sabato 20 maggio 2017

Chiamami Genova - quali prospettive per questo nuovo soggetto politico?

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di Fabrizio Tringali

Sto collaborando al progetto "Chiamami Genova", qui condivido alcune riflessioni sulle prospettive di questo nuovo soggetto politico

In questa breve riflessione, volutamente non mi soffermerò su aspetti programmatici locali, né su questioni generali come la crisi, il rapporto con il governo regionale e nazionale, il patto di stabilità. Sono tutte questioni fondamentali, ma ce n'è una che va messa a fuoco molto bene, prima di trattare di tutto questo, se si vuole offrire una vera alternativa alla città.
Tale questione attiene al rapporto con il potere.
Raramente chi si presenta alle elezioni esplicita il tipo di rapporto che vuole assumere con il potere, dando per scontato che l'obiettivo di un soggetto politico sia assumere il comando, per realizzare il proprio programma. Non che questa visione della cose sia sbagliata, però probabilmente risulta oggi un po' miope. Essa si basa sulla convinzione che gli eletti gestiranno il potere in nome e per conto dei propri elettori, realizzando il mandato ricevuto.

Chi crede in questo non si stupisce del fatto che spesso le cose non vadano così (non di rado gli eletti, una volta ottenuti i voti, si dedicano ai fatti propri, ricordandosi degli elettori solo quando si avvicinano le elezioni successive). Non ci si stupisce perché si ritiene che il sistema politico sia occupato in gran parte da soggetti autoreferenziali e corrotti. E che la soluzione sia quella di non votare costoro, ma altri, più onesti e corretti.

Tuttavia io non sono affatto convinto che per cambiare davvero le cose, sia sufficente votare persone giuste. E' necessario, certo. Ma non può essere sufficiente.
Spiegando brevemente i motivi di questa mia convinzione, spero di offrire spunti di riflessioni utili per "Chiamami Genova", ricordando che con questo progetto ci siamo un posti un obiettivo molto ambizioso: rompere il sistema di potere che soffoca la città, e restituirla ai suoi legittimi proprietari, i cittadini.


Ma se l'obiettivo è davvero quello di cambiare il sistema di potere che da decenni tiene imbrigliata la città, possiamo pensare che sia sufficiente eleggere un bravo sindaco? Nominare un'ottima giunta? Inviare in consiglio comunale tante persone capaci e per bene?
Torno a dire che considero tutto ciò necessario, ma non sufficiente.

Non solo perché essi, se lasciati soli, non potranno che soccombere di fronte alle forze economiche e politiche contro le quali si troveranno a combattere. Ma soprattutto perché l'unico modo di cosrtuire soluzioni concrete, realizzabili, agli enormi problemi che la città deve risolvere, è quello di coinvolgere più cittadini possibile nei processi decisionali. Costuire percorsi e strumenti concreti perché, nel proprio quartiere e nelle questioni fondamentali del comune, sia possibile decidere insieme, in tanti, in modo aperto e trasparente.

In sintesi, dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che qualunque reale cambiamento è impensabile, senza aprire le istituzioni ad una effettiva partecipazione popolare democratica.

So bene che il termine "partecipazione" è inflazionato.
Sotto elezioni poi, tutti quanti i candidati diventano, a parole, "partecipativi". Diversi amici me lo ricordano spesso e mi suggeriscono di usare altri termini, come "coinvolgimento" oppure "co-decisione".  A me sta bene che si usi qualunque terminologia, purchè sia chiaro il concetto: partecipazione significa potere decisionale. Chiunque, nell'agone politico, parli di partecipazione senza dare a questa parola un significato che implica cessione di potere decisionale ai cittadini, ci sta prendendo in giro.

Ecco perché, "Chiamami Genova", per realizzare i suoi obiettivi, non può che farsi promotrice di processi partecipativi reali, capaci di scardinare le vecchie modalità di gestione del potere e l'intreccio fra politica e affari privati.

E' un compito difficilissimo, ma appassionante. Ed è anche liberante, perché ci consente di vivere più serenamente la sfida elettorale. Sì, perché se vediamo il progetto "Chiamami Genova" in quest'ottica, possiamo comprendere che le elezioni rappresentano certamente un passaggio importante, ma ciò che conta davvero è cosa saremo in grado di fare subito dopo.

Se, indipendemente dal risultato, sapremo utilizzare il consenso raccolto per dare gambe a un soggetto politico sinceramente nuovo, aperto e democratico. In cui si possano sperimentare forme di democrazia partecipativa, e offrirle alla città. In caso di vittoria potremo già introdurre modalità partecipative di gestione della città, ma potremo fare moltissimo anche dall'opposizione, anche con pochi consiglieri.

Ci sarà da da costruire e consolidare ponti di collegamento fra le varie realtà di cittadinanza attiva (cosa che in parte già si sta facendo), ci sarà da collaborare con i cittadini che già lavorano ad introdurre modalità partecipative nel funzionamento delle istituzioni, come coloro che recentemente hanno portato il consiglio comunale ad approvare un regolamento sulle delibere di iniziativa popolare.
Ma soprattutto ci sarà da far crescere la coscienza e la consapevolezza dell'importanza della partecipazione intesa come coinvilgimento in processi decisionali. La quale è un diritto che oggi ci viene negato da chi ci governa. Ed è anche un dovere civico, di ogni cittadino che a cuore il bene comune.

Io credo che solo così, costruendo un soggetto politico che non sia "per i cittadini", ma "con i cittadini", possiamo affrontare le sfide concrete, a partire da quelle relative alla difesa dei beni comuni, dei servizi pubblici, del lavoro. Ed anche avere la forza per affrontare temi più generali e pesantemente condizionanti, come il nodo dei vincoli al bilancio dovuti al patto di stabilità.

Le elezioni saranno fra poco e dobbiamo impegnarci tutti perché il risultato sia positivo. Ciò premesso, vorrei invitare tutti quello che si stanno impegnando e i tanti simpatizzanti che ogni giorno si avvicinano a questo progetto, a darsi un'orizzonte più ampio di quello elettorale. Con l'impegno di tutti, "Chiamami Genova" può essere davvero il soggetto politico capace di costituire un'alternativa per la nostra città.

2 commenti:

  1. Peccato io non abito a Genova. Grazie del vostro esempio.

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  2. Maledetto correttore automatico! Avevo correttamente scritto il congiuntivo, ma il maledetto correttore lo ha cambiato. E me ne sono accorto appena un istante dopo aver dato il tap per l'invio.

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