A giudicare dai
testi che vi segnalo più sotto, in Francia sembra abbastanza vivo (almeno, più
che in Italia), il dibattito sul prossimo collasso dell’attuale civiltà, dovuto
alla radicale distruzione, da essa stessa generata, delle proprie condizioni di
esistenza naturali. Detta alla buona, il capitalismo distrugge l’attuale
organizzazione del mondo naturale, e in questo modo si autodistrugge, ma non
c’è nessun proletariato rivoluzionario a salvare umanità e civiltà. Gli autori
dei testi sotto indicati prendono atto che questa è la situazione, ne
descrivono la probabile evoluzione futura, e provano a suggerire quali
potrebbero essere le scelte da fare. Non per evitare il crollo, che essi danno
appunto per inevitabile, ma per cercare di gestirlo nella maniera meno
drammatica e ingiusta possibile. Le idee sono quelle prevedibili: svolta
ecologica dell’economia, riduzione delle disuguaglianze per distribuire in
maniera equa gli inevitabili sacrifici e renderli così eticamente accettabili,
riconquista della democrazia per abolire la presa delle oligarchie finanziarie
e industriali sullo Stato. Personalmente, ritengo probabile che non si riuscirà
a compiere nemmeno questi passi, almeno non in tempo perché risultino efficaci.
Se sarà crollo, è probabile che esso porterà non ad una più vera democrazia, ma
ad una forma, difficile da prevedere nei dettagli, di Stato autoritario, in quanto unica struttura capace di garantire un minimo di ordine e coesione sociale. È
anche probabile che il crollo sfocerà in una organizzazione sociale che non
sarà più possibile definire “capitalistica”: nel senso che esisterà ancora il
capitale, inteso come denaro che si autovalorizza, ma i fondamenti della
produzione saranno organizzati su altre basi e non si potrà più parlare di
“modo capitalistico di produzione”. Un po’, per capirci, come nel mondo antico,
nel quale esistevano il capitale commerciale e il capitale produttivo di
interesse, ma non il “modo capitalistico di produzione”, perché la produzione
era organizzata in altre forme. Se andrà così, avremo una ulteriore
conseguenza, cioè l’uscita del pensiero di Marx dall'attualità. Infatti, Marx è il
pensatore insuperato della società capitalistica: se davvero il crollo
dell’attuale organizzazione sociale sfocerà in una società non più capitalistica,
Marx diventerà quello che finora non è mai stato, un classico del pensiero non
più direttamente utilizzabile per l’analisi della società data. Per chi si è
formato sui suoi testi, come l’autore di queste righe, è un po’
malinconico pensare che il superamento del capitalismo avverrà non grazie alla rivoluzione comunista, ma come effetto di un crollo distruttivo della civiltà. Ma queste in fondo sono preoccupazioni da topo (marxista) di biblioteca. Le
generazioni future avranno ben altri problemi da gestire (M.B.)
I libri cui mi riferisco sono i seguenti
P.Servigne, R.Stevens Comment tout peut s’effronder
(Seuil 2015)
E.M.Conway, N.Oreskes L’effondrement de la civilization occidentale
(Les Liens
qui Libérent 2014)
J.M.Gancille Ne plus se mentir
(éditions Rue
de l’échiquier 2019)
Il libro di Conway-Oreskes citato è una traduzione dall'inglese. Ne esiste anche una traduzione italiana: Il crollo della civiltà occidentale, edizioni PianoB
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