di Fabrizio Tringali
Le trattative fra governo greco e istituzioni internazionali vanno avanti ormai da diversi mesi.
Ogni summit è stato presentato come quello risolutivo. Ma ogni volta la stesura di un accordo è stata rimandata al vertice successivo.
Ora
però siamo davvero, per la prima volta, di fronte ad una deadline. Fino
ad oggi, infatti, Atene ha potuto far fronte ai propri debiti, seppur
con fatica.Ogni summit è stato presentato come quello risolutivo. Ma ogni volta la stesura di un accordo è stata rimandata al vertice successivo.
Ma per le scadenze di giugno i soldi non ci sono.
Entro fine mese la Grecia deve trovare un accordo con UE, BCE e FMI, oppure andrà in default.
Come è noto
l'accordo appare difficile perché Tsipras ha vinto le elezioni
promettendo la fine dell'austerity, lo stop alle privatizzazioni, la
reintroduzione del contratto nazionale di lavoro, la protezione delle
pensioni.
E' abbastanza evidente che ottenere tutto ciò significherebbe
cambiare radicalmente il volto dell'UE (anche a causa delle ovvie
reazioni a catena che il successo greco scatenerebbe).
Gli scenari possibili sono tre:
Gli scenari possibili sono tre:
- la Grecia cede e accetta un accordo che ricalca in buona parte le proposte delle istituzioni europee, in cambio di qualcosa che permetta a Tsipras di provare a salvare la faccia in patria (per esempio una ristrutturazione del debito greco). In questo caso è probabile che Syriza si spacchi, l'esecutivo greco entri in crisi e si formi una nuova maggioranza politica.
- le istituzioni cedono e accettano un accordo che ricalca in buona parte le proposte di Atene.
- non cede nessuno, la Grecia va in default ed esce dall'euro.
Nessuno
può avere certezza matematica di quale scenario si concretizzerà.
Tuttavia, come i nostri lettori sanno, noi riteniamo che eurozona e UE
siano irriformabili.
Le motivazioni le abbiamo scritte già molte volte, e
quindi escludiamo la seconda ipotesi.
Quanto alle altre
due, le ultime dichiarazioni di Tsipras e del FMI sembrano escudere la
terza. Il leader greco si dice disposto ad accettare un compromesso
"doloroso" in cambio di una "soluzione sostenibile", proprio mentre il
FMI sottolinea la necessità di scelte dure da parte di tutte le parti in causa. L'impressione è che si apra la strada alla ristrutturazione del debito greco, cosa che consentirebbe a Tsipras di allentare un pochino le maglie dell'austerity. E alle istituzioni di realizzare il primo scenario che abbiamo indicato.
Se davvero andrà così, cioè se da una parte la troika otterrà quel che vuole in tema di lavoro e privatizzazioni, mentre dall'altra acconsentirà ad allungare le scadenza dei titoli greci, magari abbassandone i tassi, forse smetteremo per un po' di sentir parlare della Grecia.
Ma gli squilibri interni all'eurozona resteranno intonsi, così come le sofferenze del popolo greco.
E la situazione sarà tutt'altro che stabile.
Mi permetto di segnalare il seguente articolo, al tempo stesso acuto ed equilibrato. Ormai il regime europeo è proiettato al dopo-bancarotta, e si orienta verso una soluzione stile Cipro in quanto la ritiene la più adatta a sabotare il governo Syriza:
RispondiEliminahttp://bellaciao.org/fr/spip.php?article146438