Su Repubblica il solito attacco all'Università italiana:
http://www.repubblica.it/scuola/2017/03/14/news/_in_italia_neanche_un_posto_da_bidella_ad_harvard_guido_la_banca_dei_cervelli_-160493626/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P16-S1.6-T2
La storia è quella di una ricercatrice che in Italia non riesce a trovare un posto "neppure come bidella", emigra e fa carriera negli USA. Solo che stavolta un collega corregge la storia rivelando che la scienziata in questione aveva in realtà vinto un posto da ricercatore (che all'epoca voleva dire un posto a tempo indeterminato) e l'aveva rifiutato perché le proposte che aveva ricevuto negli USA erano più interessanti. La replica della scienziata emigrata conferma in sostanza questa versione, come potete leggere:
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/03/15/news/bocciata_come_bidella_insegna_a_harvard_un_posto_in_italia_mi_fu_offerto_ma_con_fondi_e_spazi_per_la_ricerca_mimini-160603323/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P16-S1.6-T1
Si tratta di storie del tutto normali, per chi vive nell'ambiente universitario. Ma una storia normale non interessava alla giornalista, non poteva essere "sparata" con un titolo ad effetto. Se non fosse stato per il collega che si è preso la briga di correggere la versione dell'intervista originaria, a tutti sarebbe rimasto nella mente, appunto, il titolo ad effetto. Ed era questo che si voleva. E' evidente il senso di queste operazioni: si tratta di un episodio della campagna di denigrazione dell'Università pubblica che i giornali mainstream conducono da molto tempo. A sua volta, questa campagna è solo un aspetto della generale guerra a tutto ciò che è pubblico, da tempo dichiarata dai ceti dominanti. Le plebi, le vere vittime di questa guerra, non capiscono nulla e applaudono allo spettacolo di questa distruzione dello Stato, di questa "furia del dileguare", invocando il pollice verso per il nuovo nemico, il dipendente pubblico.
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