militari, territoriali ed economiche degli
Stati Uniti in previsione del loro potenziale ruolo di guida del mondo non
tedesco, inclusivo della Gran Bretagna come pure dell’emisfero occidentale e
dell’estremo oriente”[9].
Egli
proseguì il suo invito nel gergo economico americano:
Come maggiore fonte di
capitali e come maggiori architetti del meccanismo globale, dobbiamo dare il
tono e assumerci la responsabilità di maggiore azionista di quella società per
azioni che chiamiamo mondo. […] Questo non è però un compito per un solo mandato,
è un dovere permanente[10].
Nel
1948 George Kennan scrisse una memoria riservata, diretta internamente al
Ministero degli Esteri. Vi riassumeva in modo pregnante il programma delle
ambizioni americane di potere del dopoguerra:
Disponiamo del 50% della
ricchezza mondiale, rappresentiamo però solo il 6,3% della popolazione
mondiale. […] È perciò inevitabile che ci attiriamo invidia e sfavore. Il
nostro vero compito per il futuro è tracciare uno schema di relazioni che ci
permetta di conservare la nostra situazione di vantaggio senza permettere danni
alla nostra sicurezza nazionale. A questo scopo dobbiamo mettere da parte ogni
sentimentalismo e ogni sogno, per concentrarci sui nostri scopi nazionali
immediati. Non possiamo abbandonarci a nessuna illusione: non possiamo
permetterci il lusso dell’altruismo e della generosità[11].
Kennan,
l’architetto della politica del containment
della guerra fredda (con lo scopo del ‘contenimento dell’imperialismo
sovietico’), traccia qui il vero scopo dell’élite statunitense nel dopoguerra:
si tratta del dominio mondiale degli USA – o almeno del dominio sulle regioni
che nel 1948 appaiono raggiungibili ai capi americani. Queste regioni comprendevano
la ‘grande area’ messa a fuoco dal CFR (Council
for Foreign Relations)
La guerra fredda della NATO:
lo spazio vitale americano
La
Grecia diventò lo scenario del primo confronto diretto della guerra fredda – aperto
non dagli USA ma dalla Gran Bretagna. Dal 1946 la politica interna greca era
segnata da una lotta per il potere tra il governo conservatore del presidente
del consiglio Konstantinos Tsaldaris e il partito comunista KKE. Churchill si
impegnò ad appoggiare i conservatori, e il segretario di Stato di Truman, il
falco Dean Acheson, spinse Truman ad aiutare i britannici.
In
precedenza, però, in un incontro a Mosca tra Churchill e Stalin (ottobre 1944),
i capi politici dell’Unione Sovietica e della Gran Bretagna avevano trovato un
accordo su come dividere dopo la guerra il sud-est europeo in zone di interesse
sovietiche e britanniche. Si accordarono su un ‘influsso’ percentuale che i due
paesi avrebbero dovuto esercitare in Romania, Bulgaria, Grecia, Ungheria e Iugoslavia.
All’inizio Churchill aveva proposto che la Gran Bretagna avesse il 90% del
controllo sulla Grecia, mentre accordava all’Unione Sovietica il 90% del
controllo sulla Romania. Per gli ungheresi e gli iugoslavi Churchill prevedeva
un influsso diviso al 50% sui due paesi.
Il
10 e 11 ottobre i due ministri degli esteri, Anthony Eden e Vjačeslav Molotov,
trattarono sulle parti percentuali. Come risultato di quei colloqui ci si
accordò di cambiare la partecipazione percentuale dell’Unione Sovietica alla Bulgaria
e all’Ungheria rispettivamente dal 90% e dal 75% all’80%. Oltre a questi non
furono menzionati altri paesi; dunque la Grecia sarebbe rimasta sotto
l’influsso dell’Inghilterra. Stalin si tenne fedele all’accordo sulla Grecia. I
britannici appoggiarono le truppe governative greche, mentre l’Unione Sovietica
non si mise dalla parte dei partigiani comunisti[12].
Nonostante
la moderazione russa, Acheson convinse il presidente Truman che sarebbe stata
di stringente necessità un’appassionata presa di posizione sull’appoggio alla
‘libertà’ in Grecia, benché la Grecia non possedesse allora una precedenza
strategica per gli interessi USA in Europa e l’Unione Sovietica non vi aveva
intrapreso né minacciava di intraprendervi alcuna propria iniziativa.
Così
il 12 marzo 1947, in un discorso davanti al Congresso Americano, mentre era in
corso la guerra civile greca, il presidente proclamò la cosiddetta dottrina Truman. Disse: “Credo che debba
essere politica degli Stati Uniti sostenere i popoli liberi che si oppongono ai
tentativi di sottomissione da parte di minoranze armate o della pressione
esterna”. La ‘pressione esterna’ non fu definita meglio.
Truman
sottolineò che, qualora non avessero ottenuto l’aiuto necessario, la Grecia e
la Turchia sarebbero infine cadute sotto l’influsso del comunismo sovietico,
con conseguenze per l’intera regione. Lo stesso argomento fu ripetuto due
decenni più tardi con il Vietnam, questa volta con il nome di ‘effetto domino’
– una previsione di conseguenze gravi, che non si sono mai verificate neanche
in Estremo Oriente.
Sorprendentemente, in
quell’occasione Truman ottenne l’appoggio del senatore Arthur H. Vandenberg,
l’influente presidente della commissione del Senato per la politica estera e
precedente sostenitore dell’isolazionismo. Nel marzo 1947 Vandenberg convinse
il Congresso dominato dai repubblicani ad approvare la dottrina Truman – “su
insistenza del Regno Unito”. Il servizio segreto britannico aveva segretamente
corteggiato con successo Vandenberg, tradizionalmente uno dei suoi nemici più
aspri e influenti[13].
Così,
meno di un anno prima del suo celebre discorso a Fulton, in cui aveva coniato
il concetto di ‘cortina di ferro’, Churchill riuscì ad attrarre Truman nella
sua strategia della guerra fredda. Il Council
on Foreign Relations di New York,
allora sotto la presidenza del protetto di Rockefeller, John McCloy, ex
commissario USA per la Germania, aveva insistito sulla stessa politica, ma per
motivi del tutto diversi – il CFR mirava a stabilire in Europa lo spazio vitale
americano, appena era diventato chiaro che Stalin avrebbe chiuso le porte della
Russia all’offensiva economica statunitense.
La
dottrina Truman, che promuoveva efficacemente il programma dello spazio vitale
di Washington, mirava a sostituire il regno britannico come protettore
economico e militare della Grecia e della Turchia. Era una direzione
radicalmente nuova della politica estera americana. Uno storico si è espresso
come segue: “Per la prima volta nella loro storia gli Stati Uniti avevano
deciso di immischiarsi nelle questioni dei popoli fuori dal nord e sud America
in una fase di pace generale”[14].
Tuttavia
quei primi interventi della CIA negli affari interni di altre nazioni – rispetto
agli eccessi degli interventi USA che in seguito partirono dal National Endowment for Democracy e dalle
sue ONG affiliate – si presentarono addirittura discreti. Nel corso degli
sviluppi dopo il 1947 la creazione dello Stato nazionale di sicurezza
dell’America e il suo principio – tutto è legale finché lo si può giustificare
con la ‘sicurezza nazionale’ – condussero però allo svuotamento e infine allo
sradicamento della democrazia costituzionale americana.
L’interventista
dottrina Truman fu argomentata da un articolo sensazionale che il Council on Foreign Relations pubblicò nella sua rivista Foreign Affairs, firmato da un certo ‘Mr. X’. Questo saggio era la
versione adattata di un cosiddetto ‘lungo telegramma’ che George Kennan, allora
collaboratore del Ministero degli Esteri USA, aveva scritto all’ambasciatore a
Mosca Harriman.
Nel
febbraio 1946 Washington aveva chiesto all’ambasciata USA a Mosca perché i
sovietici si rifiutassero di appoggiare la Banca Mondiale e il Fondo Monetario
Internazionale appena fondati. Come risposta Kennan scrisse il suo ‘lungo
telegramma’, in cui illustrò i punti di vista e le concezioni dei sovietici, e
lo mandò al ministro della difesa James Forrestal, uno stretto alleato di
Rockefeller nell’amministrazione Truman, il quale lo espose al Council on Foreign Relations per avviare
una svolta verso un atteggiamento ostile contro Mosca.
Tra
l’altro Kennan sosteneva che l’Unione Sovietica fosse insensibile alla logica
della ragione, ma accessibile in misura elevata alla logica della forza. A suo
parere lo Stato stalinista divideva il mondo nelle potenze inconciliabili del
comunismo e del capitalismo. Questa impostazione motivò la politica USA del
contenimento (containment)
dell’Unione Sovietica e spianò la strada a 40 anni di guerra fredda contro la
Russia. In verità il contenimento dell’Unione Sovietica servì all’establishment
USA e alla sua industria militare come mezzo utile per creare un permanente
Stato nazionale di sicurezza, per mezzo dello spauracchio di una Unione
Sovietica aggressiva, minacciosa – uno spauracchio che in seguito doveva
dimostrarsi illusorio[15].
La
politica estera americana stava per spostarsi radicalmente: da un’alleanza con
l’Unione Sovietica contro la minaccia
tedesca a una graduale alleanza con un’umiliata Germania contro la minaccia sovietica. Era un
intrigo classicamente britannico – ora in stile americano – per formare un equilibrio
di potere.
La
crisi greca non fu però sufficiente a provocare in America una ristrutturazione
economica quale era agognata dai potenti banchieri e industriali. Neppure il blocco
sovietico di Berlino e la presa comunista del governo ceco nel febbraio 1948
furono sufficienti a tal fine. Questi avvenimento mossero comunque
l’isolazionista Congresso USA a votare per un sostegno finanziario all’Europa
occidentale, che allora prese forma con il piano Marshall, e più tardi per un
sostegno USA alla NATO.
Per
convincere l’opinione pubblica americana, stanca della guerra ed esitante, che
per la sua sicurezza fosse necessario un nuovo stato di guerra, una ‘guerra
fredda’ più o meno permanente, era già necessario uno choc notevole.
Neppure
la vittoria del Partito comunista cinese di Mao Tse-tung nella guerra civile
cinese che finì nel 1949 con la disfatta del Kuomintang (KMT) e del corrotto
despota Chiang Kai-shek e condusse alla proclamazione della Repubblica popolare
cinese, riuscì a catapultare il bilancio militare americano a un livello quale
lo avrebbero desiderato i potenti gruppi degli armamenti.
Per
il gruppo Rockefeller e i suoi alleati nell’industria finanziaria e militare
americana era un mero fatto che il socialismo di Stato in Unione Sovietica e in
Cina ora disponessero di più di un quinto delle terre emerse e di inestimabili
tesori in forma di materie prime e di altre risorse, e li sottraessero alla
loro presa, ragione sufficiente per dichiarare questi paesi nuovi nemici. La
questione era soltanto come dovessero vendere questo modo di vedere alla
scettica popolazione americana e come potessero instillare nell’opinione
pubblica americana sufficienti paure e angosce da imporre il finanziamento di
un durevole stato di guerra contro il ‘totalitarismo comunista ateo assolutamente
malvagio’.
Proprio
nel senso della dottrina Truman escogitata dal segretario di Stato Dean
Acheson, l’apparato di propaganda del governo cercò di conquistare l’opinione
pubblica alla sua guerra fredda contro i comunisti ‘atei e malvagi’ nell’Unione
Sovietica. Crederono che, se avessero ‘terrorizzato gli americani fino al
midollo’, come pensava uno dei consiglieri di Truman – magari accendendo una
‘isteria di guerra per ingannare la nazione’, avrebbero potuto muovere
l’elettorato verso il consenso a un aumento gigantesco del bilancio militare [16].
Nelle
sue memorie Dean Acheson ammette: “Il compito di un funzionario pubblico che
miri ad ottenere appoggio per un’importante strategia politica non è quello
dello scrittore di una tesi di dottorato. Per imporsi nel merito deve
subordinare l’erudizione al linguaggio semplice, l’esattezza e la sfumatura alla
nettezza fino alla brutalità”[17].
Il ministro della propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbels, non avrebbe
potuto esprimersi meglio.
Necessari nuovi metodi radicali
Poi
però, dopo tre decenni di guerra fredda, lo Stato nazionale di sicurezza si
vide esposto a un attacco profondo da parte della stessa popolazione
statunitense. Qualcosa di radicale doveva accadere. Ciò che venne in mente ai
responsabili fu un uso dei trucchi della propaganda del dopoguerra e di
particolari manovre ingannevoli: la fondazione di ONG apparentemente private, legate
segretamente alla CIA e al Ministero degli Esteri. Le organizzazioni chiave qui
erano il National Endowment for Democracy e la sua controparte
repubblicana, il Center for International
Private Enterprise (CIPE). Il secondo dichiarava di promuovere nel mondo la
democrazia “mediante l’economia privata e le riforme orientate al mercato” con
particolare attenzione alle indagini sui casi di corruzione. In seguito gli
avversari stranieri della politica USA sarebbero stati presi di mira con questi
tipici strumenti.
Tra
le organizzazioni figlie del NED c’era anche il National Democratic Institute (NDI), nel 2016 sotto la presidenza
di Madeleine Albright, che nel 1999, durante il bombardamento illegale della
Serbia sotto Bill Clinton, era ministro degli esteri. Sul suo sito web il NDI
descrive se stesso come “organizzazione non profit, apartitica, con lo scopo di
promuovere e rafforzare nel mondo le istituzioni democratiche mediante la
partecipazione dei cittadini, la trasparenza e la responsabilizzazione statale”[18].
Ciò che vi è taciuto è che la ‘responsabilizzazione’ si riferisce solo a precisi
Stati ,come Russia e Cina, che sono d’ostacolo alla politica estera di
Washington.
Uno
dei primi maggiori obiettivi del NED appena istituito e delle sue ONG
subordinate per la ‘promozione della democrazia’ consistette nel promuovere la
disgregazione dell’Unione Sovietica dopo il 1989. Lo scopo di Washington dopo
la dissoluzione dell’URSS consisteva nel rompere l’Unione in frammenti che in
seguito avrebbe potuto controllare. I gruppi USA dovevano poi poter fare
bottino con la privatizzazione di massa. Boris Eltsin e i suoi consiglieri
economici russi erano la ‘squadra dei sogni’ di Washington, come si espresse
l’allora ministro delle finanze Larry Summers. Ciò che Washington commise
contro la Federazione Russa appena sorta e contro le altre nuove repubbliche
della ex Unione Sovietica eccede anche i peggiori incubi dell’era sovietica. Fu
chiamato ‘promozione della democrazia’ ed ‘economia di mercato’.
[1] David Ignatius, Innocence Abroad: The New World of Spyless
Coups, Washington Post, 22. September 1991, https://www.washington.com/archive/opinions/1991/09/22/innocence-abroad-the-new-world-of-spyless-coups/92bb989a-de6e-4bb8-99b9-462c76b59a16/?utm_term=.d25140e1f654 .
[2] Ibid.
[3] John Prados e Arturo
Jimenez-Bacardi, Gerald Ford White House
Altered Rockefeller Commission Report in 1975 Removed Section on CIA
Assassination Plots, 29. Februar 2016, National Security Archive Briefing
Book No. 543, http://nsarchive.cwu.edu/NSAEBB/NSAEBB543-Ford-White-House-Altered-Rockefeller-Commission-Report/ .
[4] Robert Parry, CIA’s Hidden Hand in ‘Democracy’ Groups,
8. Januar 2015, https://consortiumnews.com/2015/01/08/cias-hidden-hand-in-democracy-croups/ .
[5] Joshua Muravchick, Exporting Democracy: Fulfilling America’s
Destiny, The AEI Press, Washington 1991, p. 204.
[6] Wolfgang Kurt Kressin,
B. S., Captain, U. S. Air Force: Prime Minister Mossadegh and Ayatullah Kashani
from Unity to Enmity: As Viewed from American Embassy in Teheran, June 1950 –
August 1953, http://www.dtic.mil/tr/fulltext/u2/a239339.pdf .
[7] Elisabeth Malkin, An Apology for a Guatemalan Coup, 57 Years
Later, The New York Times, 20. October 2011, http://www.nytimes/2011/10/21/world/americas/an-apology-for-a-guatemalan-coup-57-years-later.html .
[8] Edgar Allan Poe, The Purloined Letter, 1845, http://americanliterature.com/author/edgar-allan-poe/short-story/the-purloined-letter .
[9] Inderjeet Parmar, Foundations of the American Century: The
Ford, Carnegie, and Rockefeller Foundations in the Rise of American Power,
Columbia University Press. New York 2012. P. 97.
[10] Ibid.
[11] George Kennan, Policy Planning Study 23 (PPS/23): ‘Review
of Current Trends in U.S. Foreign Policy’, pubblicato in Foreign Relations
of the United States, 1948, Vol. I, pp. 509-529, classificato
come “Top Secret”, ma in seguito declassificato.
[12] P. M. H. Bell, The World Since 1945: An International
History, Hodder Arnold, Oxford 2001.
[13] Notizie più precise sulle operazioni dei
servizi segreti britannici in cui si impiegò una Mata Hari britannica di nome
Evelyn Paterson per muovere l’influente isolazionista Vanderberg verso un
atteggiamento filo britannico si trovano in Thomas E. Mahl, Desperate Deception: British Covert
Operations in the United States, 1939-1944, Brassey’s, London 1998, pp.
150-154.
[14] Stephen Ambrose,
citato in Reza Zia-Ebrahimi, Which
episode did more to consolidate the Cold War consensus: the Truman Doctrine
speech of March 1947 or the Czech crisis of Februar-March 1948?, Januar
2007, http://www.zia-ebrahimi.com/truman.html .
[15] George F. Kennan (Mr.
X), The Sources of Soviet Union Conduct,
Foreign Affairs, vol. 25, no. 4, luglio 1947, pp. 566-582. L’articolo fu redatto da George F. Kennan per
l’inviato designato dell’ambasciata USA in URSS (1944-1946), vice ambasciatore
W. Averell Harriman.
[16] Cfr. John Lewis
Gaddis, The United State and the Origins
of the Cold War, Columbia University Press, New York 1972; Richard M.
Freeland, The Truman Doctrine and the
Origins of McCarthyism, NYU Press, New York 1989; Frank Kofsky, Harry S. Truman and the War Scare of 1948: A
Successful Campaign to Deceive the Nation, Palgrave Macmillan, NY 1995.
[17] Dean Acheson, Present at the Creation: My Years in the
State Department, W. W. Norton, New York 1969, pp. 374 sgg.
Molto interessante...grazie.
RispondiEliminaSEMPRE BRAVI E PUNTUALI. SPERO CHE AL PIÙ' PRESTO TORNATE SULL'ARGOMENTO EURO...MANCANO LE VOSTRE ANALISI.
RispondiEliminaSpero di aiutare segnalando il "manuale" che viene con ogni probabilità utilizzato nelle cosiddette rivoluzioni colorate.
RispondiEliminaSi tratta del bel libro "From dictatorship to democracy" di Gene Sharp edito dall'Albert Einstein Institution, scaricabile gratis e tradotto, guarda un po', nelle lingue dei paesi dove si sono verificate rivoluzioni colorate. Lo potete visionare qui (in inglese):
http://www.aeinstein.org/wp-content/uploads/2013/09/FDTD.pdf
Come potete constatare non è disponibile gratuitamente in italiano (per ora, e per fortuna!)
Grazie del contributo. Engdahl dedica parecchie pagine a Gene Sharp: un teorico delle tecniche non violente applicate puntualmente nelle rivoluzioni colorate, che, tra l'altro, era presente a Pechino nei giorni delle proteste di Piazza Tienanmen.
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