Ma
cosa ha fatto Pietro Ingrao? Ha dato grandi contributi teorici?
Ovviamente no. Ha agito concretamente nella storia? Ovviamente sì,
visto che è stato un importante dirigente del PCI del secondo
dopoguerra: ma la sua concreta azione politica non si è distinta in
nulla da quella di tanti altri dirigenti, quindi il giudizio storico
da dare su di lui non dovrebbe essere nella sostanza diverso da
quello da dare sui suoi compagni di partito. Qual è allora il motivo
di questa particolare distinzione, del fatto che egli venga percepito
come diverso e “migliore”, in qualche modo, rispetto al dirigente
medio del PCI? Un motivo è certamente la sua onestà personale. Ma
questa era un aspetto comune ai comunisti italiani della sua
generazione. L'aspetto veramente importante mi sembra sia il fatto
che egli ha rappresentato il comunista “critico” ed “eretico”,
che lasciava capire il suo dissenso, rispetto alle scelte del gruppo
dirigente, senza per questo abbandonare il partito. È probabile che
molte persone a sinistra si siano riconosciute in questo
atteggiamento, e che egli sia così diventato l'emblema di questo
particolare modo di essere “comunisti” e “di sinistra”,
quello cioè di chi è sempre fortemente critico verso “il partito”
e “la sinistra” ma non può pensare di abbandonare quelle
identità, di chi fa le stesse cose degli altri ma ha bisogno di
raccontarsi di essere diverso e migliore.
Bene,
ammesso che le cose stiano così, occorre dire con chiarezza che quel
modo di essere “comunisti” e “di sinistra” è una delle
peggiori eredità che ci portiamo dietro, è uno dei fattori che
hanno permesso alla sinistra di questo paese di diventare un orribile
nemico della nostra civiltà sociale. Se Pietro Ingrao ha
simboleggiato tutto questo, se egli, con la sua nobile figura morale,
ha aiutato tante persone di sinistra a sentirsi con la coscienza a
posto mentre sostenevano una parte politica che ha devastato il paese
(e continua a farlo), allora occorre dire con chiarezza che il suo
ruolo storico è stato profondamente negativo, e che simboli come
questo vanno dimenticati al più presto.
(M.B.)
perfetto. mi congratulo col prof. badiale e mi rincuora constatare che in italia ci sono personoe, purtroppo poche!, che "vedono" come stanno veramente le cose e non solo per quel che riguarda ingrao bonanima. la prego professore, continui nella sua battaglia.
RispondiEliminafranco valdes piccolo proletario di provincia
Osservazioni intelligenti
RispondiEliminaL'ho già scritto e lo ripeto: un Civati ante litteram
RispondiEliminabravo Marino. Sintesi perfetta.
RispondiEliminaMi dispiace essere d'accordo con questo breve articolo. Mi dispiace perché anche io ritengo che Ingrao sia stato sempre un sincero comunista e uno che ha sempre detto all'interno del suo partito come la pensava. E che sia stato fortemente osteggiato. Mi dispiace però oggettivamente avrebbe potuto avere un ruolo di sviluppo e di critica, uscendo da quel partito negli anni '60, e non lo fece. Non facendolo, soffocò paradossalmente anche la sua critica. In altre parole, fece un errore fatale.
RispondiEliminaVorrei però dire come la penso sull'ideologia del PCI e sul ruolo che ha avuto nella storia italiana. Credo che, a partire dalla resistenza, il PCI non fu più un partito votato alla trasformazione dei rapporti sociali. Cosa deve fare un partito comunista se non impostare una strategia per la trasformazione dei rapporti sociali? Ebbene, a mio avviso, l'orizzonte di Togliatti fu quella del Partito della Nazione. Non a caso adesso Reichlin l'ha rispolverato. Cioè quello di fare in modo che i lavoratori, anziché rivendicare il protagonismo sociale in quanto produttori di ricchezza, si mettessero a disposizione di un non meglio precisato "interesse nazionale". Sacrificandosi. In questo modo, sarebbero stati ricompensati (con diritti), una volta riconosciuto il loro ruolo.
Credo però che le differenze di veduta tra Ingrao e Amendola, Napolitano, Alicata, Lama e lo stesso Togliatti, fossero molto, molto forti.
Finalmente una soddisfazione , mettiamo la parola ,fine, alla sinistra italiana di ieri e di oggi ed ai suoi miti
RispondiEliminaTotalmente in disaccordo. Mi sembra che si voglia trascinare la storia con conclusioni forzate. Mi pare che tutta la sinistra del '68 abbia fatto una critica serrata, anche feroce, del PCI. Se poi si vuole proporre qualcos'altro, sarebbe meglio essere espliciti, parlar chiaro.
Eliminainfatti quella critica serrata ha prodotto i suoi frutti, tra i quali ricordiamo Bertinotti e Ferrero ,e ancora prima Capanna, un capolavoro della storia politica italiana di cui sentiamo terribilmente la mancanza; la sinistra italiana è morta e sepolta , sperare nella sua ressurrezione è un atto di fede irrazionale.
EliminaCerto, ci rimane la Le Pen...
Eliminagli errori, ma più che di errori si è trattato di incapacità, cialtronismo, interesse personale , carrierismo a tutti i costi, ora si pagano con l'avvento inarrestabile della Le Pen, che definitivamente chiarisce la levatura intellettuale e morale -praticamente la mancanza di risorse culturali- degli esponenti della sinistra italiana gia a partire dagli anni 60, una massa informe di gente incapace che finalmente la Storia ci toglierà dalla vista per sempre. Come sarà il Futuro? senza questa gente bifronte sicuramente migliore.
EliminaCondivido, Ingrao è stato una nullità all'interno di un partito che ha devastato (insieme ad altri, ovviamente) il paese. La loro specialità è stata quella di devastare il proletariato e i ceti medi poveri, prima culturalmente che politicamente ed economicamente. Quello che non capisco è come mai poni Togliatti all'interno della galleria dei marxisti grandi o almeno dignitosi. Se Ingrao è stato una nullità, Togliatti è stato un mascalzone.
RispondiEliminaLa piccola borghesia di sinistra vive di miti, ne ha bisogno per continuare a "crederci". Quelli che in questi giorni fanno Ciao Pietro dalle loro bacheche sono gli stessi che votano PD, o liste-civetta tipo SEL, Tsipras e simili, e che per vent'anni ne hanno avallato le peggio mascalzonate "per battere le destre", o perché "Grillo è un fascista", etc.
RispondiEliminaMa Badiale vuole fare una specie di parallelismpo tra Ingrao e la c.d. sinistra PD sempre dissenziente ma sempre dentro? Mi sembra che il parogone non regga. Il PCI non aveva tradito i suoi ideali di giustizia uguagliaza e diritti, voleva solo attuarli in un sistema capitalista. Il dissenso di Ingrao era, per così dire, "tecnico", non era incoerente sui principi, e d'altra parte un esponente di partito non può lasciare il partito, se il dissenso riguarda questioni di tattica. Questi di oggi sono dei poveretti ridicoli, che stanno lì a fingere di opporsi su questioni serie, che denotano l'identità di un partito per poi sistematicamente allinearsi. Li apprezzerei di più se diventassero Renziani a tutti gli effetti.
RispondiEliminaPerchè no dedicare 2 parole al "popolo" della sinistra (che voti PD rifondazione M5S o altro, non importa ) che ha lasciato solo Civati nella campagna referendaria contro le scelte destrorse del governo?
RispondiEliminaLasciamo perdere gli apparati. Lasciamo perdere la penosità dei vari Landini CGIL Cofferati Vendola Fassina Ferrero che si sono defilati invece di sostenerlo. Di cosa avevano paura, di essere messi in ombra? E finiamola anche con questa storia dell'oscuramento mediatico. Io lo sapevo che Civati stava raccogleindo le firme e li ho firmati e non lavoro nei servizi segreti.
Gli altri "citttadini" oppositori del governo dove erano cosa facevano? Stavano preparando le lagne dei giorni successivi alla loro inerzia?
Allora basta, la finiscano di lamentarsi se poi vivono di precariato, se poi un manager guadagna 100 volte un operaio. Questo si meritano...