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sabato 28 maggio 2016
Chi l'avrebbe mai detto/1
Penso sia il caso di inaugurare una serie dedicata alle grande scoperte del senso comune post-razionale contemporaneo. Dopo le illuminate e certo inaspettate considerazioni sul fatto che, bloccando il ricambio e allungando l'età pensionabile, il personale della Pubblica Amministrazione invecchia, oggi è la volta di un articolo che riprende una ricerca pubblicata su Lancet, secondo la quale c'è una correlazione positiva fra crisi economica e morti per tumori. Sembra cioè, da quel che si capisce dall'articolo, che l'aumento della disoccupazione e la diminuzione della spesa pubblica nella sanità facciano aumentare le morti per tumore, in particolare le morti per tumori trattabili. Fuor d'ironia, non posso certo dire di essere estremamente sorpreso da questi risultati, e non ho dubbi sul fatto che non incideranno in nulla sulle politiche economiche dei paesi europei. Non sarebbe male però che essi servissero a formulare il necessario giudizio etico e politico sui ceti dirigenti e intellettuali del mondo occidentale, fra i quali ad esempio quel buontempone che si è adoperato perché tutti noi tornassimo a confrontarci con la durezza del vivere, o quell'altro che ci spiega la necessità di diventare tutti più poveri per restare nell'euro.
Sembra di capire dall'articolo, "che l'aumento della disoccupazione e la diminuzione della spesa pubblica nella sanità facciano aumentare le morti per tunore, in particolare le morti per tumori trattabili".
RispondiEliminaIntanto già si muore perché i nuovi farmaci di provata efficacia per l'eradicazione del virus dell'epatite C non sono per tutti. E se non si muore subito, si vive molto male.
Caro prof. Badiale, se non l'avesse ancora vista, potrebbe essere così cortese di dedicare un po' del suo tempo alla visione di questa trasmissione al seguente link?
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1c3789de-e153-40cd-bea7-730c7e687ec9.html#p=0
La vicenda dei farmaci che eradicano l'epatite C è di intollerabile ingiustizia. Si tratta dell’inaccessibilità alle cure per le persone povere. Il ministro Lorenzin paragonò la portata della scoperta di questi farmaci a quella della penicillina, suscitando così grandi speranze e aspettative, poi mortificate dall’inaccessibilità alle cure per la stragrande maggioranza dei malati, a causa dell’elevato costo del farmaco (tra 60 e 80.000 euro). Questa spietata discriminazione colpisce soprattutto le persone anziane ed è degna delle azioni naziste. Vite indegne di essere vissute, così erano definite persone deboli e malate, disabili, soppresse con la famigerata Aktion T4. Azioni di sterminio che non cominciarono per una crudeltà ispirata da motivi oscuri e irrazionali, ma dovuta a fredde e razionalissime considerazioni economiche. A causa dell’elevato costo del farmaco, il SSN ha stabilito i criteri di accesso alla cura, determinandoli sulla base dello stadio di gravità della malattia. Possono accedere al farmaco salvavita i malati classificati come F3 o F4, cioè pazienti con grave fibrosi del fegato. “ti devi aggravare per poterti curare”. I medici denunciano anche altro. A causa del budget limitato delle Regioni capita che le liste di attesa per l’accesso ai farmaci salvavita vengano bloccate ed i farmaci siano erogati con grave ritardo. Sempre per mancanza di fondi, le Regioni hanno deliberato Raccomandazioni a discriminare ancora tra pazienti F3 ed F4, cioè tra gravi e gravissimi, con una disposizione di tipo intimidatorio verso i medici, minacciati di sanzioni, se non rimandano le cure per i pazienti F3, che, secondo gli esperti burocrati della spending review, possono ancora aspettare. Vengono, dunque, date disposizioni di temporeggiare anche di fronte ai casi gravi, mettendo i medici nella condizione di abusare della fiducia dei pazienti che si rivolgono a loro speranzosi e ai quali sono costretti a dire contro scienza e coscienza che possono aspettare. Il presidente dell’Aifa ritiene che chi abbia contratto l’infezione senza sviluppare la malattia possa aspettare. Si vanta anche di aver strappato alla Gilead il miglior prezzo possibile, il più basso d’Europa, 15.000 € a paziente, ma solo per 50.000 malati. Ma abbiamo visto che la mancanza di risorse delle Regioni determina attese anche per i pazienti più gravi, con conseguenze esiziali. Ottimisticamente il presidente dell’Aifa prevede l’accesso al farmaco per tutti entro il 2022!! Una prospettiva assurda per chi soffre. Persino il Senato degli Stati Uniti ha accusato la Gilead di speculazione sul prezzo del farmaco e di voler solo massimizzare i profitti, affermando che i costi della ricerca non abbiano influito sul prezzo finale del farmaco del tutto ingiustificato. Quindi i malati di epatite C sono vittime del prezzo gonfiato dall’asta al rialzo dei titoli e dal bisogno di tenere molto alto il prezzo delle azioni. Tutto ciò è ancora più scandaloso se si pensa che il costo del principio attivo per l’intera cura è di 200 dollari. Secondo l’inchiesta giornalistica, la puntata di Presa diretta, “Caro Farmaco”, trasmessa dalla Rai, il 13 marzo 2016, non è solo l’India ad avere la possibilità di aggirare l’ostacolo del prezzo assurdamente elevato. La soluzione c’è. Se l’Italia decidesse di adottare un provvedimento di Sanità Pubblica, potrebbe bypassare il brevetto (come se fosse un vaccino, come per il vaiolo) e lanciare una campagna di eradicazione del virus, facendo produrre una versione generica del farmaco, riconoscendo royalties all’azienda americana. Se non si prende questo provvedimento, si aprono scenari inquietanti anche per altri nuovi farmaci di efficacia rivoluzionaria, come i nuovi antitumorali. Solo i ricchi potranno curarsi e il diritto alla vita sarà un lusso per pochi privilegiati.
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