Dal blog "Militant":
http://www.militant-blog.org/?p=13975
Auguri a tutti. Il 2017 sarà un anno interessante, temo.
sabato 31 dicembre 2016
venerdì 30 dicembre 2016
domenica 25 dicembre 2016
Ormai, anche su Repubblica
si possono leggere queste cose
http://www.repubblica.it/economia/rubriche/eurobarometro/2016/12/24/news/la_lunga_crisi_economica_europea_e_la_politica_che_non_muove_un_dito-154752929/?ref=HRLV-4
http://www.repubblica.it/economia/rubriche/eurobarometro/2016/12/24/news/la_lunga_crisi_economica_europea_e_la_politica_che_non_muove_un_dito-154752929/?ref=HRLV-4
sabato 24 dicembre 2016
La crisi bancaria si approfondisce
Una interessante analisi di Leonardo Mazzei
http://sollevazione.blogspot.it/2016/12/monte-dei-paschi-ma-quale.html
http://sollevazione.blogspot.it/2016/12/monte-dei-paschi-ma-quale.html
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giovedì 22 dicembre 2016
mercoledì 21 dicembre 2016
Cremaschi sul contratto dei metalmeccanici
http://temi.repubblica.it/micromega-online/metalmeccanici-la-resa-della-fiom/
Landini era quello "di sinistra"...
Landini era quello "di sinistra"...
martedì 20 dicembre 2016
Si può salvare l'Italia?
Un bell'intervento di Bagnai:
http://vocidallestero.it/2016/12/13/bagnai-si-puo-salvare-litalia-dalla-stagnazione-economica/
Fondamentale la domanda finale: è possibile "il keynesismo in un solo paese"? Personalmente, mi pongo anche la domanda se sia possibile in generale il keynesismo, in questa fase storica. Ma non ho risposte.
http://vocidallestero.it/2016/12/13/bagnai-si-puo-salvare-litalia-dalla-stagnazione-economica/
Fondamentale la domanda finale: è possibile "il keynesismo in un solo paese"? Personalmente, mi pongo anche la domanda se sia possibile in generale il keynesismo, in questa fase storica. Ma non ho risposte.
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domenica 18 dicembre 2016
giovedì 15 dicembre 2016
Costituzione, democrazia, pane e salame
Un bell'intervento di Boghetta e Porcaro:
http://www.socialismo2017.it/2016/12/12/costituzione-pane-salame/#more-423
http://www.socialismo2017.it/2016/12/12/costituzione-pane-salame/#more-423
domenica 11 dicembre 2016
Un'intervista a Stiglitz
Dal sito "Voci dall'estero":
http://vocidallestero.it/2016/12/09/j-stiglitz-ormai-i-costi-di-mantenere-in-piedi-leurozona-sono-superiori-a-quelli-di-smantellarla/
Sottolineo due passaggi:
"Nemmeno le migliori menti economiche del pianeta sarebbero state capaci di far funzionare l'euro".
"Penso che ormai sia molto chiaro che dare il via all’euro sia stato un errore a suo tempo, con le istituzioni allora disponibili. Ci sarà un costo per smantellarlo, ma da qualunque parte si guardi la situazione, negli ultimi 8 anni l’euro è stato un costo enorme per l’Europa. E penso che il costo di smantellarlo sarebbe gestibile e che stante la situazione attuale, il costo di mantenere insieme l’eurozona è probabilmente più alto del costo di smantellarla".
venerdì 9 dicembre 2016
Sapir e Flassbeck sul referendum
Due articoli interessanti, il primo di J.Sapir da "Appello al popolo"
http://appelloalpopolo.it/?p=26368
il secondo di H.Flassbeck da "Voci dall'estero"
http://vocidallestero.it/2016/12/07/il-terremoto-italiano-lanalisi-di-heiner-flassbeck-sul-referendum/
http://appelloalpopolo.it/?p=26368
il secondo di H.Flassbeck da "Voci dall'estero"
http://vocidallestero.it/2016/12/07/il-terremoto-italiano-lanalisi-di-heiner-flassbeck-sul-referendum/
giovedì 8 dicembre 2016
Stanno perdendo la testa?
Dopo gli insulti agli elettori inglesi per il Brexit, e a quelli USA per Trump, puntuali arrivano gli insulti agli elettori italiani che hanno votato NO:
http://24ilmagazine. ilsole24ore.com/2016/12/i- sogni-non-si-devono-avverare/
Sembra proprio che una parte delle élite stia semplicemente perdendo la testa. L'idea che chi non la pensa come loro possa avere qualche ragione, con la quale confrontarsi, non è prevista.
Qualcuno parla, molto correttamente secondo me, di un "momento Maria Antonietta" delle élite. In quel caso una élite aveva perso la testa in senso figurato, per passare poi dalla metafora alla cosa stessa (die Sache selbst, diceva Hegel, correggetemi se sbaglio). Sono cose che capitano, quando crolla un assetto di potere. Senza nessuna ostilità per la signora Zafesova, s'intende. Se ne avrò l'occasione, le offrirò volentieri una brioche.
http://24ilmagazine.
Sembra proprio che una parte delle élite stia semplicemente perdendo la testa. L'idea che chi non la pensa come loro possa avere qualche ragione, con la quale confrontarsi, non è prevista.
Qualcuno parla, molto correttamente secondo me, di un "momento Maria Antonietta" delle élite. In quel caso una élite aveva perso la testa in senso figurato, per passare poi dalla metafora alla cosa stessa (die Sache selbst, diceva Hegel, correggetemi se sbaglio). Sono cose che capitano, quando crolla un assetto di potere. Senza nessuna ostilità per la signora Zafesova, s'intende. Se ne avrò l'occasione, le offrirò volentieri una brioche.
martedì 6 dicembre 2016
Dopo le dimissione di Renzi, ecco cosa accadrà
di Fabrizio Tringali
Pertanto si voterà con leggi elettorali sostanzialmente proporzionali.
Vi sarà una lista "a sinistra del PD", probabilmente capitanata da Cofferati, il quale può attrarre vari settori sindacali (si tenga presente che la CGIL si sta allontanando dal PD e che il leader della Fiom Landini, presto, entrerà nella segreteria nazionale confederale, per puntare a succedere alla Camusso al prossimo congresso)
Vi sarà il PD (o come si chiamerà), che probabilmente sarà sostanzialmente alleato di una lista "centrista" (Alfano), il che significa che la ingloberà al Senato, ma forse non alla Camera, dove lo sbarramento è molto più basso.
Vi sarà il M5S.
Vi sarà una spaccatura a destra, con FI che andrà da sola, ed una alleanza fra FdI e Lega per massimizzare la capacità di attrarre voti dei primi al sud, della seconda al nord (anche questa alleanza potrebbe tradursi in liste separate alla Camera e lista unica al Senato).
La lista di sinistra potrà sperare in un risultato intorno all 8 - 12%, il PD più alleati al 30 - 35%, percentuale simile al M5S e alle destre.
Ovviamente non vincerà nessuno. Se i numeri lo consentiranno si andrà all'ennesimo governone di larghe intese fra PD, FI e transfughi vari (che non mancano mai quando c'è da entrare in maggioranza e prendere posti di governo).
lunedì 5 dicembre 2016
Referendum parte seconda: la vendetta
Finito la festicciola di Renzi, arriva il conto
Si noti la frasetta sulla Commissione "che si è prodigata per far passare la manovra prima del referendum in modo da aiutare Renzi". Te lo dicono così, papale papale...
Segnalo anche questo intervento di Marco Zanni, europarlamentare pentastellato:
venerdì 2 dicembre 2016
giovedì 1 dicembre 2016
Un atto di delinquenza politica
Un intervento di Aldo Giannuli che coglie un aspetto molto importante della revisione costituzionale voluta dal PD:
http://www.aldogiannuli.it/riforma-atto-di-delinquenza-politica/
http://www.aldogiannuli.it/riforma-atto-di-delinquenza-politica/
mercoledì 30 novembre 2016
Su la testa
Condivisibile l'appello di Mazzei a smetterla di chinare il capo.
http://sollevazione.blogspot.it/2016/11/su-la-testa-di-leonardo-mazzei.html
http://sollevazione.blogspot.it/2016/11/su-la-testa-di-leonardo-mazzei.html
martedì 29 novembre 2016
Le ragioni del No
Nelle parole di uno dei nostri maggiori studiosi di diritto, Luigi Ferrajoli:
http://sbilanciamoci.info/referendum-costituzionale-le-ragioni-del-no/
http://sbilanciamoci.info/referendum-costituzionale-le-ragioni-del-no/
lunedì 28 novembre 2016
La scomparsa della sinistra in Europa
Il libro di Aldo Barba e Massimo Pivetti, La scomparsa della sinistra in Europa (Imprimatur), rappresenta un contributo molto importante alla riflessione sul nostro tempo. Pubblichiamo una bella recensione di Paolo Di Remigio, e ci torneremo (M.B.)
Paolo Di Remigio
Paolo Di Remigio
Recensione
ad ALDO BARBA – MASSIMO PIVETTI, La scomparsa della sinistra in
Europa, Imprimatur, 2016.
Oltre
alla straordinaria padronanza della materia, ciò che colpisce nella
‘Scomparsa della sinistra in Europa’ è la volontà dei
suoi autori di conservare un tono pacato. Proprio per questo la
storia che il libro racconta ha un effetto ancora più inquietante: è
la storia degli ultimi quarant'anni, in cui la sinistra, la
rappresentanza dei lavoratori, è diventata esecutrice di politiche
economiche contro i lavoratori. I fautori della svolta neoliberale l'hanno scelta perché i lavoratori
se ne fidavano; il suo nuovo protagonismo era lo strumento ideale per
paralizzarne le reazioni. Così è stata la sinistra a far credere
che la svolta verso la nuova politica economica, l'economia dal lato
dell'offerta, avrebbe permesso il superamento della fase critica
degli anni ’70 e avrebbe avviato l'economia mondiale verso una
crescita stabile. L'economia dal lato dell'offerta non poteva fare
però nulla di tutto questo.
domenica 27 novembre 2016
sabato 26 novembre 2016
Nessuno imparerà nulla
Segnalo un bell'articolo di Mimmo Porcaro
http://www.socialismo2017.it/2016/11/20/trump-nessuno-imparera-nulla/
http://www.socialismo2017.it/2016/11/20/trump-nessuno-imparera-nulla/
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venerdì 25 novembre 2016
L'Economist invita a votare No
http://www.repubblica.it/politica/2016/11/24/news/referendum_economist_renzi-152726698/?ref=HREC1-1
Inutile chiedersi perché: potremmo fare, come sempre in questi casi, mille ipotesi "dietrologiche" senza arrivare a nulla. E' interessante invece rilevare che gli argomenti portati dall'Economist, secondo l'articolo di Repubblica sopra citato, sono quelli ripetuti da tutti coloro che invitano a votare No: ovvero il fatto che la congiunzione di riforma costituzionale e legge elettorale rischierebbe di portare a una concentrazione di poteri incompatibile con la democrazia.
Inutile chiedersi perché: potremmo fare, come sempre in questi casi, mille ipotesi "dietrologiche" senza arrivare a nulla. E' interessante invece rilevare che gli argomenti portati dall'Economist, secondo l'articolo di Repubblica sopra citato, sono quelli ripetuti da tutti coloro che invitano a votare No: ovvero il fatto che la congiunzione di riforma costituzionale e legge elettorale rischierebbe di portare a una concentrazione di poteri incompatibile con la democrazia.
martedì 22 novembre 2016
Intellettuali conservatori: segui il denaro
Nella traduzione di Paolo Di Remigio (che ringrazio) propongo questo intervento di Krugman che denuncia il legame fra gli intellettuali conservatori e i ceti dominanti. Non c'è dubbio che analoghe osservazioni potrebbero essere fatte per buona parte del pensiero "progressista", ma è comunque interessante questa piccola apertura sui legami fra cultura e capitale. (M.B.)
Ross
Douthat e David
Brooks sono intervenuti ultimamente sulla situazione degli
intellettuali conservatori; meritano entrambi credito perché danno
uno sguardo critico alla loro squadra.
Ma – naturalmente c'è un ‘ma’ – affermerei che essi e gli altri a destra hanno ancora enormi punti ciechi. Di fatti, questi punti ciechi sono così enormi da rendere le critiche quasi inutili come basi di una riforma. Perché se ignorate le radici vere, profonde dell'implosione intellettuale conservatrice, non darete mai un vero inizio alla ricostruzione.
Quali sono questi punti ciechi? Primo, la fede in un'età dell'oro che non è mai esistita. Secondo, un rifiuto affatto misterioso di riconoscere il ruolo enorme giocato dal denaro e dagli incentivi monetari nel promuovere le idee cattive.
Sul primo punto: dovremmo ripensare con nostalgia all'era nella quale intellettuali conservatori seri come Irving Kristol cercavano di capire il mondo, anziché trattare qualunque cosa come un esercizio politico in cui le idee erano lì soltanto per aiutare la loro squadra a vincere.
Ma non è stato mai così. Non prendete per buona la mia parola; prendete per buona la parola dello stesso Irving Kristol, nel suo libro “Neoconservatorismo: l'autobiografia di un'idea”. Kristol ha spiegato la sua adesione all'economia dal lato dell'offerta negli anni ’70: “Non ero sicuro dei suoi meriti economici, ma ne scorsi subito le possibilità politiche”. Questo giustificava un ”atteggiamento sdegnoso verso il deficit di bilancio e altri problemi finanziari o monetari”, perché “l'efficacia politica era la priorità, non le mancanze contabili del governo”.
In breve, non preoccupatevi se sia giusto purché sia politicamente utile. Lamentando che “gli opinionisti conservatori iniziarono a valutare la politica più di tutto il resto”, David descrive qualcosa che è successo molto prima di Reagan.
Ma non dovrebbero esserci lungo la via impatti con la realtà, idee politicamente convenienti cadute in disgrazia perché non funzionavano nella pratica? No – perché sbagliare nel modo giusto è sempre stata un'attività finanziariamente sicura. Lo vedo molto chiaramente in economia, in cui ci sono tre tipi di economisti: economisti professionali liberali, economisti professionali conservatori ed economisti conservatori professionali – la quarta scatola è più o meno vuota, perché i miliardari non sostengono con generosità i dilettanti a sinistra.
Ancora, come puoi solo cominciare a parlare di intellettuali conservatori senza discutere della fondazione della Heritage nel 1973, o del più o meno contemporaneo armamento di AEI come entità politica? Heritage in particolare è platealmente incompetente di economia – ricordate la pretesa che il piano Ryan avrebbe ridotto la disoccupazione al 2,8%, oppure il lavoro completamente abborracciato del capo economista sulla crescita del lavoro statale? Ma non importa: la fondazione ha un mucchio di soldi perché è favorevole ai tagli giganteschi delle tasse per i ricchi, e per questa merce la domanda non si esaurisce mai.
Ricordate inoltre che il negazionismo climatico è essenzialmente un'industria, finanziata da gruppi di interesse con un pacchetto azionario nella promozione della pseudo scienza. E questo significa un mercato per “intellettuali” conservatori che siano fondamentalmente contrari alla scienza.
Il punto è che il versante intellettuale del movimento conservatore è stato un'impresa corrotta per circa quattro decenni. Nei suoi primi anni poteva ricorrere a intellettuali di destra che avevano qualche reputazione precedente al di fuori del lavoro politico, ma per molto tempo ha contato su dilettanti fatti in casa. Non vedo ragione di credere che una simile impresa sia in grado di riformarsi: se per farlo fosse sufficiente essere in errore e perdere un'elezione, ciò sarebbe accaduto negli anni ’90.
Intellettuali
conservatori: segui il denaro
Ma – naturalmente c'è un ‘ma’ – affermerei che essi e gli altri a destra hanno ancora enormi punti ciechi. Di fatti, questi punti ciechi sono così enormi da rendere le critiche quasi inutili come basi di una riforma. Perché se ignorate le radici vere, profonde dell'implosione intellettuale conservatrice, non darete mai un vero inizio alla ricostruzione.
Quali sono questi punti ciechi? Primo, la fede in un'età dell'oro che non è mai esistita. Secondo, un rifiuto affatto misterioso di riconoscere il ruolo enorme giocato dal denaro e dagli incentivi monetari nel promuovere le idee cattive.
Sul primo punto: dovremmo ripensare con nostalgia all'era nella quale intellettuali conservatori seri come Irving Kristol cercavano di capire il mondo, anziché trattare qualunque cosa come un esercizio politico in cui le idee erano lì soltanto per aiutare la loro squadra a vincere.
Ma non è stato mai così. Non prendete per buona la mia parola; prendete per buona la parola dello stesso Irving Kristol, nel suo libro “Neoconservatorismo: l'autobiografia di un'idea”. Kristol ha spiegato la sua adesione all'economia dal lato dell'offerta negli anni ’70: “Non ero sicuro dei suoi meriti economici, ma ne scorsi subito le possibilità politiche”. Questo giustificava un ”atteggiamento sdegnoso verso il deficit di bilancio e altri problemi finanziari o monetari”, perché “l'efficacia politica era la priorità, non le mancanze contabili del governo”.
In breve, non preoccupatevi se sia giusto purché sia politicamente utile. Lamentando che “gli opinionisti conservatori iniziarono a valutare la politica più di tutto il resto”, David descrive qualcosa che è successo molto prima di Reagan.
Ma non dovrebbero esserci lungo la via impatti con la realtà, idee politicamente convenienti cadute in disgrazia perché non funzionavano nella pratica? No – perché sbagliare nel modo giusto è sempre stata un'attività finanziariamente sicura. Lo vedo molto chiaramente in economia, in cui ci sono tre tipi di economisti: economisti professionali liberali, economisti professionali conservatori ed economisti conservatori professionali – la quarta scatola è più o meno vuota, perché i miliardari non sostengono con generosità i dilettanti a sinistra.
Ancora, come puoi solo cominciare a parlare di intellettuali conservatori senza discutere della fondazione della Heritage nel 1973, o del più o meno contemporaneo armamento di AEI come entità politica? Heritage in particolare è platealmente incompetente di economia – ricordate la pretesa che il piano Ryan avrebbe ridotto la disoccupazione al 2,8%, oppure il lavoro completamente abborracciato del capo economista sulla crescita del lavoro statale? Ma non importa: la fondazione ha un mucchio di soldi perché è favorevole ai tagli giganteschi delle tasse per i ricchi, e per questa merce la domanda non si esaurisce mai.
Ricordate inoltre che il negazionismo climatico è essenzialmente un'industria, finanziata da gruppi di interesse con un pacchetto azionario nella promozione della pseudo scienza. E questo significa un mercato per “intellettuali” conservatori che siano fondamentalmente contrari alla scienza.
Il punto è che il versante intellettuale del movimento conservatore è stato un'impresa corrotta per circa quattro decenni. Nei suoi primi anni poteva ricorrere a intellettuali di destra che avevano qualche reputazione precedente al di fuori del lavoro politico, ma per molto tempo ha contato su dilettanti fatti in casa. Non vedo ragione di credere che una simile impresa sia in grado di riformarsi: se per farlo fosse sufficiente essere in errore e perdere un'elezione, ciò sarebbe accaduto negli anni ’90.
(versione originale qui: http://krugman.blogs.nytimes.com/2016/10/28/conservative-intellectuals-follow-the-money/?_r=1 )
lunedì 21 novembre 2016
Ancora su Trump
Ancora due interventi su Trump, il primo di Ignacio Ramonet, noto giornalista e scrittore, ex-direttore de "Le Monde Diplomatique":
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-ramonet_le_7_proposte_di_donald_trump_che_i_media_hanno_censurato_e_spiegano_la_sua_vittoria/82_17795/
Dell'autore del secondo, Will Denayer, non so nulla, ma l'articolo sembra molto interessante:
http://vocidallestero.it/2016/11/16/la-sconfitta-della-clinton-la-vittoria-di-trump-unanalisi-progressista/
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-ramonet_le_7_proposte_di_donald_trump_che_i_media_hanno_censurato_e_spiegano_la_sua_vittoria/82_17795/
Dell'autore del secondo, Will Denayer, non so nulla, ma l'articolo sembra molto interessante:
http://vocidallestero.it/2016/11/16/la-sconfitta-della-clinton-la-vittoria-di-trump-unanalisi-progressista/
domenica 20 novembre 2016
Un dibattito interessante
Un dibattito interessante, di qualche tempo fa, iniziato con un articolo di Bagnai e Nordvig:
http://www.asimmetrie.org/op- ed/euro-exit-e-catastrofisti- qualche-dato-sul-debito/
proseguito poi con un intervento di vari economisti:
http://www.nextquotidiano.it/luscita-dalleuro-lehman-brothers-al-quadrato/
e con una replica di Gawronski:
http://www.ilfattoquotidiano. it/2016/11/19/uscire-dalleuro- non-e-impossibile-ma-e-molto- difficile-farlo-bene/3199818/
http://www.asimmetrie.org/op-
proseguito poi con un intervento di vari economisti:
http://www.nextquotidiano.it/luscita-dalleuro-lehman-brothers-al-quadrato/
e con una replica di Gawronski:
http://www.ilfattoquotidiano.
giovedì 17 novembre 2016
Riforma costituzionale e Unione Europea
Dal sito di a/simmetrie un interessante articolo di Massimo D'Antoni
http://www.asimmetrie.org/opinions/la-riforma-costituzionale-e-lunione-europea-perche-dobbiamo-preoccuparci/
http://www.asimmetrie.org/opinions/la-riforma-costituzionale-e-lunione-europea-perche-dobbiamo-preoccuparci/
lunedì 14 novembre 2016
"Poi vennero a prendere me"
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-11-14/sciopero-giornalisti-sole-24-ore--132743.shtml?uuid=AD2Pz6uB&refresh_ce=1
Massima solidarietà con dei lavoratori in lotta per la difesa del posto di lavoro, naturalmente. Mi permetto solo di consigliare ai combattivi giornalisti la rilettura di una celebre poesia o sermone:
https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_vennero
Massima solidarietà con dei lavoratori in lotta per la difesa del posto di lavoro, naturalmente. Mi permetto solo di consigliare ai combattivi giornalisti la rilettura di una celebre poesia o sermone:
https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_vennero
sabato 12 novembre 2016
Brancaccio su Trump
Un intervista su Brancaccio a proposito di quella che potrebbe essere la politica economica di Trump:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/brancaccio-il-liberismo-xenofobo-di-trump-non-aiutera-i-lavoratori-americani/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/brancaccio-il-liberismo-xenofobo-di-trump-non-aiutera-i-lavoratori-americani/
venerdì 11 novembre 2016
Bernie Sanders su Trump
http://vocidallestero.it/2016/11/10/bernie-sanders-pronto-a-lavorare-con-trump-per-migliorare-le-condizioni-delle-famiglie-lavoratrici/
Non me ne intendo di politica USA, ma credo che la disponibilità a lavorare con Trump, da parte di Sanders, sia solo una frase di cortesia. Più interessante è che anche Sanders riconosca ciò che tutte le persone intelligenti hanno capito, cioè che il voto per Trump è un voto di rabbia anti-establishment da parte di strati popolari stritolati dalla globalizzazione.
Non me ne intendo di politica USA, ma credo che la disponibilità a lavorare con Trump, da parte di Sanders, sia solo una frase di cortesia. Più interessante è che anche Sanders riconosca ciò che tutte le persone intelligenti hanno capito, cioè che il voto per Trump è un voto di rabbia anti-establishment da parte di strati popolari stritolati dalla globalizzazione.
giovedì 10 novembre 2016
"Momento Polanyi"
Dal sito di Sollevazione, un interessante articolo di Manolo Monereo
http://sollevazione.blogspot.it/2016/11/il-trionfo-di-trump-e-il-momento.html
http://sollevazione.blogspot.it/2016/11/il-trionfo-di-trump-e-il-momento.html
mercoledì 9 novembre 2016
Formenti su Trump
Fra i tanti commenti sulla vittoria di Trump mi sembra molto lucido questo di Carlo Formenti, che da tempo propone analisi condivisibili:
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/11/09/carlo-formenti-trump-la-rabbia-antisistema-e-leutanasia-delle-sinistre/#more-21296
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/11/09/carlo-formenti-trump-la-rabbia-antisistema-e-leutanasia-delle-sinistre/#more-21296
domenica 6 novembre 2016
L'identità vuota
Aldo Giannuli tocca un tema molto importante, quello dell'identità vuota della sinistra:
http://www.aldogiannuli.it/pci-pds-ds-pd/
Ne avevamo parlato a lungo, Bontempelli ed io, ne "La sinistra rivelata".
http://www.aldogiannuli.it/pci-pds-ds-pd/
Ne avevamo parlato a lungo, Bontempelli ed io, ne "La sinistra rivelata".
venerdì 4 novembre 2016
Clima: Parigi non basta
L'Unep, il programma ONU per l'ambiente, ci avverte che gli accordi raggiunti a Parigi nel dicembre 2015 sono insufficienti ad evitare un drammatico cambiamento climatico che porterà a "una evitabile tragedia umana":
http://www.dire.it/03-11-2016/86701-clima-onu-parigi-non-basta-tagliare-un-altro-25-da-emissioni-2030/
http://www.rinnovabili.it/ambiente/unep-accordo-di-parigi-666/
Uno studio su questi temi, pubblicato su "Nature", è segnalato qui:
http://www.lescienze.it/news/2016/06/30/news/aumentare_sforzi_accordo_di_parigi_riscaldamento_globale-3145144/
Il declino della nostra civiltà si sta annunciando con segnali sempre più chiari.
http://www.dire.it/03-11-2016/86701-clima-onu-parigi-non-basta-tagliare-un-altro-25-da-emissioni-2030/
http://www.rinnovabili.it/ambiente/unep-accordo-di-parigi-666/
Uno studio su questi temi, pubblicato su "Nature", è segnalato qui:
http://www.lescienze.it/news/2016/06/30/news/aumentare_sforzi_accordo_di_parigi_riscaldamento_globale-3145144/
Il declino della nostra civiltà si sta annunciando con segnali sempre più chiari.
giovedì 3 novembre 2016
Il senso della riforma costituzionale
Interessanti riflessioni di Maria Luisa Pesante:
http://sbilanciamoci.info/cosa-prevede-la-riforma-costituzionale/
http://sbilanciamoci.info/cosa-prevede-la-riforma-costituzionale/
sabato 29 ottobre 2016
Il futuro del capitalismo
Due interessanti analisi sul futuro del capitalismo:
http://francosenia.blogspot.it/2016/10/il-futuro-del-capitalismo-e-gia-passato.html
http://francosenia.blogspot.it/2016/10/non-una-lacrima-per-il-capitalismo.html
http://francosenia.blogspot.it/2016/10/il-futuro-del-capitalismo-e-gia-passato.html
http://francosenia.blogspot.it/2016/10/non-una-lacrima-per-il-capitalismo.html
martedì 25 ottobre 2016
Il tranello americano
Mi capita spesso di trovarmi d'accordo con le analisi di "Militant", come in questo caso:
http://www.militant-blog.org/?p=13697
Poi loro sperano nella "sinistra di classe", e questo ovviamente ristabilisce un certo distacco.
http://www.militant-blog.org/?p=13697
Poi loro sperano nella "sinistra di classe", e questo ovviamente ristabilisce un certo distacco.
lunedì 24 ottobre 2016
domenica 23 ottobre 2016
martedì 18 ottobre 2016
Conflitti interni ai ceti dominanti
Monti vota NO al referendum. Si possono leggere le considerazioni di Mazzei:
http://sollevazione.blogspot.it/2016/10/se-anche-monti-vota-no-di-piemme.html
Non c'è bisogno di dire che fra Renzi e Monti riesce difficile scegliere il peggiore.
http://sollevazione.blogspot.it/2016/10/se-anche-monti-vota-no-di-piemme.html
Non c'è bisogno di dire che fra Renzi e Monti riesce difficile scegliere il peggiore.
sabato 15 ottobre 2016
Il bavaglio
Segnaliamo un comunicato del Fronte Sovranista Italiano che tocca un argomento importante
http://appelloalpopolo.it/?p=23893
http://appelloalpopolo.it/?p=23893
venerdì 14 ottobre 2016
Una farsa istruttiva
Largamente condivisibile l'intervento di Leonardo Mazzei:
http://sollevazione.blogspot.it/2016/10/la-direzione-del-pd-una-farsa-molto.html
Mi permetto di sottolineare in particolare due passaggi:
"Quel che Renzi sta cercando di condurre in porto è l'affermazione del PD (...) come l'architrave imprescindibile di un regime sempre più autoritario".
"Il referendum del 4 dicembre segnerà in ogni caso uno spartiacque nella storia nazionale".
http://sollevazione.blogspot.it/2016/10/la-direzione-del-pd-una-farsa-molto.html
Mi permetto di sottolineare in particolare due passaggi:
"Quel che Renzi sta cercando di condurre in porto è l'affermazione del PD (...) come l'architrave imprescindibile di un regime sempre più autoritario".
"Il referendum del 4 dicembre segnerà in ogni caso uno spartiacque nella storia nazionale".
venerdì 7 ottobre 2016
Riflessioni su Foucault (P.Di Remigio)
Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri questo articolo su Foucault di Paolo Di Remigio. (M.B.)
Foucault
e il liberalismo.
La
sinistra è stata colta di sorpresa dal neoliberalismo; anziché
riconoscerlo come un programma criticabile, lo ha scambiato per una
svolta storica già accaduta, a cui rassegnarsi, a cui anzi i suoi
capi hanno prestato i propri servizi in modo da averne la piccola
ricompensa. Il grande merito delle lezioni del 1978-79 di Michel
Foucault al Collège de France1
è di avere colto la natura di programma del neoliberalismo,
rintracciandone la doppia radice nell'ordo-liberalismo tedesco della
scuola di Friburgo degli anni ’20 e nel successivo
anarco-liberalismo americano della scuola di Chicago, e narrandone
con grande accuratezza la storia. Chi leggesse il libro potrebbe
riconoscere nelle vecchie idee ordo-liberali non solo i principi
ispiratori dell'Unione Europea, ma la sua stessa retorica;
l'espressione «economia sociale di mercato», infine scivolata nel
trattato di Lisbona, è stata coniata là, in polemica con l'economia
keynesiana; l'adorazione ordo-liberale della concorrenza si è
insinuata nel trattato di Lisbona come definizione della natura
fortemente competitiva dell’Unione Europea2;
la stessa idea di reddito di cittadinanza che trasforma la
disoccupazione in occupabilità dei lavoratori ha la sua
genesi nella scuola di Friburgo. Dall'anarco-capitalismo americano è
invece influenzato, più che il moralismo europeista della
competitività, il capitalismo post-keynesiano in generale, che
pretende di fare dell'individuo, qualunque sia la sua condizione, un
imprenditore, e della sua attività, qualunque essa sia, un'impresa3.
Non
è il caso di riassumere il lavoro di Foucault: meglio leggerlo, anzi
studiarlo, per trarne il quadro dell'ideologia neoliberale nella sua
ossessiva pervasività; è invece il caso di chiedersi perché mai il
libro non sia diventato né un segnale d'allarme né un'arma di lotta
politica. La risposta può essere anticipata subito: Foucault
condivide con il neoliberalismo e con il marxismo il suo presupposto
più interno: l'identità di libertà e natura, ossia la
concezione che la libertà sia una proprietà originaria
dell'individuo fuori dal contesto politico, determinato cioè
come naturale. Perché la sua indagine avesse risonanza politica,
Foucault avrebbe dovuto esporre il neoliberalismo confrontandosi a
fondo con la natura dello Stato, mettendo in questione non solo il
liberalismo, ma lo stesso Marx, risalendo quindi a Hegel.
L'identità
di libertà e natura detta a Marx un'utopia della società civile. Se
nella «Questione ebraica» egli l'ha concepita come realtà ultima
del mondo etico, come struttura scissa, dilaniata dalla lotta
tra le classi che pone in contrasto individuo e società, la scelta
decisiva del suo materialismo storico è aver concepito il
superamento di questo contrasto, la conciliazione reale come
risultato del movimento interno della società civile:
sviluppando il sistema dei bisogni essa è già arrivata a un
livello di produttività che rende virtualmente superfluo lo
sfruttamento e la lotta di classe; il socialismo, coscienza di questa
superfluità, è anche la fine della lotta di classe, è la società
civile conciliata, l'individuo che ha nell'altro non più il suo
limite, ma la certezza di se stesso.
Con
tutto questo Marx non solo accetta una contraddizione: la
conciliazione reale è una conciliazione sperata, cioè irreale;
ma nel contempo rompe con Hegel, per il quale la società civile è
l'eticità essenzialmente estraniata da se stessa, cioè preda
di una conflittualità che nessun moto interno può comporre, la cui
negazione comporta perciò la negazione della società civile stessa,
ossia lo Stato. In questo pensiero Marx e con lui l'interno Novecento
filosofico hanno visto soltanto una mistificazione. A questa loro
valutazione sfugge però ciò che Hegel effettivamente intende, ossia
che la composizione della società civile è reale soltanto
sulla base dall'ostilità esterna: il conflitto della società civile
è realmente domato dallo Stato non per un suo arcano potere
magico, ma perché deve fronteggiare il rapporto potenzialmente
ostile con altri Stati4.
In una parola: è l'eventualità della guerra che smussa il conflitto
di classe e trasforma in Stato la società civile realizzandovi la
conciliazione che in essa è eternamente potenziale; è
l'esigenza di sovranità verso l'esterno che fonda la sovranità
verso l'interno, che cioè impedisce il radicalizzarsi della
differenza tra le classi, tra gli individui; ed è questa intima
connessione tra sovranità interna e sovranità esterna – non certo
un cedimento a impulsi crudeli5
–, che induce Hegel a riconoscere l'eticità della guerra.
Marx,
come del resto tutto il pensiero che potremmo definire ‘progressivo’,
nel quale rientrano il liberalismo e lo stesso Foucault, non ha
sensibilità per la guerra: la considera un epifenomeno del conflitto
di classe, destinato a volatilizzarsi con il socialismo, non
un'implicazione necessaria dell'essere individuale, che nel
suo stesso concetto è respingere l'altro, sua soppressione6
– su questo punto egli è lontanissimo dal realismo politico
iniziato da Machiavelli. Il pensiero ‘progressivo’ che dichiara
la nullità dell'universale a vantaggio dell'essere individuale, si
imprigiona nel contempo in un concetto edulcorato
dell'individualità: l'individualità non individuale, ma universale,
non respingente ma comunicativa, per cui i molti individui
sono una naturale attrazione reciproca e l'umanità è essenzialmente
pacifica. Di fronte all'immagine di questa individualità già
pacifica per sua natura, lo Stato, la cui prima funzione è fare
della moltitudine internamente repulsiva degli individui un
individuo, pacificarla, per metterla in grado di fronteggiare altre
società altrettanto individualizzate, appare l'origine unica della
violenza, che scomparirebbe con la sua scomparsa. In altri termini,
il pensiero ‘progressista’ sottrae all'individuo la sua
repulsività accollandola allo Stato e, con una coerenza che sfida il
senso della realtà, intravede nella fine dello Stato il trionfo
della pace.
giovedì 6 ottobre 2016
L'essenziale su Benigni
Giorgio Cremaschi dice l'essenziale sulle ultime uscite di Benigni
http://sollevazione.blogspot.it/2016/10/benigni-un-buffone-di-regime-di-giorgio.html
http://sollevazione.blogspot.it/2016/10/benigni-un-buffone-di-regime-di-giorgio.html
mercoledì 5 ottobre 2016
Paolo Di Remigio sulla riforma costituzionale
(Un breve intervento dell'amico Di Remigio sulla riforma. M.B.)
Nessuno
parla peggio della riforma costituzione di chi le è a favore. Per
elogiarla dice che accelererà i processi decisionali. Le decisioni
si prendono però dopo 'matura' riflessione e, a meno che non si sia
sul campo di battaglia, la decisione rapida è sempre quella
sbagliata. Il bicameralismo aveva questo fine, rallentare il processo
decisionale affinché il suo risultato fosse ben ponderato: la
lentezza è la virtù di chi sa decidere. Sostenere poi che i
problemi attuali dell'Italia siano
un effetto del 'ping-pong' tra le due Camere è quanto meno
avventato. Più probabile il contrario: i nostri problemi vengono
dall'irresponsabilità con cui un intero ceto dirigente ha deliberato
senza ben capire cosa stesse facendo e senza riflettere sulle
conseguenze, in fiduciosa obbedienza alle direttive della grande
finanza bancarottiera. Così hanno firmato il trattato di Maastricht
senza riflettere che il cambio fisso avrebbe cancellato la nostra
competitività e che i suoi parametri ci avrebbero condannato
all'austerità, hanno introdotto il pareggio del bilancio pubblico
senza pensare che esso vanificava l'impegno della Repubblica per la
piena occupazione; hanno votato la 'Buona scuola' senza indagare sui
danni già provocati dall'autonomia e il Jobs Act trascurando che
avrebbe depresso la domanda in un contesto di domanda già depressa.
La rapidità è la virtù di chi deve soltanto eseguire ordini.
domenica 2 ottobre 2016
Finanza e attacco alla Costituzione
Un'interpretazione di Forges Davanzati:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/nel-nome-di-j-p-morgan-le-ragioni-economiche-della-controriforma-costituzionale/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/nel-nome-di-j-p-morgan-le-ragioni-economiche-della-controriforma-costituzionale/
sabato 1 ottobre 2016
Grande giornalismo d'inchiesta
Poi si stupiscono del discredito che colpisce la categoria dei giornalisti.
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venerdì 30 settembre 2016
domenica 25 settembre 2016
Pillole di verità dal mainstream
Come abbiamo fatto notare più volte, le analisi che l'area antieuro proponeva anni fa sono ormai diventate mainstream. Un esempio è questo articolo sul Corriere, di Federico Fubini:
http://www.corriere.it/cultura/16_settembre_25/surplus-commerciale-tedesco-ea7b56b6-8286-11e6-8b8a-358967193929.shtml
Il passaggio più interessante è quello in cui Fubini dice che l'euro è una moneta sottovalutata per la Germania e sopravvalutata per Italia e Francia, ma aggiunge che "la soluzione non può essere la rottura dell'euro". E allora quale mai sarà la soluzione? Fubini non lo dice, perché ovviamente non c'è nessun'altra soluzione, almeno nessuna politicamente praticabile nelle condizioni date.
Intanto, in attesa che qualcuno trovi la soluzione alternativa che Fubini non sa indicare, la situazione continua a peggiorare:
http://www.corriere.it/economia/16_settembre_24/crescita-dimezzata-vincoli-ue-337a00b4-8297-11e6-8b8a-358967193929.shtml
http://www.corriere.it/cultura/16_settembre_25/surplus-commerciale-tedesco-ea7b56b6-8286-11e6-8b8a-358967193929.shtml
Il passaggio più interessante è quello in cui Fubini dice che l'euro è una moneta sottovalutata per la Germania e sopravvalutata per Italia e Francia, ma aggiunge che "la soluzione non può essere la rottura dell'euro". E allora quale mai sarà la soluzione? Fubini non lo dice, perché ovviamente non c'è nessun'altra soluzione, almeno nessuna politicamente praticabile nelle condizioni date.
Intanto, in attesa che qualcuno trovi la soluzione alternativa che Fubini non sa indicare, la situazione continua a peggiorare:
http://www.corriere.it/economia/16_settembre_24/crescita-dimezzata-vincoli-ue-337a00b4-8297-11e6-8b8a-358967193929.shtml
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giovedì 22 settembre 2016
Sincerità
Alessandra Daniele pubblica le sue "schegge taglienti" sulla rivista online "Carmilla". A volte è geniale, come in questo caso
https://www.carmillaonline. com/2016/09/11/sincerita- italiana/
https://www.carmillaonline.
mercoledì 21 settembre 2016
Bene
Ogni tanto, molto raramente, c'è una buona notizia, e ci sembra giusto segnalarla. Speriamo che non ci siano ripensamenti.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/09/21/news/olimpiadi_gia_pronta_la_mozione_della_raggi_per_dire_no_alla_candidatura-148225872/?ref=HREA-1
http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/09/21/news/olimpiadi_gia_pronta_la_mozione_della_raggi_per_dire_no_alla_candidatura-148225872/?ref=HREA-1
martedì 20 settembre 2016
Litigi veri o finti?
Una condivisibile analisi di Leonardo Mazzei:
http://sollevazione.blogspot.it/2016/09/il-fumo-e-larrosto-di-bratislava-di.html
http://sollevazione.blogspot.it/2016/09/il-fumo-e-larrosto-di-bratislava-di.html
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lunedì 19 settembre 2016
La rivolta per i compiti a casa (P.Di Remigio)
(Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo di Paolo Di Remigio sul tema dei compiti a casa, del quale abbiamo parlato qui. M.B.)
Forse
il rifiuto di fare i compiti per le vacanze voleva essere un ultimo
gesto contro l'autorità della scuola1
– in ogni caso è sprofondato nelle sabbie mobili di una
imperturbata tolleranza: la scuola non ha reagito punitivamente;
configurata infatti secondo il modello dell'ospizio, come potrebbe
scomporsi se un suo cliente non segue delle prescrizioni dettate più
dall'abitudine che dalla convinzione? Rifiutarle, anziché essere un
atto di coraggiosa rottura, somiglia piuttosto all'accanimento contro
un corpo senza vita; e solo per questo trova un'eco nella stampa
italiana. Essa infatti sopravvive offrendo ai suoi lettori, anziché
informazioni, soddisfazioni occulte dei loro desideri2
e alimentando il sentimento di sé dell'ignoranza; il dilettantismo,
l'incapacità di argomentare, l'incolta soggettività che si riduce
ad avere se stessa come unico oggetto, possono acquisire nei suoi
articoli un'aria di importanza.
Al
padre che non ha fatto fare i compiti estivi al figlio perché lo ha
impegnato in tante bellissime attività, si poteva obiettare che lo
svolgimento di quei compiti non precludeva quello delle bellissime
attività, che le lunghe giornate estive offrono tempo per quelli e
per queste, che in generale durante le vacanze non solo ci si diverte
e riposa, ma ci si lava, si pulisce casa, si cucina come quando si
lavora – che insomma il rifiuto è del tutto pretestuoso dal punto
di vista pratico. Dietro l'inconsistenza pratica del rifiuto sarebbe
allora apparsa una sublime quaestio juris, il principio per
cui gli insegnanti devono insegnare ciò che hanno da insegnare nei
limiti del tempo-scuola loro concesso, e non devono esorbitare sui
pomeriggi e sui giorni di vacanze. In questa prospettiva il lavoro
domestico degli alunni appare una corvée imposta dal mancato
lavoro scolastico di insegnanti infingardi – un capitolo nel lungo
romanzo della corruzione e delle inadempienze dei lavoratori
pubblici. È per questo che nel rifiuto dei compiti a casa si avverte
un certo tono da denuncia al tribunale amministrativo o almeno quello
della rivendicazione sindacale. Toni del tutto fuori luogo: quanto
alla rivendicazione sindacale, forse non è superfluo ricordare che
essa è legittima per i produttori di ricchezza, per i lavoratori,
che gli studenti, benché ugualmente lavoratori, non producono
tuttavia ricchezza, che, anzi, la scuola costa alla famiglia e
alla collettività, che dunque ogni consegna scolastica non ha nulla
a che fare con l'estorsione di lavoro non pagato; quanto alla
denuncia del presunto illecito, essa si basa sulla grossolana
ignoranza dei fatti elementari della didattica. Innanzitutto,
la richiesta di limitare il lavoro scolastico a scuola
presuppone la convinzione discutibilissima che questo lavoro non
offra strumenti di applicabilità universale, in grado di
rendere l'individuo adeguato ai problemi di ogni ambito
vitale, che cioè le cose imparate a scuola per principio
servano solo a scuola e a null'altro. Se fosse così, allora sarebbe
meglio abolire del tutto l'obbligo scolastico – certi ambienti
neoliberali non si augurano di meglio. In secondo luogo, il rifiuto
di lavorare a casa implica la convinzione che il lavoro senza la
presenza dell'insegnante possa e debba essere
sostituito dal lavoro con la presenza dell'insegnante. Mentre la
prima convinzione equivale al rozzo pregiudizio dell'inutilità del
pensiero teorico, la seconda convinzione nasce dai profondi equivoci
che dominano la didattica da quando vi è stato importato il modello
anglosassone – quello che in ottemperanza all'anarco-liberalismo fa
dell'alunno un cliente.
Non
è questo il luogo di confutare il rifiuto della teoresi – lo ha
già fatto la storia del mondo. Può essere invece utile ricordare
che dalla frequenza della scuola l'alunno deve trarre competenze
– deve saper parlare, scrivere, capire e risolvere problemi in
generale – e che l'insegnante può dare molto ma, disgraziatamente,
non le competenze, perché queste non possono essere trasmesse
magicamente, ma ognuno se le forma a partire dal proprio lavoro
privato e nella misura estensiva (quanto tempo) e intensiva (con
quanta accuratezza) in cui lo svolge. Compito della scuola è 1.
scegliere, ordinare e illustrare i contenuti scientifici, 2.
prescrivere, correggere e valutare le esercitazioni. Si vede subito
che l'insegnante è protagonista del primo punto, che lo studente lo
è del secondo. Lo svolgimento puntuale del primo, per quanto
stimolante e creativo sia stato, equivale a «scrivere sull'acqua»,
come scrive Hegel nel brano proposto più sotto, se non gli si
accompagna lo svolgimento altrettanto puntuale del secondo, che è
compito individuale, solitario, dell'alunno. L'insegnante non
può imparare al posto dell'alunno, né lo può fare un alunno al
posto dell'altro, come accade di solito nei lavori di gruppo; può
stimolarlo con la sua scienza e creatività, può obbligarlo con la
minaccia delle valutazioni negative – in ogni caso l'alunno diventa
competente con il proprio lavoro, esercitandosi.
Il
frammento seguente, tratto dal discorso che Hegel in qualità di
rettore tenne il 14 settembre 1810 al Ginnasio di Norimberga,
contribuirà a sollevare il velo che la pigrizia torna eternamente a
stendere sugli elementi di ogni azione didattica.
«Affinché
per gli studenti la lezione impartita a scuola diventi fruttuosa,
affinché per suo tramite facciano effettivi progressi, la loro
diligenza privata è necessaria quanto la stessa lezione …
Nulla è più essenziale che perseguire con ogni severità e
sottomettere a un regolamento inesorabile il vizio della negligenza,
del ritardo o dell'omissione dei lavori, così che la consegna
puntuale del compito diventi qualcosa di immancabile come il sorgere
del sole. Questi lavori sono importanti non solo perché quanto
appreso a scuola si imprima più saldamente con la ripetizione, ma
soprattutto perché la gioventù sia condotta, oltre il nudo
recepire, all'occupazione attiva, al proprio sforzo. Infatti
l'apprendere come nudo recepire e memorizzare è un aspetto molto
incompleto dell'istruzione. Viceversa, la tendenza dei giovani a
ritrarsi nel proprio punto di vista e a disprezzare l'oggetto è
altrettanto unilaterale e va tenuta con cura lontana da essi. Per
tutti i primi quattro anni di apprendimento gli allievi di Pitagora
dovevano tacere, cioè non avere o manifestare proprie idee e
pensieri; infatti il fine principale dell'educazione è che siano
estirpati pareri, pensieri e riflessioni che la gioventù può avere
e fare, e il modo in cui può farseli da sé; come la volontà, anche
il pensiero deve iniziare dall'obbedienza. Se però l'imparare si
limitasse a un nudo recepire, l'effetto non sarebbe molto migliore
dello scrivere frasi sull'acqua; infatti non il riceverla, ma
soltanto l'attività dell'afferrarla e la facoltà di riutilizzarla
fanno di una nozione una nostra proprietà. Se invece la tendenza va
soprattutto all'affermare la propria superiorità sull'oggetto, nel
pensiero non arrivano mai disciplina ed ordine, nella conoscenza non
arrivano nesso e coerenza. È dunque necessario che al ricevere sia
aggiunto il proprio sforzo, non come un creare inventivo, ma come
applicazione dell'appreso, come tentativo di cavarsela per suo
tramite con altri casi singoli, con altro materiale concreto. La
natura di ciò che si insegana negli istituti scolastici, a partire
dalle prime determinazioni grammaticali, non è una serie di fenomeni
sensibili, isolati, ciascuno dei quali valga solo per sé e sia
soltanto oggetto dell'intuire e del rappresentare o della memoria, ma
è in primo luogo una serie di regole, di determinazioni universali,
di pensieri e leggi. In questi la gioventù acquisisce subito
qualcosa che essa può applicare e un materiale a cui può applicarlo
– strumenti e armi per cimentarsi con il singolo, una capacità di
venirne a capo. – La natura del materiale e la modalità di
istruzione, che non è inculcare una collezione di casi singoli, una
folla di parole e locuzioni, ma è un procedere interattivo tra
singolo e universale, conferisce all'apprendere … il carattere
dello studio …»3.
1
Per i primi gesti cfr. l'interessante
intervista rilasciata da Luigi Bobbio e contenuta al minuto 21:20
del seguente filmato
http://www.raistoria.rai.it/articoli/litalia-della-repubblica-studenti-e-operai-in-lotta/33654/default.aspx
2 «Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili». (Romani 8,26)
3
Il testo che abbiamo tradotto è contenuto in Hegel,
Nürnberger und Heidelberger Schriften, Suhrkamp Verlag, Frankfurt
am Main, 1970, pp. 331-333.
domenica 18 settembre 2016
venerdì 16 settembre 2016
Nel paese dei balocchi
Da qualche tempo si discute sul grave problema dei compiti a casa. Molti genitori e qualche insegnante ne teorizzano il rifiuto. L'ultima di queste discussioni, in ordine di tempo, è nata dalla lettera di un padre, pubblicata su facebook, che informava gli insegnanti della propria decisione di non far fare i compiti delle vacanze al figlio:
http://www.huffingtonpost.it/2016/09/13/lettera-di-un-papa-contro-i-compiti-per-le-vacanze_n_11989058.html
Non c'è niente di nuovo, naturalmente, nel rifiuto della fatica e della disciplina che comporta l'acquisizione del sapere. E' ovvio che è più divertente fare le cose divertenti, che è più interessante fare le cose per le quali proviamo un interesse immediato. Di tutto ciò ha parlato uno dei testi fondamentali della cultura occidentale, "Le avventure di Pinocchio", quando Collodi descrive il paese del balocchi. Un posto che ovviamente è molto più divertente e interessante della scuola. Collodi sapeva però la verità che i genitori e gli insegnanti di cui si discorre hanno dimenticato, o non hanno proprio mai saputo: il paese dei balocchi ha uno scopo preciso, quello di trasformare i nostri figli in somari bastonati e sfruttati. Fossi complottista, mi verrebbe da dire che l'attenzione mediatica che si dà a iniziative come quella del padre di cui sopra, è il risultato di un piano per trasformare l'Italia in un paese di somari bastonati e sfruttati. Ma il complottismo è sbagliato, e la verità è più semplice e più triste: siamo già un popolo di somari bastonati e sfruttati. È per questo che sui giornali trovano spazio queste discussioni, ma non c'è un dibattito serio sull'euro. È per questo che ci teniamo l'orribile classe politica di destra e di sinistra. È per questo che il nostro paese cade a pezzi.
http://www.huffingtonpost.it/2016/09/13/lettera-di-un-papa-contro-i-compiti-per-le-vacanze_n_11989058.html
Non c'è niente di nuovo, naturalmente, nel rifiuto della fatica e della disciplina che comporta l'acquisizione del sapere. E' ovvio che è più divertente fare le cose divertenti, che è più interessante fare le cose per le quali proviamo un interesse immediato. Di tutto ciò ha parlato uno dei testi fondamentali della cultura occidentale, "Le avventure di Pinocchio", quando Collodi descrive il paese del balocchi. Un posto che ovviamente è molto più divertente e interessante della scuola. Collodi sapeva però la verità che i genitori e gli insegnanti di cui si discorre hanno dimenticato, o non hanno proprio mai saputo: il paese dei balocchi ha uno scopo preciso, quello di trasformare i nostri figli in somari bastonati e sfruttati. Fossi complottista, mi verrebbe da dire che l'attenzione mediatica che si dà a iniziative come quella del padre di cui sopra, è il risultato di un piano per trasformare l'Italia in un paese di somari bastonati e sfruttati. Ma il complottismo è sbagliato, e la verità è più semplice e più triste: siamo già un popolo di somari bastonati e sfruttati. È per questo che sui giornali trovano spazio queste discussioni, ma non c'è un dibattito serio sull'euro. È per questo che ci teniamo l'orribile classe politica di destra e di sinistra. È per questo che il nostro paese cade a pezzi.
La storia infinita
Le politiche austeritarie riproducono se stesse, all'infinito:
http://www.repubblica.it/economia/2016/09/15/news/crisi_portogallo-147779935/?ref=HRLV-4
http://vocidallestero.it/2016/09/07/zerohedge-un-altro-stallo-greco-leuropa-rifiuta-i-soldi-ad-atene-finche-le-riforme-non-saranno-adottate/
http://www.repubblica.it/economia/2016/09/15/news/crisi_portogallo-147779935/?ref=HRLV-4
http://vocidallestero.it/2016/09/07/zerohedge-un-altro-stallo-greco-leuropa-rifiuta-i-soldi-ad-atene-finche-le-riforme-non-saranno-adottate/
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lunedì 12 settembre 2016
Un'intervista a Bagnai
Segnaliamo una bella intervista a Bagnai
http://www.ilpopulista.it/news/6-Settembre-2016/4665/alberto-bagnai-l-eurozona-sta-andando-a-picco-la-catastrofe-e-l-euro-non-la-brexit.html
http://www.ilpopulista.it/news/6-Settembre-2016/4665/alberto-bagnai-l-eurozona-sta-andando-a-picco-la-catastrofe-e-l-euro-non-la-brexit.html
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sabato 10 settembre 2016
Le assurdità della "deforma" costituzionale
Un video ben fatto, che si limita essenzialmente a leggere il testo di uno degli articoli sui quali si voterà al referendum
https://www.youtube.com/watch? v=9lkIvhy8K-U
https://www.youtube.com/watch?
giovedì 8 settembre 2016
III Forum No Euro
Segnaliamo l'importante iniziativa
http://sollevazione.blogspot.it/2016/08/eccolo-il-iii-forum-no-euro-programma.html
http://sollevazione.blogspot.it/2016/08/eccolo-il-iii-forum-no-euro-programma.html
domenica 4 settembre 2016
Qualche osservazione sull'intervento di Cesaratto (P.Di Remigio)
(Riceviamo e volentieri pubblichiamo uno scritto di Paolo Di Remigio a proposito dell'intervento di Cesaratto che abbiamo segnalato sul blog. M.B.)
L'intervento
di Cesaratto, «Il proletariato (non) ha nazione …»1,
largamente condivisibile, anzi illuminante in molti punti, nella sua
prima parte non sembra spingere abbastanza in profondità la critica
della sinistra e forse anche questo contribuisce a rendere oggi, come
scrive lo stesso Cesaratto, «maledettamente difficile» la
«prospettiva politica di cambiamento».
Un
primo eccesso di delicatezza appare rispetto alla citazione di
Gallisot: «Proprio perché la classe operaia è priva di proprietà,
non è più lacerata dai limiti dell’interesse privato, diventa per
ciò stesso suscettibile di solidarietà». Questa proposizione
contiene un doppio, grave errore: 1. Sembra credere che la proprietà
privata sia incompatibile con la solidarietà; ma nessun proprietario
privato è soltanto proprietario privato; egli è anche membro
di una famiglia, a cui è legato dalla più forte delle solidarietà,
cioè dall'affetto; inoltre è membro di uno Stato a cui paga (in
qualche misura) le tasse e presta, se necessario, servizio militare,
e queste sono forme concrete della solidarietà con cui è prodotta
la res publica. 2. Sembra credere che l'essere priva di
proprietà renda particolarmente «suscettibile di solidarietà» la
classe operaia; invece è evidente proprio il contrario, che la
necessità di dover fronteggiare da una posizione debole la lotta per
la vita nella società civile può solo facilitare l'assunzione di
stili di vita egoistici. Gli interessi egoistici, infatti, non
terminano con la proprietà privata: l'interesse a trovare un lavoro
decente mette in competizione i proletari in modo più duro che i
borghesi. La proposizione di Gallisot è insomma del tutto
immotivata, un desiderio scambiato per realtà.
Vediamo
ora cosa risponda Cesaratto. Egli ricorda giustamente che le classi
operaie delle diverse nazioni sono in concorrenza a. in quanto
partecipano indirettamente alla concorrenza tra i diversi capitalismi
nazionali; b. in quanto sono esposti alla concorrenza dei lavoratori
immigrati; ma dimentica che il salario, il prezzo della forza lavoro,
si forma sulla base della concorrenza tra i lavoratori. Eppure nella
stessa citazione di Marx riportata qualche riga sotto si trova una
smentita indiretta del mito della solidarietà operaia: « …
per poter combattere … la classe operaia si deve organizzare nel
proprio paese, in casa propria, come classe …». Ossia,
prima la classe operaia è una pluralità di operai in
concorrenza che ha, certo, interessi comuni, ma che tuttavia
non agisce secondo questi interessi comuni, che dunque restano
in sé, potenziali, che possono unirla, ma non
la uniscono ancora; poi questa pluralità in concorrenza
rinuncia alla propria dispersione atomistica, si organizza,
cioè ogni atomo diventa membro di una unità, e questa unità
è la classe come classe, come realtà e non più solo
semplice possibilità. Il superamento della dispersione, l'unità,
non può dunque essere mai concepita come già data in natura:
è sempre una costruzione intelligente e questa costruzione è stata
storicamente il partito. La classe operaia si trova cioè
nella medesima situazione di un popolo, che, certo, ha lingua,
abitudini comuni, ma nel contempo ha interessi differenti che creano
concorrenza, conflitto. Presupporre una solidarietà operaia e
una conflittualità statale, attendersi da quella il
superamento di questa, è uno dei pregiudizi inspiegabili in termini
razionali, che paralizzano tutta l'attuale sinistra e rendono
maledettamente difficili le prospettive politiche di cambiamento.
Un
secondo eccesso di delicatezza nell'intervento di Cesaratto appare
nel riferimento a Gellner. Secondo costui: « … l’emergere delle
entità nazionali (è stato) funzionale allo sviluppo capitalistico».
In effetti, però, il capitalismo non ha creato gli Stati nazionali,
li ha trovati, e solo con estrema lentezza li ha piegati alle
sue esigenze, peraltro non univoche ma contrastanti. Lo Stato
nazionale e lo Stato moderno in generale vengono alla luce nel basso
medioevo, per opera delle monarchie europee, cui la
nobiltà feudale, costrettavi dalle insubordinazioni contadine,
consente di esercitare un potere che prende progressivamente
carattere pubblico. Questa storia autonoma dello Stato
nazionale è trascurata dalla filosofia della storia marxista nella
misura in cui, come vede bene Cesaratto, essa lo concepisce come
falsa coscienza, evidentemente sulla fragile base della presunta
naturalezza della solidarietà operaia. Occorre l'antistatalismo di
von Hayek per riportare qualche marxista a una visione più
equilibrata dello Stato. Anche qui però non si verifica una
discussione sui presupposti. La prospettiva statale è fatta propria,
controvoglia, dal marxista Davidson, in contrasto con la prospettiva
delle entità sovranazionali che von Hayek auspica in odio alle
politiche statali redistributive. Questa riappropriazione trascura
però che le entità sovranazionali non sono nulla di nuovo sotto il
sole, e hanno un nome preciso. Le entità politiche in generale sono
di due specie: gli Stati, in cui virtualmente tutti godono gli
stessi diritti, qualunque ne sia l'estensione; gli imperi, in cui una
etnia gode di più diritti a spese delle altre. La UE non è
un'entità sovranazionale hayekiana, è il nome dell'imperialismo
regionale della Germania, che opera entro l'imperialismo globale
statunitense. Lo svuotamento dei poteri dello Stato all'interno
dell'entità sovranazionale di cui parla Hayek, tale da privare gli
Stati di capacità redistributive, vale dunque non in generale, ma
soltanto per le etnie assoggettate: gli operai tedeschi nella
UE non vivono i drammi della disoccupazione e della povertà propri
degli operai delle «entità» colonizzate – insieme alle merci la
Germania ha esportato anche la disoccupazione. Proprio questo rende
una stupida velleità ogni discorso sulla classe operaia europea,
ogni speranza su una solidarietà cosmopolita o internazionalista tra
colonizzatori e colonizzati. Così la lotta contro l'entità
sovranazionale hayekiana non è che lotta contro l'imperialismo, e
come tutte le lotte anti-imperialiste va condotta in nome dello
Stato-nazione. Senza troppe riserve mentali.
1
Cfr.
http://politicaeconomiablog.blogspot.it/2016/08/il-proletariato-non-ha-nazione.html#more
venerdì 2 settembre 2016
La Grecia è stata il prologo
Un'intervista di grande interesse all'economista greco Elias Ioakimoglou
http://znetitaly.altervista.org/art/20775
http://znetitaly.altervista.org/art/20775
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giovedì 1 settembre 2016
Qualcosa sta cambiando
(Ho scattato queste foto in corso Armellini a Genova, qualche giorno fa. Gli "ultras Tito 1969" sono un gruppo della tifoseria sampdoriana. Non so che riferimenti politici abbiano, se ne hanno. Fino a non molto tempo fa, la comparsa di scritte simili era abbastanza impensabile, credo. Forse qualcosa sta cambiando. M.B.)
lunedì 29 agosto 2016
Un discorso di Hegel
(Nel
1808 Hegel assunse l'incarico di rettore del Ginnasio di Norimberga.
Nel settembre del 1809, a conclusione del primo anno scolastico,
tenne il seguente discorso sul significato degli studi classici.
Paolo Di Remigio ci propone questa traduzione commentata. Leggendola siamo stato colpiti dalla lucidità e dall'attualità delle parole di Hegel su cosa siano cultura ed educazione. Per questo ci sembra interessante proporvelo. Ringraziamo l'amico Di Remigio per questa opportunità. Il testo appare anche su "Appello al popolo". M.B.)
Questa città ha riconosciuto il bene di un nuovo ordinamento scolastico con tanta più vivacità quanto maggiore e più universalmente sentito era il bisogno di un cambiamento2.
Il nuovo Istituto ha poi avuto il vantaggio di seguire Istituti non nuovi, ma antichi, durati più secoli; così gli è si potuta connettere la pronta rappresentazione di una lunga durata, di una permanenza, e la fiducia corrispondente non è stata disturbata dal pensiero opposto che il nuovo ordinamento sia qualcosa di soltanto fuggevole, di sperimentale, – un pensiero che spesso, in particolare quando si fissa negli animi di coloro ai quali è affidata l'esecuzione immediata, finisce con lo svilire di fatto un ordinamento a un mero esperimento3.
Un motivo interno di fiducia è però che, nel migliorare ed estendere essenzialmente il tutto, il nuovo Istituto ha conservato il principio dell'antico e ne è soltanto una prosecuzione. Ed è notevole che questa circostanza costituisca il caratteristico e l'eccellenza del nuovo ordinamento4.
Poiché l'anno scolastico che si conclude è il primo e la storia del nostro Istituto in questo anno è la storia del suo sorgere5, è troppo vicino il pensiero di tutto il suo piano e del suo fine, perché possiamo distoglierne la nostra attenzione e dirigerla già a suoi casi singoli. Poiché la cosa stessa è appena nata, la sua sostanza tiene ancora occupate la curiosità e la riflessione pensante. Quanto c'è di singolo, poi, in parte è noto dagli annunci pubblici; in parte è contenuto insieme all'ulteriore dettaglio (che cosa e come e a quanti alunni sia stato insegnato quest'anno), nel catalogo scolastico stampato che sarà distribuito al pubblico. Mi sia dunque consentito, all'alta presenza di Sua Eccellenza e di questa eminente assemblea, di attenermi al principio del nostro Istituto e di esporre alcuni pensieri generali sulla sua condizione, sulla sua struttura e sul loro senso, per quello che l'attività dispersiva che in questo momento il mio ufficio porta con sé mi permette di mettere insieme6.
Lo spirito e il fine del nostro Istituto è la preparazione allo studio teorico, una preparazione che è costruita sulla base dei Greci e dei Romani. Da qualche millennio è questo il terreno su cui è impiantata, da cui è germogliata e con cui è stata in costante rapporto ogni cultura. Come gli organismi naturali, piante e animali, si svincolano dalla gravità, ma non possono abbandonare questo elemento della loro essenza, così ogni arte e scienza è cresciuta su quel terreno; e sebbene sia diventata autonoma, non si è liberata dal ricordo di quell'antica formazione. Come Anteo rinnovava le sue forze al contatto con la Madre Terra, così ogni nuovo slancio e vigore della scienza e della cultura è sorto dal ritorno all'antichità7.
Come però è importante la conservazione di questo terreno, così è essenziale il cambiamento della sua situazione di un tempo. Quando ci si accorge di ciò che di insufficiente e di nocivo hanno i principi e gli ordinamenti antichi, e i mezzi e gli fini educativi ad essi legati, il primo pensiero che emerge è la loro completa eliminazione. Invece la saggezza delle Autorità, superiore a questo rimedio di facile apparenza, soddisfa nel modo più vero l'esigenza del nostro tempo, perché pone l'antico in un rapporto nuovo col tutto e così non solo ne conserva l'essenziale, ma lo muta e lo rinnova8.
venerdì 26 agosto 2016
Le grida
Dopo l'ennesimo disastro, le solite sacrosante parole di buon senso:
http://www.huffingtonpost.it/ 2016/08/24/mario-tozzi_n_ 11672740.html?utm_hp_ref=italy
http://sollevazione.blogspot.it/2016/08/scosse-che-altrove-non-uccidono.html
Parole sacrosante che non porteranno a nulla, grida manzoniane, come negli infiniti disastri precedenti, perché soltanto una classe politica degna di questo nome potrebbe farne buon uso. Ma quella che abbiamo in Italia non è una classe politica, come abbiamo tante volte ripetuto, ma un ceto affaristico-delinquenziale unicamente interessato ai propri meschini interessi personali.
Aggiungiamo, a completamento, altre sacrosante parole, dovute a Bagnai, anche se i nostri lettori sicuramente le conoscono già:
http://goofynomics.blogspot.it/2016/08/amatrice-dormitio-virginis.html
http://goofynomics.blogspot.it/2016/08/qed-66-le-asimmetrie-europee.html
http://www.huffingtonpost.it/
http://sollevazione.blogspot.it/2016/08/scosse-che-altrove-non-uccidono.html
Parole sacrosante che non porteranno a nulla, grida manzoniane, come negli infiniti disastri precedenti, perché soltanto una classe politica degna di questo nome potrebbe farne buon uso. Ma quella che abbiamo in Italia non è una classe politica, come abbiamo tante volte ripetuto, ma un ceto affaristico-delinquenziale unicamente interessato ai propri meschini interessi personali.
Aggiungiamo, a completamento, altre sacrosante parole, dovute a Bagnai, anche se i nostri lettori sicuramente le conoscono già:
http://goofynomics.blogspot.it/2016/08/amatrice-dormitio-virginis.html
http://goofynomics.blogspot.it/2016/08/qed-66-le-asimmetrie-europee.html
mercoledì 24 agosto 2016
Non c'è stato il diluvio
Uno degli argomenti dei sostenitori del sì, nella prossima campagna referendaria, sarà probabilmente quello della paura di conseguenze economiche negative, nel caso di vittoria del no. Può essere utile allora segnalare questo articolo pubblicato sul "Guardian", e tradotto da "Voci dall'estero", che mostra come le analoghe previsioni di sventura, in riferimento al referendum inglese, siano state smentite.
lunedì 22 agosto 2016
Il proletariato e la nazione
Un bell'intervento di Sergio Cesaratto:
http://politicaeconomiablog.blogspot.it/2016/08/il-proletariato-non-ha-nazione.html#more
http://politicaeconomiablog.blogspot.it/2016/08/il-proletariato-non-ha-nazione.html#more
domenica 21 agosto 2016
L'Occidente è liberale?
Segnalo da "Militant" un articolo che condivido largamente
http://www.militant-blog.org/?p=13518
D'accordo, sono polemiche estive e fra poco avremo altro di cui occuparci. Mi sembra però rilevante un aspetto di queste vicende: è banale osservare che fra i principi fondamentali della civiltà liberale vi è quello per il quale ciascuno è libero di fare quello che vuole finché non lede la libertà altrui. Il corollario è ovviamente che ciascuno va vestito come gli pare, con blandi vincoli di rispetto del "comune senso del pudore" (e il "burkini" non crea certo problemi di questo tipo!) e di eventuali norme di sicurezza (che sono l'unico fondamento sensato al divieto di coprire il volto in luoghi pubblici). Insomma, questo tipo di polemiche sarebbe semplicemente impensabile all'interno dei riferimenti mentali della civiltà liberale, per come l'abbiamo conosciuta. Quello che voglio suggerire è che questo tipo di polemiche estive rappresenti un altro piccolo segnale del declino di tale civiltà.
http://www.militant-blog.org/?p=13518
D'accordo, sono polemiche estive e fra poco avremo altro di cui occuparci. Mi sembra però rilevante un aspetto di queste vicende: è banale osservare che fra i principi fondamentali della civiltà liberale vi è quello per il quale ciascuno è libero di fare quello che vuole finché non lede la libertà altrui. Il corollario è ovviamente che ciascuno va vestito come gli pare, con blandi vincoli di rispetto del "comune senso del pudore" (e il "burkini" non crea certo problemi di questo tipo!) e di eventuali norme di sicurezza (che sono l'unico fondamento sensato al divieto di coprire il volto in luoghi pubblici). Insomma, questo tipo di polemiche sarebbe semplicemente impensabile all'interno dei riferimenti mentali della civiltà liberale, per come l'abbiamo conosciuta. Quello che voglio suggerire è che questo tipo di polemiche estive rappresenti un altro piccolo segnale del declino di tale civiltà.
sabato 20 agosto 2016
Un commento di Mazzei
Un commento di Mazzei a proposito dell'inizio della "campagna d'autunno", che abbiamo segnalato qui,
http://sollevazione.blogspot.it/2016/08/referendum-era-previsto-giocano-la.html
http://sollevazione.blogspot.it/2016/08/referendum-era-previsto-giocano-la.html
venerdì 19 agosto 2016
Ancora Stiglitz
Ancora sul libro di Stiglitz, segnalo questo intervento di J.Sapir, dal solito benemerito "Voci dall'estero". Risale a qualche mese fa, ma mi pare attuale.
http://vocidallestero.it/2016/03/04/sapir-king-stiglitz-e-leuro/
http://vocidallestero.it/2016/03/04/sapir-king-stiglitz-e-leuro/
giovedì 18 agosto 2016
Siamo sempre più mainstream...
Alcuni articoli sul libro di Stiglitz, uscito nei giorni scorsi, critico nei confronti dell'euro. Si noti come gli articoli sul "Fatto" e sul "Foglio" si limitino in sostanza a riportare le tesi dell'autore, e come al contrario quello della "Stampa" sia tutto intessuto di critiche larvate e osservazioni sminuenti.
http://www.ilfoglio.it/economia/2016/08/01/il-fallimento-delleuro-spiegato-dal-premio-nobel-stiglitz___1-v-145298-rubriche_c399.htm
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/17/euro-stiglitz-doveva-portare-prosperita-ha-fatto-lopposto-ora-abbandonarlo-o-crearne-uno-per-il-sud-europa/2980000/
http://www.lastampa.it/2016/08/17/economia/il-nobel-stiglitz-processa-leuro-il-futuro-senza-germania-e-grecia-ONXfLXICGAaYnwsqpbnqMK/pagina.html
http://www.ilfoglio.it/economia/2016/08/01/il-fallimento-delleuro-spiegato-dal-premio-nobel-stiglitz___1-v-145298-rubriche_c399.htm
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/17/euro-stiglitz-doveva-portare-prosperita-ha-fatto-lopposto-ora-abbandonarlo-o-crearne-uno-per-il-sud-europa/2980000/
http://www.lastampa.it/2016/08/17/economia/il-nobel-stiglitz-processa-leuro-il-futuro-senza-germania-e-grecia-ONXfLXICGAaYnwsqpbnqMK/pagina.html
mercoledì 17 agosto 2016
Inizia la campagna d'autunno
I manuali militari insegnano, credo, che le offensive sono precedute da massicci bombardamenti. Sta iniziando, a livello internazionale, il bombardamento mediatico a favore del Sì al referendum:
http://www.repubblica.it/politica/2016/08/17/news/referendum_costituzionale_allarme_usa_ue-146115431/
http://www.repubblica.it/politica/2016/08/17/news/referendum_costituzionale_allarme_usa_ue-146115431/
lunedì 8 agosto 2016
Democrazia e conoscenza (P.Di Remigio)
(Riceviamo da Paolo Di Remigio e volentieri pubblichiamo questo intervento, già apparso su "Appello al popolo". M.B.)
Democrazia
e conoscenza
Paolo Di Remigio
I
discorsi abituali sulla politica e sull’uomo riservano valore ai
desideri e disprezzo alla realtà fattuale. Poiché ai desideri
corrispondono i giudizi di valore, sembra che questi, dopo essere
stati distinti dai giudizi di fatto, abbiano la furbizia di
predicarsi di se stessi, sembra che di essi si possa dire che valgono
proprio perché sono giudizi intorno al valore. Ma una breve
riflessione è sufficiente a vedere l'errore e a capire che le cose
stanno al rovescio: i desideri espressi dai giudizi di valore sono la
sfera irriflessa dell’io, la libertà allo stadio primitivo,
soltanto potenziale; la realtà fattuale è l'altro dell'io, il
giudizio che la concerne presuppone un io ben più forte di quello
desiderante, un io capace di accettarla, di conoscerla e di
affrontarla. Così l’io che sopravvaluta i propri desideri fino a
farne il proprio oggetto privilegiato e in base ad essi disprezza la
realtà fattuale, qualunque essa sia, confessa soltanto la
propria debolezza.
Neanche
si può ammettere che l'assolutezza del desiderio debba soltanto
andare perduta di fronte alla durezza dei fatti. Il concetto di
libertà implica un rapporto con la realtà migliore della
rassegnazione. Nella filosofia hegeliana la libertà è la sostanza
dell'io, come la gravità lo è della materia: questa è il proprio
tendere ad annullarsi in un centro ad essa estraneo, quella è il
centro del proprio movimento. Questo essere centro di se stessa
implica che la libertà – al contrario di quanto è presupposto dal
pregiudizio comune – non è compatibile con le barriere; non a caso
il carcere è la rappresentazione della sua mancanza. Se però l'uomo
fosse soltanto finito, la libertà gli sarebbe estranea ed
attribuibile soltanto a Dio. Ma non è così. Innanzitutto, la
fedeltà dell'uomo all'assolutezza del desiderio può spingerlo a
infrangere le barriere e a realizzare una libertà in forma negativa;
e in quanto la sua stessa vita può rappresentare una barriera,
l'uomo può addirittura rinunciarvi. La realtà del desiderio
assoluto consiste nell'impulso di morte che anima ogni coraggio e che
quando diventa esclusivo si traduce in fanatismo.
La
libertà ha poi un secondo significato, positivo, balenante in ogni
azione riuscita. La libertà che sente se stessa soltanto come
infrazione del limite è vuota, soltanto formale, dunque bisognosa di
un contenuto estraneo. Se il soggetto è comunque riferito a un
oggetto, che sia il nulla o il qualcosa, sembra che si sia ritornati
all'inizio, alla constatazione che la libertà sia impossibile per
l'uomo. Non è così: l'inizio dal nulla mostra che la libertà è
incompatibile con la positività immediata e che la sua stessa
positività deve essere considerata una forma di negatività. In
questo senso, la libertà è propriamente un risveglio: come il
soggetto, in quanto desiderio, ha perduto la sua assolutezza
negandosi nell'oggetto, così la recupera in quanto
l'oggetto si nega in soggetto. Questo recupero di
sé nell'oggetto è la libertà, con tutta l'assolutezza del
desiderio, senza la sua distruttività astratta. Ma la conoscenza
è proprio questo: scoprire la soggettività nelle cose; in questa
scoperta che è insieme un riconoscere, la libertà acquisisce il suo
significato più profondo, positivo tramite una doppia negatività.
Giudizio di valore e giudizio di fatto, desiderio e conoscenza,
anziché essere in opposizione irriducibile, sono nel rapporto di
domanda e risposta.
La
libertà non è originaria – anzi, essa nella sua originarietà è
distruttiva; il suo è un essere risultante dalla mediazione del
negativo. Questa difficoltà che le è insita, il fatto che la sua
natura sia conoscenza anziché esserle presupposta, si propaga
all'intero ambito in cui si realizza, l'ambito dello spirito. Hegel
ha detto una volta che alle epoche di felicità corrispondono le
pagine bianche del libro della storia; viceversa, la lettura delle
sue pagine scritte provoca un brivido d'orrore che spesso costringe
il discorso politico a ritrarsi nel desiderio; ma il discorso
politico che evita l'orrore della storia e, incapace di sopportarlo,
tanto più di ritrovarvisi come conoscenza, vuole restare nondimeno
positivo, è costretto a fare del desiderio la cosa stessa e della
cosa stessa una parvenza che sembra meritare solo annullamento.
Non
solo la cosa gli sembra meritare solo annullamento, la stessa
conoscenza storica gli appare una sconvenienza: la taccia di
inadeguatezza alla nuova prospettiva aperta dal desiderio.
Questo disprezzo non è mai giustificato; anche la concezione più
empirica, che non si preoccupa della libertà come essenza dell'uomo,
riconosce la conoscenza come potere, come produzione dello strumento
con cui il soggetto si sottrae al contatto logorante con l'oggetto e
afferma la sua libertà rispetto al mondo delle cose. Il
disprezzo della conoscenza nasce dal desiderio di evitare il tormento
di un'esperienza da cui l'io, che vorrebbe muoversi tra le sue
immagini predilette come se fossero le cose, è costretto ad assumere
determinazioni dapprima estranee, a ritornarvi di continuo fino a
farle proprie, in altri termini a portarle con sé come cibi
indigesti prima di poterle assimilare. Contro la disciplina
dell'imparare, con cui potrebbe accedere alla conoscenza e diventare
libero, l'io regredisce alla magia. Magia è il presumere
l'onnipotenza dell'io ineducato, professare l'onnipotenza del
desiderio.
Privi
per lo più di accettazione della storia nella sua realtà, i
discorsi politici hanno da sempre caratteristiche magiche: sono il
trionfo del desiderio incolto, incapace di intendere la natura
conoscitiva della libertà, che dall'interesse particolare più o
meno consapevole salta direttamente alla sua trasfigurazione in
prospettive epocali, perdendosi così nel gioco della casualità. Il
desiderio che si difende dalla conoscenza storica con l'utopia, si
difende dalla politica con la rappresentazione della
liberal-democrazia: da una parte le attribuisce il potere di
conoscere e assicurare il bene comune, dall'altra la capacità
di determinarlo a partire dai desideri strettamente individuali;
che i desideri di una maggioranza di individui, nella loro
immediatezza ineducata, abbiano accesso alla conoscenza del bene
comune e delle scelte opportune per attuarlo, è pensiero magico.
Mentre
il problema di ogni aggregazione umana è come gli individui di cui è
composta possano adeguare i loro desideri alla conoscenza del bene
comune, cioè adeguare la loro singolarità all'universalità così
da realizzarla e realizzarvisi, la liberal-democrazia si ostina a
presupporre ogni potere come cattivo, ogni desiderio dei singoli come
sacro. Se si riflette che il potere è sempre l'universale, e il
desiderio è sempre particolare, ci si accorge subito che si tratta
del perfetto rovesciamento della verità; cosa potrebbe essere più
evidente del fatto che la cattiveria del potere è il suo diventare
strumento della singolarità e che la bontà del singolo è il suo
superare il desiderio egoistico così da rispettare l'universale? Già
Montesquieu ha visto che la repubblica presuppone individui virtuosi,
ossia individui non in preda ai propri impulsi, ma abituati a
riconoscere il proprio sé nella libertà universale, per i quali
l'osservanza della legge non è un limite ma un vanto. La polis
greca ha offerto un modello del genere. Essa fu spazzata via dal
sorgere dell'autonomia individuale al tempo dei sofisti: Socrate fu
l'esempio più nobile di questo individualismo; e la grande filosofia
greca è la comprensione di una ingenuità etica che si era già
consegnata al passato; ma ormai nessuna società più della nostra è
lontana dall'eticità elementare della Grecia democratica.
Il
senso comune moderno, modellato sulla rappresentazione
liberal-democratica, concepisce il desiderio individuale come fonte
della legittimità del potere; questa concezione, che sembra
tributare il massimo omaggio all'individuo, poiché lo concepisce
ridotto alla sua immediatezza naturale, ne è in realtà il massimo
disonore. Poiché il desiderio individuale è concepito come non
mediato con l'universalità, la sua libertà è ridotta a una
elezione di contenuti esterni o addirittura di individui, durante la
quale una propaganda farsesca lo adula fino al ridicolo per
sottolinearne il formalismo puro. Così, da una parte l'art. 67 della
Costituzione italiana, secondo cui i rappresentanti degli elettori
non li rappresentano come individualità desideranti, ma come
Nazione, quindi nella loro universalità, d'altra parte la
natura farsesca delle elezioni, che ha ridotto l'espressione degli
elettori a un semplice prediligere immotivato, consentono ai
rappresentanti la perfetta irresponsabilità nei confronti e
dei singoli e della Nazione. In generale, quanto più i
rappresentanti vantano di trarre la loro legittimità dai desideri,
cioè dall'irrazionale degli individui, tanto più determinano
l'oggettivo, l'interesse della Nazione, in modo altrettanto
irrazionale; rappresentanti che fanno appello all'individuale restano
legati all'individualità nella loro azione; la loro universalità si
manifesta non nella disposizione a conoscere il bene comune, ma in
quella a tener conto solo dei desideri più vicini
all'universalità, cioè di quelli più influenti, sperando
che in questi siano contenuti tutti gli altri, sperando che la
loro attuazione non porti con sé conseguenze severe o addirittura
catastrofiche.
Nasce
così il problema di stabilire se la Nazione, l'universale sulla cui
base la Costituzione consente la delusione del desiderio individuale
e, contro il senso comune liberal-democratico, riduce la
rappresentanza da fonte unica a un elemento tra gli
altri della legittimità, sia determinabile in modo conoscitivo,
dunque libero, oggettivo. La soluzione è questa. L'apertura
all'universale ha una precisa condizione, quella di negare il
desiderio perché dalle sue ceneri nasca la conoscenza. Proprio
questa negazione è il contenuto del concetto di sovranità
dello Stato. Essa è negatività esterna, cioè indipendenza dello
Stato dalle altre individualità statali, ed è negatività interna,
Costituzione, ossia l'architettonica del potere per cui esso
acquisisce una propria individualità in cui tutte le
individualità immediate, desideranti, sono abbassate a membri ed
elevate a cittadini. La sovranità statale dunque è condizione
necessaria del bene comune e della democrazia effettiva: soltanto se
lo Stato ha assunto la sua individualità, è spezzata la
pretesa di onnipotenza dei desideri individuali che così possono
aprirsi alla conoscenza e alla libertà; senza sovranità statale non
c'è libertà pubblica, ma dispotismo del desiderio più forte e non
per questo meno cieco, appena mascherato a scadenza periodica dalla
democrazia solo formale.
Tutto
questo dà la misura della profonda abiezione della politica
italiana. Stordita da un cosmopolitismo posticcio, essa rinuncia alla
sovranità esterna prostrando lo Stato ad ogni sorta di vassallaggio
verso altri Stati; vanifica l'architettura costituzionale permettendo
il costituirsi dell'indipendenza del potere finanziario, e la sfigura
accettandone i suggerimenti. Non è un caso che i suoi rappresentanti
parlino sempre e soltanto di desideri e si aspettino che una magia
impedisca le conseguenze catastrofiche delle loro scelte; non è un
caso che si allontanino sempre più da una realtà su cui nessuno può
più farsi illusioni.
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